Berlusconi e Celentano: guerra e pace
Il 12 giugno per l’Italia risulterà essere una data storica, la morte di Silvio Berlusconi non può lasciare indifferente nessuno, detrattori e ammiratori, di qualsiasi nazionalità. Il presidente del consiglio che ha passato più giorni nella storia repubblicana a Palazzo Chigi, l’emblema della ricchezza per decenni, l’imprenditore-piovra che aveva le mani in pasta in ogni settore, i suoi innumerevoli processi, le sue gaffe, la goliardia, i 31 anni da presidente del Milan più vincente della storia del calcio, le sue vicende scandalose che hanno infiammato i rotocalchi di tutto il mondo, fanno di lui una vera e propria rockstar. Un personaggio storico controverso, unico e sicuramente, nel bene e nel male, indimenticabile.
Non siamo qui per giudicarlo, nè dal punto di vista umano nè politico.
Vogliamo invece ricordare i momenti in cui, Berlusconi e Celentano si sono “incrociati” nel corso dei decenni.
Innanzitutto i due, piccola curiosità, andavano nello stesso dopo-scuola nel 1944, dai Salesiani di via Copernico a Milano; ma i primi veri contatti risalgono ai primi anni ottanta, quando Berlusconi sta plasmando la sua tv e, insieme ai volti noti che ha già ingaggiato, cerca di avere anche Adriano, che però rifiuta per via dei troppi spot che interrompono film e trasmissioni.
Questi abboccamenti finirono dopo l’esperienza di Celentano a Fantastico, che oltre alle polemiche portò notevoli ascolti alla Rai che potè così respirare dopo che Berlusconi le aveva sottratto le star a suon di ingaggi milionari, tra cui quel Baudo che Adriano venne chiamato a sostituire. Ma la simpatia reciproca, seppur da lontano, tra i due rimase. Alla discesa in campo di Berlusconi, Adriano rispose dichiarando pubblicamente che lo avrebbe votato (in seguito ammetterà che ad attrarlo era l’epica dell’uomo che si è fatto da solo, forse perché Adriano è un vero self made man, partito anche lui dal nulla).
Nel dicembre del 1995 Adriano scrive infatti che: «Date le cose che sono successe finora, voterei Berlusconi che resta il più nuovo, anche se era amico di quelli vecchi. Finora si è divertito con le televisioni e ora vuol fare qualcosa per il Paese».
Negli anni successivi cambierà lentamente idea: i due hanno idee troppo diverse, a partire dall’ecologismo, ma la goccia che farà traboccare il vaso è il cosiddetto Editto Bulgaro con cui Berlusconi attaccò i giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro e il comico Daniele Luttazzi, i quali furono allontanati dalla Rai. Questo portò Adriano a ideare RockPolitik, la trasmissione record di ascolti, poco ben vista dagli ambienti della politica di centro-destra soprattutto dopo i tentativi di censura che stavano per mandare a monte la messa in onda. E Adriano, spirito libero come sempre, volle tra gli ospiti, per esempio, proprio quel Michele Santoro, recentemente epurato dalla Rai all’epoca, per “restituirgli il microfono”. La spalla comica di Celentano in quella trasmissione era Antonio Cornacchione, che come cavallo di battaglia, aveva quello di fare satira proprio su Berlusconi con il suo “povero Silvioooo”, fingendosi un suo ammiratore. Fu ospite anche Benigni, che insieme al molleggiato, imbastì una gag nella quale scrivevano una lettera in stile Totò e Peppino proprio a Berlusconi. Insomma, Celentano come al solito, mise in piedi tanti momenti per rimarcare come non mai, il sacrosanto diritto alla libertà di parola e di satira, in risposta proprio a Berlusconi e al suo Governo, che in Rai avevano fatto un po’ piazza pulita togliendo di mezzo chi ne criticava l’operato.
Qualche mese dopo l’avventura di RockPolitik, Romano Prodi vince le elezioni e spodesta Berlusconi dal Governo. Adriano in una lettera sul Corriere della sera, il 4 giugno del 2006, rivolgendosi al neo eletto, chiude così: “Io te Io dico esplicitamente, ma poche poltrone più in la c’ era uno che non te Io poteva dire apertamente ma te lo faceva capire col sorriso e gli applausi che faceva alle belle crocerossine… uno a cui si può dire tutto, tranne che non sia Rock: Berlusconi.”
L’anno successivo, nel 2007, in un’intervista Aldo Cazzullo, gli chiede: “Con Berlusconi, personaggio come lei molto milanese, vi siete mai visti?” Adriano risponde:
«Due o tre volte, durante la fondazione del suo impero. Lui voleva che facessi qualcosa per le sue tv, io ero abbastanza ben disposto, ma non abbiamo mai trovato l’accordo per via degli inserti pubblicitari. Anch’io però ho avvertito il fascino che la sua figura esercita sulla gente: un uomo che nasce dal nulla, così almeno pare, diventa il più ricco del paese e addirittura capo del governo. Bello. Ma adesso deve cambiare. Perché la sua nuova direzione sarà determinante per il suo futuro politico».
Nel 2011, ci fu un altro motivo di scontro, con i quattro referendum su privatizzazione, acqua, nucleare e legittimo impedimento. Adriano si spese molto in prima persona per votare sì a tutti e quattro i referendum, indicazione contraria a quella del governo Berlusconi. I sì alla fine stravinsero e l’esito assestò un duro colpo alla tenuta del governo.
In seguito non si hanno novità rivelanti. Santoro, proprio nel giorno della morte del Cavaliere, ospite a Otto e Mezzo, racconta un aneddoto sullo storico scontro tv a ‘Servizio Pubblico‘ tra Berlusconi e Travaglio nel 2013: “Finita la puntata mi ha chiamato Celentano e mi disse che con quel gesto si era giocato la sua credibilità mondiale“.
Nonostante tutto, i due “recordman” non si sono mai odiati e un po’ di quella strana sensazione di simpatia mista a diffidenza reciproca, è rimasta nell’aria. Nel 2012 il concerto all’Arena di Verona di Adriano, è trasmesso in tv proprio dalla rete ammiraglia della famiglia Berlusconi; così come nel 2019, il cartoon e lo show “Adrian”.
Probabilmente, negli ultimi decenni, non si sono mai più visti né sentiti personalmente; non ci sono indizi di sorta, ma ormai tutto questo, non ha più importanza e Adriano ha voluto salutarlo così:
Fabrizio e Antonio