Adriano Celentano non si smentisce. Boom di ascolti per Rock Economy. L’analisi
Tutti pazzi per Adriano: oltre 9 milioni di spettatori per il concerto del Molleggiato dall’Arena di Verona e stasera secondo appuntamento. Con l’incognita monologhi.
di Francesco Canino
Meno predicatore e più cantante. L’attesissimo live di Adriano Celentano dall’Arena di Verona ha incollato ai teleschermi quasi 9 milioni di persone. Numeri record, come da previsioni, e momenti cult e pubblico in delirio. Spiazzati quanti si aspettavano dal Molleggiato i consueti sermoni televisivi. Soddisfatti per l’infornata di canzoni, dai grandi classici al repertorio più recente, i “celentanofili” duri e puri. L’operazione è riuscita. Ma Celentano è rock o lento? Panorama.it l’ha chiesto ad alcuni esperti di televisione.
ASCOLTI RECORD. Gongola su Twitter il manager Lucio Presta: “Share prima parte 29.82 seconda 30.87 terza 34.49 Milioni prima parte 9.200. Seconda 9.159 terza 8.500 Non serve altro”. Grazie a Celentano Canale 5 incassa la miglior performance dal 2007. “Grande ascolto non vuol dire per forza grande gradimento – sottolinea il direttore di Sorrisi e Canzoni, Aldo Vitali – Però si tratta di numeri eccezionali considerando anche che su Rai Uno c’era la fiction con Sabrina Ferilli e su Rai Tre Fazio ospitava Matteo Renzi. Credo che stasera confermerà gli stessi ascolti o forse qualcosina in meno”.
IL MONOLOGO INTERROTTO. “Non si sente che parlare di crescita, tutti la invocano ma nessuno viene a spiegarci in quale modo. Credo che la crescita sia subordinata a un’inversione di marcia dell’uomo senza la quale è impossibile venirne fuori”. Il Molleggiato riesce ad accennare il monologo, poi si stoppa: non si capisce se per il pubblico che lo interrompe o per problemi al gobbo. Situazione improvvisata o siparietto costruito? Non si saprà mai, ma la suspense è garantita. “Alla gente piace proprio quello: le pause, i silenzi, lui che dimentica le parole: queste imperfezioni, che penalizzerebbero chiunque, fanno di lui un mito” spiega Aldo Vitali.
CELENTANO ROCK. “Celentano è una prova dell’esistenza di Dio: ho coniato questo slogan trent’anni fa e lo confermo. Parlo della voce, ma anche delle “prediche” che hanno – in questo caso senza scomodare Dio… – il pregio di uno stile originale e divertente, al di là degli argomenti” dice l’autore televisivo Cesare Lanza. “Ha avuto il coraggio, alla sua età, di riproporsi in pubblico: la voce qualche volta è calata, non ha certo esaltato il pezzo di Fossati…ma qualsiasi cosa faccia per me è un mito. Mi fa tenerezza, gli voglio bene. Le sue canzoni sono un pezzo della mia vita e di milioni d’italiani, suoi fans. Per Canale 5 è stato un gran bell’exploit”.
CELENTANO LENTO. “I monologhi? Non credo se ne sia sentita la mancanza. Il momento più debole? Il talk con l’economista Fitoussi. Diceva cose interessanti, per altro già sentite, ma fuori contesto. Il limite del programma è stato proprio quest’ambiguità: la gente voleva un concerto, non un talk sull’economia, che si può fare in uno studio televisivo ma non all’Arena” sottolinea Vitali. Un intervento a tratti surreale, stoppato dalla perplessità del pubblico, che invoca: “Celentano Presidente!”. Poi la musica riprende ed è subito spettacolo. Perfetta l’orchestra diretta da Fio Zanotti, bravissimi vocalist e ballerini.
GARANZIA MORANDI. Sembra quasi che il fratello minore, Gianna Morandi, sia arrivato al momento giusto per dare manforte al fratello maggiore e spezzare la liturgia della scaletta. “L’entrata in scena di Morandi ha dato ritmo e ha sdrammatizzato un momento di spettacolo, quello con Rizzo, Stella e Fitoussi che rischiava di essere fiacco” dice Andrea Amato, direttore del sito Tv Zoom e direttore dei contenuti di Radio 101. “E’ stato divertente vedere Morandi che quasi “riprendeva” Celentano con quel “la gente vuole sentirti cantare”. Non so quanto ci fosse d’improvvisato o di studiato, il bello forse è proprio questo, ma è stato uno dei momenti più belli”.
MOMENTI CULT. L’Arena si commuove per Io non so parlar d’amore, dedicata all’amico Gianni Bella e al paroliere Mogol, anche lui nel parterre ad alto tasso vip – da Paola Perego a Eros Ramazzotti, da Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo, Al Bano e Marco Mengoni. Standing ovation per Pregherò: tutti i piedi, compreso Paolo Bonolis (“qui c’è Paolo: mi ha detto che se non canto questa canzone mi tira qualcosa”). Applausi interminabili per gli evergreen come Svalutation, per il duetto con Morandi e per l’uscita di scena su Prisencolinensinainciusol.
LE POLEMICHE SUI COSTI. E sul web c’è chi tenta la polemica sui costi dello show. “Polemica inutile – la bolla Andrea Amato – Appigliarsi al fatto che parli di crisi economica è sciocco. Uno show di questo tipo non solo genera introiti pubblicitari, ma crea posti di lavoro per l’indotto ed è un volano per il turismo. Conti alla mano, è un’operazione ben riuscita”.
APOCALISSE? NO GRAZIE. “E’ vero che i temi forti di Celentano sono l’ecologia, l’inquinamento e la distruzione del pianeta, ma non capisco i toni così apocalittici e le scenografie così cupe – sottolinea Aldo Vitali – Tanta cupezza non c’entra molto con le canzoni, quasi tutte d’amore. Penso poi a Svalutation, che si chiude con una profezia positiva: “L’Italia ce la farà”. Più positivo di così!”.
09/10/2012 – Panorama.it