La verità su Don Backy, una volta per tutte
La storia dello squallido tradimento di Don Backy ai danni di Adriano Celentano (e di come sia riuscito in tutti questi anni a passare falsamente per vittima).
Premessa indispensabile: Adriano nel Clan Celentano non si è mai occupato personalmente di contabilità e faccende amministrative in generale, perché non è il suo pane: non ne è in grado e non ne ha voglia. Non se n’è mai occupato alla fondazione del Clan e non se ne occupa adesso. Pilade ed Ico Cerutti nel ’67 dissero alla rivista Gente: “di essere entrati al Clan convinti che fosse come l’aveva descritto Adriano, cioè un affare tra amici: poi, con il tempo, si sono accorti che qualcosa non andava e che, tutto sommato Adriano era come se non esistesse, perché altri decidevano per lui quel che era bene e quel che era male“. Dichiarazioni di analogo tenore, sempre nello stesso periodo, da parte dell’ex fidanzata Milena Cantù, la ragazza del Clan: “A lui le cose non venivano mostrate nella luce giusta. Credo che a lui dicessero che tutto andava bene e che eravamo tutti felici e contenti.”
Ad occuparsi del lato amministrativo del Clan, era infatti il fratello di Adriano, Alessandro, insieme ad altre due persone. Alessandro, di diciannove anni più grande rispetto ad Adriano, e che gli ha fatto da padre, visto che il padre vero, Leontino, morì che Adriano di anni ne aveva tredici. Le dichiarazioni dei membri del Clan sopra riportate furono fatte in seguito a un periodo turbolento segnato da malumori e lamentele, soprattutto da parte di una persona: Don Backy, al secolo Aldo Caponi. A un certo punto Don Backy cominciò a lamentarsi dei guadagni dei suoi dischi, affermava che qualcosa non andava, gli sembrava che gli venisse corrisposto meno di quello che in realtà gli spettasse. Ma non disse queste cose in faccia ad Adriano, che venne a saperlo de relato. Adriano fece fare un rendiconto ad Alessandro, dal quale, secondo il fratello, le cose andavano bene; così disse a Don Backy che la prossima volta, invece di andare in giro a lamentarsi, sarebbe potuto andare a fargli le sue rimostranze direttamente, faccia a faccia. Senonché, col passare del tempo, persino Adriano si accorge che qualcosa effettivamente non va, tant’è che parla in modo franco con Alessandro:
“Voglio fare l’amministrazione come dico io. Artisticamente.” dice Adriano.
“No, artisticamente non si può fare.” – gli rispose il fratello.
In quel momento Adriano da’ ragione a Don Backy ed estromette i vertici del Clan, fratello compreso (che tornerà successivamente per essere poi sostituito nel ’72 da Corrado Pintus; ci sarà poi un altro ritorno verso la fine degli anni settanta per un quinquennio). Tant’è che Don Backy, sempre a Gente, dichiarò:
Stavo per andarmene, anzi me ne sarei andato senz’altro se non fosse intervenuto Adriano. Sono contento di essere rimasto perché io devo tutto a Celentano, e se lui metterà in pratica quello che ha promesso tutto andrà per il meglio. Con il nuovo corso avremo a che fare solo con lui. Le altre attività e le altre persone nel Clan non conteranno più e non potranno interferire nel nostro lavoro. Era stato questo a provocare la crisi. Per fortuna Adriano se n’è accorto in tempo.
Le ultime parole famose. Adriano provvederà in quel periodo addirittura a un versamento privato a titolo risarcitorio.
Don Backy in realtà, oltre alle vendite, è inquieto per altri motivi. Sente che la fama e il carisma di Adriano lo oscurino, e che siano d’ostacolo alla sua definitiva affermazione. Quell’anno parteciperà a Sanremo con L’immensità e, nonostante il deludente piazzamento (nono posto), il 45 giri contenente la canzone, venderà moltissimo. Ma il Don non troverà spazi televisivi per promuovere il suo lavoro. Negli anni successivi alla lite con Adriano, ed anche di recente, ha accusato il Clan di avergli deliberatamente sabotato la promozione per non oscurare Adriano. Si tratta delle solite balle. Il motivo per cui gli altri membri del Clan non trovavano spazio nei palinsesti televisivi lo spiegò una volta lo stesso Adriano, quando ripeté ai giornali il discorso fatto nel momento in cui sciolse il contratto agli altri membri del Clan all’inizio degli anni settanta, stufo di come andavano le cose: “Ogni volta che io devo dire alla televisione di prendere uno di voi, la televisione mi ricatta dicendo: lo prendiamo se vieni anche tu“. Altro che favoritismi verso il boss. Don Backy non andava in televisione perché senza Celentano non l’avrebbero invitato, nonostante il successo de L’immensità (che tra l’altro all’epoca vendette di più nella versione di Johnny Dorelli). Oltre a questo, Don Backy riceverà in quel periodo un’offerta dalla Ricordi: lui rifiuta, un po’ per riconoscenza verso Adriano e un po’ perché non ha il coraggio di andare via, come fecero a loro tempo i Ribelli, insoddisfatti della promozione a loro dire scarsa. Gianni Dall’Aglio, il batterista e leader, ne parlerà francamente con Adriano, e lui li lascerà liberi di andare. La separazione è amichevole, e Adriano considererà Gianni sempre un suo amico, tanto che lo chiamerà in ogni sua esibizione live, anche nei giorni nostri. Don Backy non seguirà questa strada. Nel prosieguo dell’anno (’67) il Don comparirà in uno spettacolo televisivo insieme ad Adriano (perché da solo, come detto, non l’avrebbero chiamato), ottiene sempre da Adriano una prefazione per il suo libro Io che miro il tondo e soprattutto ottiene di partecipare a Sanremo del ’68 con Canzone. Ma proprio poco prima della partecipazione sanremese, avviene la lite, con conseguente frattura, tutt’oggi insanabile. Il pretesto è legato proprio alla partecipazione a Sanremo: Don Backy dovrebbe cantare in coppia con Ornella Vanoni Canzone, ma la cantante ascolta un’altra creazione del Don, Casa Bianca, e vuole cantare quella a tutti i costi. Il regolamento all’epoca vietava a un autore di presentare più di un brano, e al Clan pensano allora di far firmare Casa Bianca a un prestanome, tale Eligio La Valle. Questo, è bene specificare, non è stata una decisione di Adriano, che non sapeva nulla di questo inghippo. E posso affermarlo con certezza perché, mi si perdoni la piccola notazione personale, quando tempo fa ebbi uno scambio proprio con Don Backy, che sicuramente non ricorderà, e premetti su questo punto facendogli presente che Adriano di quella storia non era informato, non sapendo più cosa rispondermi, ebbe la sfacciataggine di scrivermi: “se fosse una persona e non un personaggio si sarebbe assunto le sue responsabilità senza delegare ad altri” ed aggiunse che ad Adriano “piace avere la pappa pronta” per poi troncare bruscamente la conversazione. Don Backy prende questa storia come pretesto, coglie la palla al balzo, e alla vigilia del Festival, nel dicembre del ’67 decide di denunciare Adriano e il Clan per la vecchia questione del mancato pagamento delle royalties sui dischi. Adriano, che per Don Backy aveva silurato il fratello che gli ha fatto da padre, e che, è bene ripetere, nei mesi precedenti gli aveva firmato una prefazione per il libro, fatto ottenere un’ospitata televisiva e una partecipazione a Sanremo, viene ringraziato quindi in questa maniera. Don Backy non esiterà addirittura a far passare vigliaccamente la transazione privata di Adriano a titolo risarcitorio come un contentino per tenerlo buono. Insomma, proprio poco dopo l’annuncio della partecipazione di Canzone a Sanremo, Don Backy, che ancora una volta non avrà il coraggio di parlargli faccia a faccia, manda ad Adriano un telegramma del suo legale dove annuncia di volersene andare dal Clan e lo accusa di aver tenuto una doppia contabilità in modo da non corrispondergli quanto dovuto per le vendite dei dischi. Don Backy naturalmente vuole provocare l’immediata reazione di Adriano, che non si fa attendere: convoca una conferenza stampa per dire che la lettera di Don Backy contiene affermazioni gravemente diffamatorie nei suoi confronti, e annuncia che lo querelerà per aver rotto il contratto col Clan, a cui era legato fino al 1971.
Che la questione della firma su Casa Bianca fosse un puro pretesto lo dimostra il fatto che Eligio La Valle risulta firmatario della canzone solo nel documento di presentazione a Sanremo ma, attenzione, non nella dichiarazione di paternità presentata alla SIAE dove Don Backy figurava regolarmente, perché il documento da presentare al Festival non aveva alcuna validità ai fini della corresponsione dei diritti SIAE. Capito l’inghippo? E’ bene specificarlo, Don Backy, con questo miserabile tranello, voleva raggiungere i suoi scopi in un colpo solo: andarsene dal Clan per liberarsi dell’ingombrante presenza di Adriano, dal cui confronto risulta inevitabilmente perdente, e fare anche un bel po’ di pubblicità alla sua partecipazione sanremese, che nei suoi piani sarebbe dovuta essere la prima senza il fardello del Clan. Ma gli andrà malissimo, anche perché il nostro eroe non fece bene i suoi conti. Adriano, in quanto titolare del Clan, poteva riservarsi la decisione di assegnare la canzone a chiunque, e lui decide di presentarsi personalmente a cantarla. E ci mancava pure che permettesse a Don Backy, dopo lo squallido tradimento, di andare a cantare la sua canzone come se nulla fosse. Anche questo va specificato perché, in alcune ricostruzioni fantasiose che ancora oggi si leggono, il motivo per cui Adriano abbia cantato la canzone al posto di Don Backy appare nebuloso e poco chiaro. E si sprecano pure le leggende metropolitane, che vogliono che Adriano sia andato sul palco maltrattando la canzone stonando apposta e fingendo di dimenticarsi le parole. E non bastano a smentire queste balle né i video su YouTube che mostrano come non ci furono stonature o dimenticanze, né le parole dello stesso Don Backy che, in un raro momento in cui era di buon umore, smentì questa diceria.
Ad ogni modo, alla conferenza stampa, fa seguito la denuncia di Don Backy, che manderà alla sede del Clan pure la guardia di finanza per accertamenti fiscali.
Le successive denunce e contro-denunce per diffamazione ve le risparmiamo (denunce che peraltro si risolveranno in nulla). La questione legale sulle royalties procede molto lentamente, e nel frattempo, mentre la popolarità di Adriano non conosce cali, quella di Don Backy comincia a declinare, perché non riuscirà mai più a ripetere l’exploit de L’immensità, e anche la sua carriera d’attore, dopo un avvio promettente si arenerà a causa della scelta, fatta per denaro, di recitare in squallidi film boccacceschi.
Per arrivare a una svolta passeranno più di quattro anni: nel dicembre del 1972 ci sarà il rinvio a giudizio per Adriano, suo fratello Alessandro e altre persone. Don Backy accoglie questo rinvio a giudizio come una vittoria, la dimostrazione che le sue accuse fossero fondate, ma le cose stanno diversamente. Intanto, dei tre capi d’imputazione, due (appropriazione indebita e falso in bilancio) verranno prosciolti, dimostrando così che non c’era alcuna doppia contabilità. L’unica accusa rimasta in piedi, un po’ cervelloticamente, e che ha provocato il rinvio a giudizio, è quella di truffa. Ma soprattutto l’iniziale richiesta risarcitoria di Don Backy, da cinquanta milioni che era, viene drasticamente abbassata a tre milioni e ottocentomila lire. Un ridimensionamento in piena regola. Tra l’altro, l’ipotesi che uno come Adriano, noto per le su mani bucate e per i suoi sperperi di denaro, abbia architettato una per lui cervellotica truffa per sgraffignare qualche soldo dai diritti altrui, è semplicemente risibile. Lo stesso Don Backy, ai tempi belli dell’amicizia, dichiarava:
Dopo il successo del mio primo disco, mi ha regalato una bella MG rossa, e per il mio primo anno nel Clan una bella chitarra elettrica che gli è costata quasi mezzo milione, e poi tante altre cose. Gli fa piacere esaudire i desideri degli amici. Adriano è veramente un gran bravo ragazzo, e io gli devo tutto quello che ho ottenuto. Ma la mia riconoscenza ce l’ha soprattutto per l’amicizia che mi ha dato.
Come no.
In ogni caso, la causa non si mette granché bene per Don Backy, sia perché le sue richieste sono ridimensionate, sia perché il massimo della condanna prevista è una multa compresa tra le 26 mila lire e le 530 mila lire (ci sarebbero anche otto mesi di reclusione, ma quelli come si sa non vengono applicati agli incensurati): Don Backy, che ha speso una fortuna in avvocati, e che vede nel frattempo la sua carriera andare a rotoli, non riuscirebbe nemmeno a recuperare le spese del processo (e non è detto che gli diano ragione). Senonché Adriano decide di addivenire a una transazione, sia perché vuole levarselo di torno, sia perché in quel periodo è concentrato sul film Yuppi Du e non vuole altri impicci per la testa. La transazione è una manna dal cielo per Don Backy, sia perché otterrà molto di più di quanto avrebbe guadagnato da una vittoria in tribunale, tutt’altro che scontata, sia perché in seguito potrà farsi scudo con quella transazione dicendo che, se ha preso quella decisione, Adriano sapeva di essere nel torto, cosa che infatti, vigliaccamente, il Don farà. Senza peraltro mai argomentare le sue dichiarazioni in tal senso, a differenza di quanto fa con le altre questioni con Eligio La Valle ed altri, dove seppellisce il malcapitato conversatore con una gragnuola di dichiarazioni e documenti che attesterebbero, dice lui, che la ragione è dalla sua parte. Che la transazione sia un regalo è palese a tutti: quando si vedranno per concludere l’accordo, in quello che sarà il loro ultimo incontro, Adriano dice a Don Backy: “Quando me li ridarai questi soldi?“. Attenzione: non perché li rivolesse davvero, ma per far capire al Don che è un favore quello che gli sta facendo. Ma non ce n’era bisogno perché Don Backy questo lo sa benissimo: in un raro momento di sincerità, dirà che con quella transazione, Adriano lo ha tolto da un mare di guai. Purtroppo di dichiarazioni così ce ne saranno poche nel corso degli anni. Mosso da un invincibile rancore, dal non voler ammettere che l’unico momento di successo della sua carriera è stato proprio il periodo passato nel Clan (e che dopo non ha più venduto un disco), e che ad Adriano deve tutto, compreso il nome d’arte con cui è famoso, il Don si costruirà un universo fittizio dove il suo squallido tradimento non è mai esistito, lui è la vittima e Adriano è l’orco cattivo, seminando balle a ripetizione. Non che questo gettare fango abbia davvero sortito effetti, ma a furia di avvelenare i pozzi qualcuno che alla fine crede a quello che dice c’è, e comunque semina il dubbio, anche in alcuni (per fortuna pochi) fan di Adriano che magari affermano che “Don Backy qualche ragione ce l’ha“. No, non ce l’ha, e lo abbiamo visto.
Per cui, quando vedete che Don Backy lancia appelli pubblici dicendo ad Adriano di dargli quello che gli spetta, sappiate che mente spudoratamente perché, come abbiamo visto, ha beneficiato di una transazione generosa e non dovuta da parte di Adriano che, probabilmente, gli ha fatto guadagnare più di quanto gli sarebbe toccato da un’eventuale vittoria in tribunale. Lui ne approfitta perché tanto sa benissimo che Adriano non perde tempo a rispondergli. E’ se è pur vero che Adriano, in passato, ha perdonato cose anche peggiori rispetto a quello che gli ha fatto Don Backy, ad amici o a parenti acquisiti, è anche indiscutibile il fatto che il Don abbia reso impossibile qualsiasi possibilità di una riappacificazione col comportamento tenuto in tutti questi anni. Ma, a dimostrazione del fatto che prima o poi uno raccoglie quel che semina, Don Backy ha avuto nel tempo quel che gli spettava per aver tradito meschinamente uno dei pochi che nel Clan si è dimostrato davvero suo amico: nelle cause con Detto Mariano, dove peraltro avrebbe pure ragione, che ha perso in tutti i gradi di giudizio; o nella questione con Mogol che tratta L’immensità come una sua composizione quando ha aggiunto solo due versi al testo originale del Don; ma soprattutto nella controversia con Eligio La Valle. Eh sì, perché dovete sapere che il meschino pretesto usato per rompere con Adriano, al Don gli si è ritorto contro: come già detto, la firma di Eligio La Valle per farlo figurare come autore risultava solo sulla documentazione presentata a Sanremo, e non nella dichiarazione di paternità alla SIAE, così che Don Backy avrebbe continuato a percepire tranquillamente i suoi diritti d’autore. Ma, anni dopo, accade che Eligio La Valle inaspettatamente impugni la paternità del brano (come risultava dal documento presentato a Sanremo) e ancora più inaspettatamente che il tribunale gli dia ragione, con grande scorno di Don Backy. Un perfetto contrappasso dantesco.
E pensare che, se invece di seminare bugie e insulti in tutti questi anni si fosse comportato diversamente, avrebbe potuto davvero riappacificarsi con Adriano. Ricky Gianco ha raccontato che, dopo alcuni tentativi, riuscì finalmente a rincontrare Adriano all’inizio degli anni novanta:
Gli voglio sempre bene (…) Lui mi ha detto: “Però ti ho fatto vendere tanti dischi, no?” e io gli ho risposto: “Ma quanti? Io non lo so perché non me li hanno mai pagati.” So che poi fece fare delle ricerche perché di quelle faccende non sapeva nulla. Lui fa l’artista, non bada ai soldi.
Antonio