Celentano, guru nazional-popolare che fa notizia anche se starnutisce
di ROBERTO BRUSADELLI
Si è imposta da una ventina d’anni e non conosce né crisi né flessioni. La categoria dei guru, degli opinion maker, nella loro versione nazional-popolare, imperversa nonostante la sostanziale insussistenza delle argomentazioni con cui discutono (o creano) i temi d’attualità.
Ieri, sulla prima pagina del Corriere della Sera, è stata pubblicata una lettera di Adriano Celentano che, dopo la morte della bambina di nove mesi sbranata dai due rottweiler di casa, ha chiesto al ministro della Salute Livia Turco di rivedere l’ordinanza sulle specie canine pericolose, sulla base della considerazione che le bestie più «feroci sono i padroni, non i loro animali».
Frasi in libertà, che certo non meritavano né la collocazione né il clamore suscitato. Non è altro che l’opinione, rispettabilissima ma privata, di un cittadino su un tema su cui non ha titolo a intervenire per competenze specifiche.
Esattamente la ripresa di un copione appena visto, quello della moglie di Celentano, Claudia Mori, che intervenendo sullo stesso giornale per commentare il suicidio del giovane tacciato dai compagni di essere gay, scriveva per dire «a chi ci governa, anche nel nome di Dio, che i diversi non esistono. E, se esistono, hanno gli stessi identici nostri diritti». E ancora: «Mi riconosco nel Dio dell´accoglienza e non nel Dio dell´intransigenza inumana».
Ma ieri la Turco si è mobilitata per rispondere al Molleggiato a stretto giro di posta. «L’ordinanza per la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione di cani, come tutte le norme, è migliorabile. Si tratta infatti di un’azione provvisoria in attesa di una profonda revisione normativa su tutta la materia del rapporto tra uomo e animali domestici alla quale stiamo già lavorando».
«Questa norma – spiega il ministro – è nata con lo scopo primario di tutelare l’incolumità delle persone da eventuali aggressioni dai cani e nello stesso tempo per tutelare anche i cani da comportamenti e scelte violente e incivili nei loro confronti da parte dei proprietari (come il loro addestramento alla violenza, l’incrocio tra razze per esaltarne le caratteristiche violente, il taglio della coda, delle orecchie e la recisione delle corde vocali)».
L’ordinanza, prosegue il ministro, «si basa sul presupposto che l’amore e l’attenzione per gli animali domestici non devono farci dimenticare che essi possono comunque avere comportamenti e reazioni non sempre prevedibili e ciò anche in condizioni normali e di apparente armonia nella convivenza tra animali e essere umani».
Anche se d’accordo, quindi, con lo showman nel ritenere l’ordinanza “migliorabile?, su un passaggio dell’articolo di Celentano, però, la Turco prende le distanze: «Nel suo intervento – sottolinea il ministro – lei dà una visione buia, angosciosa e senza speranze della nostra società. A questa voglio provare a contrapporne un’altra, dove il vicino è amico, lo straniero è un gradito ospite e un possibile futuro concittadino e i cani, questi splendidi animali generosi e coraggiosi, solo grandi e insostituibili amici e compagni di vita».
Anche da parte del Governo, quindi, quante banalità buoniste, quanta melassa: si rimane con le mani appiccicate al giornale e con un terribile retrogusto dolciastro. Ma, si sa, gli opposti si attraggono. Anche tra i guru.
21/04/2007 – La Padania