Per i Celentano il coming-out dei figli diventa normale
Celentano: questo diario in pubblico diventa uno strappo. Il primo Coming out corale che si ricordi
di Luca Telese
«Avrei voluto dirglielo prima che per noi non cambiava niente». Si è vero, a parlare così è una madre di 69 anni. Una madre che racconta della sua figlia omosessuale e della complessità di rapporti innescata dalla scoperta di questa sessualità.
Ma queste frasi sono un piccolo strappo della storia del costume, nella storia italiana, se è vero che a pronunciarle, in una intervista al Corriere della Sera, oggi, è Claudia Mori, moglie di Adriano Celentano, che parla di sua figlia Rosalinda: la coppia più bella del mondo, la coppia più tradizionale e nazionalpopolare della canzone italiana è diventata un po’ “Lgbt”, il perno – cioè – di una famiglia allargata in cui una coppia lesbica viene considerata (giustamente) un elemento di assoluta normalità.
Le parole di Claudia Morì seguono quelle di sua figlia che fa coming out a Vanity Fair, e sono le prime, nella storia di questo paese, che arrivino da una madre così nota e così radicata nell’immaginario della nostra società. È vero che l’omosessualità di Rosalinda era nota da tempo, ben prima del delle dichiarazioni a Vanity. Ma è vero anche che è la prima volta che tutto questo diventa un diario in pubblico a più voci, un racconto di naturalezza e di spontaneità: “Non ho mai provato alcun senso di colpa – ha spiegato infatti la Mori – semplicemente perché non esiste alcuna colpa o diversità da riparare. Mia figlia Rosalinda non sempre l’ho capita. Non sempre ho condiviso certi suoi atteggiamenti a dichiarazioni. Ma mai sui suoi orientamenti sessuali”.
In questo racconto non manca un Celentano che riesce ad essere rockstar, ma anche padre umanissimo: «Adriano è stato fantastico – racconta mamma Mori – perché aggiunto amore attenzione a quelle che per sua natura erano già molto presenti». E poi, nella ricostruzione della scoperta della vera sessualità di Rosalinda spiega come è evoluto il dialogo nel tempo: «Con Adriano ne ho parlato un po’ dopo. Con estranei mai: ho sempre pensato che fosse una forzatura che poteva diventare addirittura una discriminazione». La cosa che colpisce, in questo racconto, è la combinazione tra la naturalezza e lo stupore: «L’omosessualità di Rosalinda – spiega ancora la Mori – mi ha sorpreso, questo sì, ma niente più e non perché volessi scacciare l’idea che lei potesse essere attratta dalle donne. Non cambió in alcun modo il rapporto con lei».
Nei giorni in cui in Italia continuano a verificarsi delitti legati all’omofobia e alla discriminazione, in un tempo in cui non mancano i suicidi legati al disagio con cui si vive la condizione di diversità, anche in famiglia, questo diario in pubblico diventa un piccolo-grande strappo: il primo Coming out corale che si ricordi. Non importa nemmeno se questo racconto sia vero (anche se sicuramente lo è), conta ancora di più la rappresentazione che offre al paese: non ci sono veleni, non ci sono drammi, non ci sono verità indicibili. Ma non ci sono nemmeno omissioni: “Come molti genitori abbiamo pensato e temuto che la vita sarebbe potuta essere più difficile per l’ignoranza e le discriminazioni, ormai imperanti in questa orrenda società becera». Qui il racconto della Mori non vela nulla, nemmeno sul piano delle difficoltà: «Non voglio dire e far credere che sia stato tutto così automatico e logico – spiega – sarei bugiarda. Anche noi abbiamo avuto dei momenti cupi – rivela la Mori – ma non ci siamo mai chiusi nel silenzio mai».
È curioso che entrambe le protagoniste di questo dialogo a distanza citino Papa Francesco: Rosalinda lo vorrebbe come officiante al suo matrimonio gay con Simona Borioni, la Mori ricorda quel “chi sono per giudicare?” pronunciato al ritorno dal viaggio in Brasile in aereo e aggiunge: “è la strada giusta”. Un coming out a piu voci, ispirato da un Papa: forse adesso sembra possibile e naturale, solo due anni fa sarebbe sembrato folle. È per questo che bisogna segnare il giorno di questa intervista come uno spartiacque: anche perché, per il peso che ha nell’immaginario del nostro paese, il coming out di una madre conta più di quello di una figlia, ed è l’ultimo passo che mancava sulla via di una normalità difficilissima da conquistare.
27/11/2013 – Linkiesta.it