Questa era la storia
Quel pomeriggio il piccolo Adry, a passeggio col babbo, si trovò a passare in via Gluck: ne aveva spesso sentito parlare dai suoi genitori, ma non sapeva bene a cosa si riferissero quando la menzionavano; fatto sta che, poco a poco, era nata in lui la curiosità di vedere questa stradina. E il grande giorno – finalmente – era arrivato! Chi lo sa se il padre l’aveva condotto lì per puro caso, o con qualche scopo preciso? Eh sì, perché Adry non aveva mai palesato a chicchesia questa sua voglia di vedere la via Gluck: se l’era tenuta dentro di sé, come un segreto prezioso e caro (chissà perché, poi…).
– Babbo, perché siamo qui? – chiese con il candore e l’innocenza che solo i bambini posso avere.
– Ti ho fatto una sorpresa, Adry. Sai che giorno è oggi? – chiese il genitore, guardando suo figlio con fare divertito e al contempo complice.
– Beh certo! Oggi è la Befana! – rispose Adry con una risata. Come poteva non saperlo? Quella mattina aveva trovato un sacco di regali dentro alle calze appese al caminetto, e avevano tutti festeggiato l’arrivo della simpatica vecchietta a cavallo della sua scopa (anche se a me sembrava la nonna…).
-Bravo Adry! Ma oggi non è solo il giorno della Befana. È anche il giorno in cui, tanto tanto tempo fa, è nato un grande personaggio…
– Chi è, chi è? – La curiosità del bimbo era ormai stata messa in moto, e niente e nessuno l’avrebbero più fermata!
– Ti do un indizio… si chiamava come te… – disse il padre, anche se il suo sguardo, sempre più gioviale, pareva dire al figlio “Lo so che non sai di chi ti sto parlando, ma non importa!”
– Uhm… – Adry assunse un’aria pensierosa, conscio che la domanda del genitore l’aveva messo in seria difficoltà.
Passato qualche secondo di completo silenzio, il padre disse: – Adriano… Celentano!!!”
Adry mutò espressione: quel cognome gli era familiare, sicuramente l’aveva letto in qualche libro, oppure su qualche sito Internet… ma chi era questo Celentano?
Indovinando i dubbi che si dipingevano sul volto di Adry, il babbo (che si chiamava Leone) disse: – Adriano Celentano è stato uno dei più grandi artisti dello scorso secolo e dell’inizio di questo… Oggigiorno, è tanto famoso che è finito anche nei libri di storia, alla voce “Cultura e spettacolo”.
“Ecco dove l’avevo letto!” – penso Adry.
– Questo grande uomo (perché Adriano lo era, pur se con i suoi difetti di cui nessuno al mondo è privo), ha rivoluzionato prima la musica, poi il cinema e anche la televisione del nostro paese… Anche se oramai è famoso in tutto il mondo, il suo nome risuona dall’Europa all’Asia, dalle Americhe all’Oceania.. Il suo nome è un mito, la sua persona imitata e studiata da milioni di fans e ammiratori… La sua luce non smetterà mai di splendere e illuminare il nostro mondo…
Mentre Leone parlava, Adry si stava man man accorgendo che ormai non si stava rivolgendo più a lui: stava parlando a sé stesso, al suo cuore, stava rivivendo con le parole il suo passato, la sua vita trascorsa, tutti i bei ricordi che aveva passato con il Molleggiato… e l’elenco era lungo, e scaldava il cuore e l’anima. Sì, anche lui idealmente faceva parte del Clan, così come tutta la gente che aveva voluto bene a quel ragazzo dinoccolato che ci avrebbe fatto cantare, ballare, sognare, emozionare, riflettere e anche (perché no?) qualche volta incazzare! Le corde del cuore di Leone erano pizzicate da questo flusso incessante e scintillante di pensieri, elucubrazioni e soprattutto Amore per colui che aveva contribuito a diffondere il rock in Italia, a parlare di ecologia negli anni 60, a inventare il rap, a creare una maschera cinematografica subito riconoscibile, a rivoluzionare il modo di fare televisione! Questo e altro era Adriano Celentano, signori miei, e come è destino di tutti i miti, ognuno porta con sé nel profondo una propria visione del personaggio, una visione personalizzata dell’idolo… Ma il denominatore comune è uno solo. ADRIANO SEI UN GRANDE!
Il rumore di un aereo supersonico tolse Leone dalla “trance” nella quale era sprofondato. Quanto era rimasto lì a fantasticare? Secondi? Minuti? e chi può dirlo?
Leone vide che Adry lo stava fissando con ammirazione: quanto di quello che gi era passato per il cervello aveva esternato a parole? Mistero. Una cosa era certa: poco o tanto, quello che aveva detto era rimasto scolpito nel pensiero di Adry come nel marmo! Ne era certo, Leone. Quei candidi occhi avevano una luce nuova, diversa. Sapeva bene quello che voleva significare.
– Adry, tieni – disse Leone, porgendo al figlio un foglietto estratto dal cappotto. – Voglio che sia tu a lasciare questo sulla statua.
Si stava riferendo a una gigantesca statua posta al centro della via che raffigurava… Indovinate un po’? Ovviamente il mito, raffigurato mentre si contorceva in uno dei suoi balli scatenati. Ai piedi della statua stavano fiori, candele, anche qualche vecchio disco in vinile che, purtroppo, non era più possibile ascoltare, dato che tutti i girafischi erano scomparsi.
– Lascia questo biglietto qui, ai piedi della statua.
Adry obbedì; sul foglio era scritto: “6 Gennaio 1938 – 6 Gennaio 2038 La leggenda continua — Adriano, grazie di essere. Punto.
– Adesso andiamo a casa, Adry. Ho tante cose su di lui da dirti.
Il ragazzo abbracciò forte forte il padre, il quale lo prese e se lo caricò sulle spalle, allontanandosi da quella via, apparentemente tanto uguale alle altre ma tanto diversa.
Incorniciati dal sole al tramonto, i due sembravano davvero “Un bimbo sul… Leone”.
FINE