Russia-Italia/ Per l’Anno della Cultura Mosca sognava Celentano
Ma oggi l’Italia per i russi è arte, stile e bella vita
Che siano mogli di oligarchi che vogliono imparare a parlare nella lingua di Dante con il loro personal trainer a Forte dei Marmi o giovani curiosi di scoprire di più della cultura italiana oltre allo stereotipo “gelato, pizza e Adriano Celentano”, i russi nutrono un amore atavico per il nostro Paese. Gli italiani sono visti come il popolo più vicino dal punto di vista caratteriale: passionalità, generosità e un pizzico di indolenza avvicinano i due popoli così distanti, se si pensa solo alle opposte condizioni climatiche in cui vivono entrambi. L’Italia è prima di tutto arte. San Pietroburgo e Mosca, “testa e cuore della Russia” come le definì Napoleone, poggiano le loro basi sull’opera di archetti italiani come Francesco Bartolomeo Rastrelli o il maestro Aristotele Fioravanti. L’Italia è anche letteratura, a cominciare dalle scuole, dove Gianni Rodari fa parte dei programmi e il suo Cipollino è un eroe nazionale, a cui sono dedicati ristoranti di lusso e anche un popolare balletto del 1973. I libri di Umberto Eco, invece, animano sempre accese discussioni anche tra i giovani nei pub. L’Italia è oggi stile. I ricchi russi fanno a gara per avere architetti italiani che arredino le loro lussuose dimore alla Rubliovka, la Beverly Hills moscovita. Quella degli appartamenti “all’italiana” è tra le categorie più prestigiose nell’immobiliare: anche se in realtà si tratta di un gusto adattato alle esigenze di sfrontata opulenza dei paperoni russi. L’Italia è anche business e piacere. Molti giovani ambiscono a lavorare per un’impresa del nostro paese: l’italiano si studia nelle università, ma registra un interesse crescente anche nelle scuole come lingua facoltativa. A breve sarà pubblicato il primo manuale di lingua italiana per le medie, firmato dalle due italianiste Nadia Dorofeeva e Galina Krasova. “Ci sono russi che vogliono imparare l’italiano per lavoro, come alcuni banchieri ossessionati dal voler controllare la traduzione degli interpreti – racconta la professoressa Dorofeeva – ma anche russi interessati solo a parlare con l’agente immobiliare dell’ultima casa avvistata in Versilia”. Le lezioni private di italiano spopolano dietro il filo spinato dei loro villoni, dove per due ore accademiche si paga anche 200 euro. L’Italia è soprattutto musica. Al Masterskaja, uno dei locali della scena underground moscovita, si sono esibiti di recente i “Fratelli per bene”, trio italo-russo dal repertorio che mescola il cabaret italiano degli anni ’50 coi cantautori dell’era sovietica come Vladimir Vysotsky. Il frontman del gruppo, Sergey Nikitin, è professore di storia dell’arte italiana all’Università dell’Amicizia tra i popoli a Mosca. “Cerchiamo di raccontare un’altra Italia da quella che qui tutti conoscono con Toto Cutugno o Domenico Modugno – spiega a TMNews Nikitin – portiamo in scena Fabrizio De André, Franco Battiato e Paolo Conte, che ormai è molto apprezzato dall’intellighenzia”. “A livello nazionale, però, – continua Nikitin – è ancora Adriano Celentano l’icona dell’italianità: tutti ricordano il suo ultimo concerto a Mosca nel 1987 ognuno di noi farebbe di tutto per vederlo dal vivo. Peccato, perché l’Anno della cultura italiana in Russia poteva essere un’occasione”.
14/03/2011 – TMNews.it