Joan Lui [recensione]
Dieci anni dopo “Yuppi Du” (1975), Celentano, da regista e protagonista, tenta il colpaccio con “Joan Lui”.
Titolo completo: “Joan Lui – Ma un giorno nel paese arrivo io di lunedì”.
“Joan Lui” è il film che Celentano sognava di fare da una vita. Ha dovuto insistere a lungo per convincere i produttori Mario e Vittorio Cecchi Gori. Pare sia stato costretto per contratto a girare “Lui è peggio di me” e “Il burbero” solo per poter realizzare “Joan Lui”.
Come non capire la titubanza dei Cecchi Gori! Celentano chiedeva cifre folli per un film rischiosissimo. Neanche nella migliore delle ipotesi sarebbero mai riusciti a recuperare le spese.
Elicotteri e altri mezzi, location tra Genova e Roma, scenografie imponenti, tante comparse, ballerini, attori, effetti speciali, metri e metri di pellicola… Un altro film italiano con un tale dispiegamento di forze non credo di averlo mai visto. Costo totale: 20 miliardi di lire. Incasso: 7 miliardi. “Joan Lui” non resse il confronto al botteghino con “Rocky IV”.
Fu l’ultimo film di Celentano come regista.
Massacrato dalla critica, il film venne bollato come “un delirio di onnipotenza” di Adriano Celentano.
Trama:
Italia apocalittica, molto anni ’80, ma possiamo immaginarla in un futuro lontano in cui la nostra cara penisola non avrà più la forma di stivale.
Joan Lui (Adriano Celentano) arriva e si fa subito notare.
Judy (Marthe Keller), una scaltra manager dello spettacolo, lo prende sotto la sua ala protettiva e lo fa diventare una star. Dopo il successo dei suoi 45giri, densi di messaggi all’umanità, Joan Lui punta più in alto: vuole parlare alla gente e cambiare il mondo attraveso la tv.
A “Il tempio” (dovrebbe essere la Chiesa di Sant’Agnese in Agone, Piazza Navona, Roma) ex-chiesa trasformata in discoteca, Joan Lui si esibisce con un brano dal bel ritmo ma incomprensibile (una specie di “Prisencolinensinainciusol”). Per poi dichiarare con dei versi in vero inglese: so che non capite cosa sto dicendo, d’altronde non mi avete capito nemmeno la prima volta che sono venuto.
Joan Lui si manifesta chiaramente come il Messia risceso tra noi, con tanto di miracoli.
L’evento fa notizia, con l’appoggio del Presidente della Repubblica e del Presidente dei canali televisivi nazionali, Joan Lui può inserirsi a suo piacimento e dire quello che vuole in diretta tv.
Joan Lui spende tutti i soldi guadagnati per realizzare una casa-teatro in un vecchio capannone industriale, lì vive con i suoi seguaci e lancia i suoi messaggi in tv.
Il primo e atteso messaggio corrisponde a dei minuti di silenzio (classica pausa alla Celentano!).
Il secondo messaggio è un invito a non uccidere. Talmente convincente che la giovane Emanuela (Federica Moro), rapita da diversi giorni, viene rimessa in libertà. Inoltre Joan Lui comunica che c’è un treno pieno di morti, la polizia controlla è scopre un carico di feti surgelati destinati alla scienza e alla cosmetica.
Segue una canzone contro la droga. Fine delle trasmissioni.
Lo show, la liberazione della ragazza, il traffico di feti…sono cose che non lasciano indifferenti. Eppure Tina Foster (Claudia Mori) giornalista de “Il Corriere dell’est” continua a criticare aspramente Joan Lui, da buona comunista è atea, non può creadere a tutte queste sciocchezze.
Un altro che tenta di ostacolare Joan Lui è Jarak/Satana (Haruhiko Yamanouchi).
Arriva un altro lunedì, tutti attendono un nuovo messaggio di Joan Lui.
“Il capo di un popolo è come il titolo di un libro” dice. Insomma, se la classe dirigente fa schifo è colpa nostra, perchè noi li votiamo e noi li spingiamo ad assumere certi atteggiamenti, se vogliono migliorare troppo il mondo li uccidiamo come abbiamo fatto con il Messia.
Detto questo, Joan Lui viene ferito a morte. Jarak gioisce, la terra trema, è l’apocalisse.
Joan Lui si rialza (resuscita?), Judy gli resistuisce trenta denari, ha capito di essere la reincarazione di Giuda e vuole saldare il suo debito millenario. Scuse accettate.
Ma per la vita ormai non c’è più tempo, è la fine del mondo.
Celentano ha precorso i tempi.
Sull’apocalisse è arrivato prima dei Maya.
Sull’usare un capannone industriale come teatro per un programma tv, ci ha pensato prima di Fazio e Saviano (Quello che non ho).
Anche sull’inserirsi a piacimento in tv per lanciare messaggi alla nazione, si è organizzato meglio di “V per Vendetta”.
Un film-musical strano, forte, inquietante. Non c’è nulla da ridere anche se nel cast figurano Gian Fabio Bosco (di Ric e Gian) e Mirko Setaro (dei Trettrè). Breve comparsa anche di Francesco Salvi.
Celentano è rimasto legato a Joan Lui. Adesso riesco a vedere in un’ottica diversa la sua ultima apparizione tv al Festival di SanRemo 2012.
La possibilità di parlare a milioni di persone in diretta tv, convincerli con prediche e canzoni come Joan Lui. Al Festival ha ripreso anche lo stesso discorso sui politici.
Sarà stato il suo film più bistrattato, ma è quello che lo rappresenta di più. Qui c’è il suo sogno. Usare la sua popolarità per lanciare messaggi cristiani, ambientalisti, d’amore e fratellanza…nella speranza di scuotere le coscienze e salvare il mondo dall’ateismo, l’odio e il male in tutte le sue forme.
Progettino ambizioso!! E ok, sì, pure un po’ megalomane!
P.S.: L’Emanuela del film, è un chiaro riferimento a Emanuela Orlandi, scomparsa dal 1983.
by Anna Nihil
12/07/2012 – Anna Nihil Show (http://annanihil.blogspot.it)