Tricarico… parla poco ma dice molto
Forse lo ricordiamo per i suoi silenzi o per i suoi sorrisi prolungati ma una cosa è certa, sul nostro pc, sul nostro i-pod almeno una delle sue canzoni c’è. Circa 7 anni fa abbiamo cominciato a canticchiarlo per il suo tormentone “buongiorno buongiorno io sono Francesco” e oggi a distanza di non poco tempo è uno degli artisti più scaricati su i-tunes.
Potrebbe essere soprannominato “il cantante degli insulti” poichè a partire dalla sua prima canzone in cui diceva “puttana la maestra”, all’ultimo Sanremo ha dato dello stronzo a Chiambretti, o forse è solo un modo comunicativo che pochi capiscono.
Difatti proprio pochi giorni fa c’è stato un incontro tra lui e Celentano, il quale ascoltando il suo disco ne è rimasto molto colpito e gli ha chiesto addirittura di scrivere un pezzo. Racconta in un’intervista che l’incontro con Adriano è stato molto bello ed interessante.
Alcuni anni fa invece, fu scelto da Jovanotti per aprire un suo concerto nel quale tutti ne sono stati molto entusiati. Insomma un personaggio molto particolare, forse un vero artista, lontano da ogni forma di comunicazione poco trasparente.
Nei testi delle sue canzoni dice di scrivere molto della sua vita privata di modo che ognuno di noi possa rivedere qualcosa che ci appartiene, forse motivo per cui non parla molto di sè di fronte ad ad una videocamera.
Dentro casa, ci racconta, ha tolto pc e tv, e ci sembra così strano perchè oggi come oggi sono quasi il pane quotidiano di ognuno di noi. Tricarico ha bisogno di altro, ha bisogno di concentrarsi, di fare della buona musica e di non avere troppe influenze, in fondo la musica esce dall’anima di un artista, il resto è tutto superfluo.
In più di un’intervista parla della tranquillità che lui ha raggiunto in questi anni, facendo musica, facendo ciò che lo fa sentire bene. I risultati si vedono difatti proprio all’ultimo Sanremo ha vinto il premio della critica musicale.
Colorato e ambizioso Tricarco dice che ha in programma molte belle sorprese ora non i resta che aspettare e sperare di non rimanere delusi, anche se già da troppo tempo non ci ha mai dato motivo di esserlo.
12/04/2008 – Agorà Magazine