La strana storia dei brogli elettorali
Oggi il lettore del settimanale Diario troverà in edicola, oltre al nuovo numero della rivista, due sorprese: un film in Dvd (Uccidete la democrazia!) e un romanzo anonimo (Il broglio), quest’ultimo già da parecchi mesi in libreria.
Entrambi formulano abbastanza chiaramente un’ipotesi: il risultato elettorale del 9-10 aprile non è valido perché ci sono state gravissime irregolarità.
Oltre 1 milione di schede bianche sarebbe stato trasformato in una valanga di voti a Forza Italia, che solo grazie a questo trucco avrebbe recuperato posizioni e consentito alla Casa delle libertà di sfiorare la vittoria. Dunque brogli, grandissimi brogli, sufficienti ad alterare il panorama politico e i rapporti di forza in Parlamento. Senza quei brogli ora Prodi governerebbe serenamente e non sarebbe costretto a ricorrere continuamente alla fiducia.
Le analogie fra questi due testi – il film e il romanzo – si fermano però qui. Perché nel romanzo si lascia intendere che i brogli li avrebbe fatti sì Forza Italia, sì mediante le schede bianche, ma dentro i seggi (sezioni elettorali): brogli manuali. Invece nel film i brogli li avrebbe fatti di nuovo Forza Italia, di nuovo mediante le bianche, ma – attenzione! – non più nei seggi bensì a valle, nel percorso che dai verbali dei seggi porta alla conta finale dei voti; e questo mediante un software capace di trasformare miracolosamente schede bianche in voti validi, naturalmente in questo caso a favore di Forza Italia o dei suoi alleati: brogli elettronici, dunque. Il film di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, è già stato presentato a Roma e Milano nei giorni scorsi, e ciò è bastato ieri alla procura di Roma per aprire un nuovo fascicolo.
Non so che cosa intendano fare i magistrati nonché le numerose persone e istituzioni che si stanno occupando del problema. Però penso che ormai, visto che Deaglio ha lanciato l’amo e tutti stanno abboccando, ci sia almeno uno scenario assolutamente da evitare: che questa vicenda finisca all’italiana, ossia con l’’ennesimo mistero irrisolto, e con noi cittadini che ci teniamo ognuno la sua personale opinione, perlopiù fondata su antipatie, pregiudizi, paranoie di ogni genere e origine. No, questa vicenda deve chiudersi, e possibilmente anche abbastanza alla svelta. E l’esito, qualsiasi cosa si accerti, dovrà essere un cambiamento del “procedimento elettorale” (ossia delle procedure che governano l’espressione del voto e la certificazione definitiva del risultato) che elimini qualsiasi fonte di dubbi o sospetti. Se l’esito sarà questo, Enrico Deaglio avrà fatto comunque un’opera meritoria, persino nel caso risultasse (il che è perfettamente possibile) che la sua audace congettura è completamente destituita di fondamento. Ma come possiamo fare per verificare se ci sono stati brogli?
Dipende, perché l’ipotesi di brogli elettronici si controlla in modo diverso dall’ipotesi di brogli manuali. Per sapere se l’ipotesi Deaglio regge oppure no basterebbe che la Corte di Cassazione (ossia l’autorità che ha certificato in modo ufficiale i «numeri» del voto: voti di lista, bianche, nulle, contestate, premio di maggioranza, ecc.) si decidesse a rendere noti i medesimi numeri anche a livello di singolo seggio, ossia per ciascuno dei 61 mila seggi sparsi nella penisola, e non solo a livello nazionale. Con questi numeri ufficiali in mano qualsiasi cittadino potrebbe recarsi in Comune e controllare se essi corrispondono oppure no a quelli dei verbali originali, che fortunatamente sono pubblici: se Deaglio ha torto i numeri devono corrispondere, se Deaglio ha ragione nei verbali originali ci devono essere schede bianche in più, e voti a Forza Italia in meno. Vediamo ora l’ipotesi di brogli manuali, fatti direttamente nei seggi. Qui per controllare ci sono almeno due vie, entrambe piuttosto lunghe: la riconta diretta dei voti, che la Giunta per le elezioni della Camera sta facendo con una certa lentezza, e le stime indirette mediante modelli matematico-statistici, cui da tempo sto lavorando io stesso con i colleghi della rivista Polena.
Naturalmente non tutti hanno il medesimo interesse ai controlli. E’ difficile che abbiano ragione sia il romanzo (brogli manuali di Forza Italia) sia il film (brogli elettronici di Forza Italia), ma se anche uno solo dei due ci avesse azzeccato ne sarebbero felici due categorie di persone: i sondaggisti, che non dovrebbero più vergognarsi dei loro errori di previsione, e i politici dell’Unione, che potrebbero rivendicare più seggi in Parlamento e avrebbero in mano una formidabile arma di delegittimazione dell’avversario.
C’è anche un’altra possibilità logica, tuttavia. E cioè che il film abbia completamente torto, e che il romanzo Il broglio ci abbia azzeccato a metà. E’ possibile che i brogli manuali ci siano stati, che la loro entità non sia stata trascurabile, ma che a farli non sia stata Forza Italia, o solo Forza Italia. Qualche broglio c’è sempre, come un’ampia letteratura (prevalentemente) orale testimonia. Il problema è di sapere se nel 2006 l’ordine di grandezza del loro saldo – ossia lo spostamento irregolare di voti a favore di uno dei due schieramenti – è stato ininfluente (centinaia o migliaia di voti), o potenzialmente influente sul risultato finale (decine di migliaia di voti o più). In questo caso il gioco si fa duro, perché l’esito può essere solo di due tipi: o più seggi per l’Unione, o vittoria alla Casa delle libertà.
In entrambi i casi a perderci sarebbe la democrazia, perché la piena fiducia dei cittadini nel procedimento elettorale è un valore irrinunciabile di una democrazia sana. Speriamo che i controlli, compresi i nostri, non ci riservino brutte sorprese.
di Luca Ricolfi
24/11/2006 – La Stampa