Celentano, un’ora di buco, parlerà dei Pacs?
ROMA – Per Adriano Celentano la cosa più certa è quella che per la Rai è la più oscura, quella che ha spinto Del Noce a minacciare l’ autosospensione (il direttore di Raiuno deciderà mercoledì), quella che nessun ‘infiltrato’ può scoprire per la semplice ragione che in scaletta non c’é e nessuno la sa: è l’ora di terrore (per viale Mazzini, o meglio una parte di essa) della prima puntata di Rockpolitik, in onda giovedì 20 ottobre, compresa tra le 21:30 e le 22:30 circa, quel buco nero che sarà riempito in buona parte da un discorsetto, pieno delle proverbiali pause, dell’ ex Molleggiato su un tema di attualità: Pacs, pillola RU486, rapporti Chiesa-Stato, a viale Mazzini è già partito il toto-monologo.
La strategia del silenzio del Clan (zero anticipazioni, zero conferenze stampa e perfino zero comunicazioni al direttore di rete) ha decisamente scricchiolato: a parte gli spot martellanti, da cui qualcosa di generico si ricava, diversi elementi sono stati smascherati un po’ alla volta. A questo punto le cose certe sono gli ospiti (Luciano Ligabue, Gerard Depardieu e i Subsonica) – oltre ovviamente al cast fisso, Luisa Ranieri, Antonio Cornacchione e Maurizio Crozza, cui si è pensato di affidare le imitazioni di coloro che, secondo i media, avrebbero dovuto essere ospiti: da Putin al subcomandante Marcos, oltre a Bush ovviamente – le prime canzoni (‘Ancora vivo’ e ‘L’arcobalenò, poi, alla seconda puntata, ‘L’indiano’ di Paolo Conte e ‘Prisencolinensinainciusol’ in coppia con Roberto Benigni, ospite appunto della seconda puntata), la scenografia del capannone di Brugherio (gigantesca con ricostruzioni di varie zone di New York), i filmati su fame, guerra, carestie, distruzioni varie, assemblati dallo stesso Celentano, forse l’ orario di chiusura (in ogni caso molto oltre le 23: si oscilla, nelle promesse ufficiali di Adriano alla rete, tra le 23:30 e le 24), il numero di telecamere (diciotto: chissà che ne pensa l’ex direttore generale Cattaneo), il nome del regista (Paolo Beldì, che però con Celentano deve ‘condividere’ molte decisioni), degli autori e del consulente musicale (Celso Valli).
Ma il problema, almeno per una parte della Rai e in particolare per il direttore di Raiuno, è tutto il resto, tutto quello che è riconducibile al ‘politik’ del titolo del programma. Lì Celentano si è preso letteralmente ‘carta bianca’, nel senso che nelle scalette che girano a Brugherio per le cosiddette prove (audio, luce, musica e poco altro: le stesse cui ha assistito Del Noce prima di pensare all’autosospensione) lo spazio è lasciato in bianco e Celentano può cambiare idea fino all’ultimo.
Impossibile, comunque, prevedono gli osservatori più attenti e anche chi conosce il Molleggiato da anni, che Celentano non parli, già dalla prima puntata, della famiglia, dei Pacs (e proprio su questo Ivan Cattaneo ha chiesto al molleggiato di essere invitato per un confronto) dei matrimoni gay. Intanto è già saltata la possibilità di rivedere in tv la triade formata da Biagi-Santoro-Luttazzi: il primo ha preferito dire no e ha spiegato ieri sul Corsera i motivi; il secondo non può per ragioni, sembra, di ordine legale; il terzo, da solo, non avrebbe lo stesso significato.
Celentano però ha confermato con gli autori la volontà di parlare del tema della libertà di parola e questa è la seconda parte che fa tremare viale Mazzini anche se un consigliere Rai, Nino Rizzo Nervo, ha detto chiaramente che “l’istituto dell’ autosospensione non esiste, neanche su una parte di messa in onda” e meno che ma la possibilità di mandare in onda qualcosa senza il logo di Raiuno. “Il solo limite per Celentano è quello che sta nelle leggi – ha aggiunto Rizzo Nervo – c’é un contratto che richiama queste leggi, la carta bianca sta nella sua autonomia artistica.
Dire la propria opinione sui Pacs non è una violazione delle leggi dello Stato italiano, così come non lo era quando lo disse a proposito della donazione degli organi”. Comunque, giovedì a Milano il direttore di Raiuno non ci sarà, il direttore generale sì. Intanto qualche effetto collaterale Celentano l’ha già provocato: in primo luogo sull’orario di messa in onda di Porta a porta (che registrerà per quei quattro giovedì probabilmente tutte puntate su temi leggeri), che non potrà rispettare le canoniche 23 e, se il Molleggiato esagererà, potrebbe anche decidersi di ‘autosospendersi’ per qualche giovedì; poi sul destino di ‘Il senso della vita’, il nuovo programma di Paolo Bonolis del giovedì in seconda serata su Canale 5 che, anche se non ancora ufficialmente, è stato fatto slittare a dopo la fine di ‘Rockpolitik’, dal 17 novembre (sempre che Celentano non allunghi di una o due puntate); infine su Anna La Rosa e il suo ‘Alice’, che già non brilla il giovedì su Raidue e che starebbe pensando per il 20 ottobre ad una puntata di commento in tempo reale alle performance di Adriano.
17/10/2005 – Ansa