Compleanno Celentano, 80 anni. Mogol: «La nostra prima canzone insieme? I discografici ci cacciarono»
L’autore ricorda gli esordi assieme a Celentano: «La canzone si chiamava “Piccolo sole”. Per fortuna non venne mai pubblicata. La su forza è la timbrica della voce»
di Andrea Laffranchi
E se non ci fosse Celentano? E se non ci fosse Mogol? C’è stato un momento in cui la musica italiana ha corso un grande rischio. «Eravamo due ventenni nati in periferia di Milano, lui in via Gluck e io in via Clericetti. Adriano sapeva del mio lavoro all’interno della Ricordi e mi venne a trovare. Scrissi una canzone per lui, anche la musica nonostante non sia il mio campo, e la presentammo a mio padre che dirigeva la sezione pop della Ricordi. Ci cacciò malamente dall’ufficio. E “Piccolo sole”, per fortuna, non venne mai stata registrata». Così Mogol ricorda il primo incontro professionale con Celentano. Per fortuna arrivarono canzoni migliori, e Giulio Rapetti Mogol nei primi anni Sessanta entrò nel Clan Celentano e firmò i testi di successi del Molleggiato come «Stai lontana da me», «Grazie, prego, scusi» e «Ciao, ragazzi». Poi le carriere presero strade diverse. Per poi incontrarsi di nuovo a fine anni Novanta, in trio con Gianni Bella, per cinque album e hit come «L’emozione non ha voce». «Credo che tutti gli italiani sappiano cantare un pezzo di quel brano. Un testo scritto di getto, come al solito, che parla di vita vera e non fiction. La musica di un fuoriclasse come Gianni. E Adriano che la canta rimanendo dentro l’interpretazione, senza forzature, come se stesse parlando a una persona vicina».
Secondo l’autore è la voce la chiave per raccontare l’artista Celentano: «Nella musica si può imparare tutto e migliorare in tutto, tranne che nella timbrica. E la sua è un dono del Signore. Se a poi a questo si aggiunge la simpatia che riscuote, non si può non volergli bene». Non restano che gli auguri da uno che quel traguardo lo ha passato da poco. «Alla nostra età, io ho 81 anni, quello che conta e che quindi gli auguro è di restare sano come un pesce e di trovare tanta serenità».
04/01/2018 – Corriere della Sera