Allarme smog a Milano: già «Un albero di 30 piani» di Adriano Celentano lo prediceva nel 1972
Ambiente e inquinamento climatico. Adriano Celentano sceglie un tema a lui da sempre caro e pubblica (dopo tanto tempo) un post sul suo canale Instagram. A Milano è allarme smog. La città è in coda alle classifiche mondiali sulla qualità dell’aria e il cantautore, precursore sui temi ecologici, ricorda il testo del brano del 1972 «Un albero di 30 piani». Oggi di grande attualità.
Il testo
«Per la tua mania di vivere in una città/Guarda bene come c’ha conciati la metropoli/Belli come noi ben pochi sai ce n’erano/E dicevano: quelli vengono dalla campagna/Ma ridevano, si spanciavano, già sapevano/Che saremmo ben presto anche noi diventati come loro/Tutti grigi come grattacieli con la faccia di cera/Con la faccia di cera/È la legge di questa atmosfera/ che sfuggire non puoi/ fino a quando tu vivi in città./Nuda sulla pianta prendevi il sole con me/E cantavano per noi sui rami le allodole/Ora invece qui nella città/I motori delle macchine già ci cantano la marcia funebre/E le fabbriche ci profumano anche l’aria/Colorandoci il cielo di nero che odora di morte/Ma il Comune dice che però la città è moderna/Non ci devi far caso se il cemento ti chiude anche il naso/La nevrosi è di moda/Chi non l’ha ripudiato sarà/Ahia non respiro più/Mi sento che soffoco un pò/Sento il fiato che va giù/Va giù e non viene su/Vedo solo che qualcosa sta nascendo/Forse è un albero/Sì è un albero di trenta piani».
I commenti
Nella canzone, Celentano parlava dell’inquinamento della sua città con strofe che sembrano scritte oggi. Era un periodo in cui lo smog non era al centro di nessun dibattito politico. E ancora ora colpisce la frase: «Ma il Comune dice che la città è moderna». Sono centinaia i commenti al post, tra cui: «Hai detto bene, ora che ci ritroviamo in questo tuo testo già cantato anni e anni fa, vorrei poter cambiare tutto ma ogni giorno che andiamo avanti sembra sempre più impossibile tra politica, super tecnologia e gente arida ed egoista: andiamo sempre peggio… Speriamo in qualcosa di meglio per tutti».
Il ragazzo della via Gluck
«Là dove c’era l’erba ora c’è» … la metropolitana. Era il 1966 quando il Molleggiato si presentava al Festival di Sanremo con «Il ragazzo della via Gluck». Il brano, simbolo della sua fede ecologista (non soltanto per Milano), per la prima volta fa entrare il tema dell’ambiente nella musica parlando di speculazione edilizia. La canzone autobiografica, riconosciuta come una delle colonne della sua discografia, ricorda che a causa della costruzione di una nuova linea del metrò il verde era stato fatto sparire. Da lì è scoppiata la sua battaglia contro l’abbattimento degli alberi. Tra i diversi appelli, quello del 2012, quando scrisse una lettera al Corriere: «Ho letto una segnalazione sconcertante attraverso la rubrica curata da Isabella Bossi Fedrigotti sull’inserto milanese del Corriere della Sera da parte di Francesco Rossi, un ragazzo che trovandosi casualmente a passare nei pressi della Stazione Centrale, ha assistito all’ennesimo SCEMPIO milanese»: il taglio di decine di alberi. E continua: «Vedo le foto che ha scattato quel ragazzo e non posso crederci. Giuliano (Pisapia, ndr) sei stato tu?… No, dimmelo se sei stato tu, perché hai solo un modo per rimediare. Certo la SVISTA è madornale, se veramente è stata una svista, e comunque i milanesi sarebbero pronti a perdonarti se tu, nel luogo dove è avvenuto lo SCEMPIO, mettessi in atto ciò che nessun Sindaco ha mai avuto il coraggio di fare e che diventerebbe il più bel messaggio contro la CEMENTIFICAZIONE ARMATA».
di Rossella Burattino
25/02/2024 – Corriere della Sera