Gli 80 anni di Adriano: gli auguri bellissimi di Marino Bartoletti
Cì è o ci fa? Probabilmente “ci fè”! Con forte tendenza all’ingenuità
Quando Adriano cominciò a diventare Celentano, io andavo alle elementari. A volte, ma non solo nel suo caso, ho la sensazione che la differenza d’età resti, ma la percezione non cambi. Io un bimbo: lui un bimbo un po’ più cresciuto.
Non voglio aggiungere né parole, né aggettivi a a quelli dai quali (giustamente) veniamo annegati in queste ore. In fondo ottant’anni sono una convenzione. Che cosa cambia fra il giorno prima e il giorno dopo? Fra il mese prima e il mese dopo?
E’ stato un rivoluzionario, sì. E’ stato un precursore, sì. E’ stato un talento straordinario, sì. Per certi versi (fino a che non ha creduto di esserlo) probabilmente è stato anche un genio. Lui e Mina – da soli – hanno segnato un’epoca: una lunga epoca, forse una piccola fetta di storia, anche sociale, di questo Paese. E dopo sessant’anni sono ancora lì insieme nella Hit Parade: terzi, dopo Vasco e dopo Lorenzo
Inutile ripercorrerne la biografia. Ha venduto 200 milioni di dischi (alcuni belli, alcuni leggendari) e già potrebbe bastare. Ha vinto a Sanremo con la più brutta delle canzoni con cui ci è andato. Lo hanno cacciato fuori con la più bella. Lo ha voluto Fellini, lo ha plasmato Germi: ha lavorato con Benigni. Ha fatto film straordinari, altri inguardabili: molti, semplicemente divertenti (certamente Corbucci, Festa Campanile, Castellano&Pipolo non lo avevano scelto per filantropia). Ha dato ordine alla sua follia. Ha anche aperto il suo cuore a tanti amici: nel celebre “Fantastico” del 1987 (quello della “foca”), chiamò vicino a sé Mino Reitano senza motivo, solo perché in quel momento non aveva lavoro e gli disse :”Adesso ti vedono in 12 milioni, vedrai che da domani torni a lavorare”. Fu così. E quanto pianse, nascosto in fondo alla chiesa di Agrate Brianza, ai funerali di Mino
Ha trasformato in spettacolo persino i silenzi. Ha sproloquiato? Può darsi. Ma ci siamo sempre fermati ad ascoltarlo: caso mai scuotendo la testa, eppure trovandoci anche a riflettere su quello che diceva.
Ha le sue Fedi: grandi e piccole. Dio, l’ambiente, la solidarietà, l’amicizia. Sviluppate attraverso percorsi a volte candidi, a volte bizzarri, a volte spiazzanti, a volte incomprensibili, certamente mai banali: e comunque sempre con una via di fuga: come quando nell’ultimo memorabile evento all’Arena di Verona dopo aver parlato con un filosofo di cose che faceva finta di capire, ha preso la chitarra, ha attaccato “Il ragazzo della via Gluck” e noi tutti lì a cantare che “là dove c’era l’erba ora c’è una cittàààààààààààà”.
Peter Pan compie ottant’anni. E sta benissimo. Nel caso inutile chiamare un geriatra: meglio un pediatra
Buon compleanno “molleggiato”. Sei nato il giorno della Befana. Dunque sei un Capricorno come Gesù. Ma uhei, lo sai, vero che è solo una coincidenza?
06/01/2018 – Il profilo ufficiale di Marino Bartoletti su Facebook