«Meglio che Silvio e Romano si parlino: la lezione della parata rock»
Il «MOLLEGGIATO» E IL 2 GIUGNO
Un vero spettacolo rock la parata per il sessantesimo anniversario della Festa della Repubblica. I colpi, incessanti dei bravissimi tamburisti delle varie bande dei corpi speciali, che più rock non potevano essere, sembravano evocare immagini suggestive delle diverse Italie dal ’46 a oggi. Mentre il Tricolore sfrecciava perfetto nei cieli di Roma e i soldati dei diversi reparti scandivano il tempo coi loro passi tutt’altro che di guerra, ma “di presidio a garanzia della pace” così ha detto Giorgio Napolitano rievocando l’articolo 11 della Costituzione e io ci credo, come credo che la missione italiana in Iraq è di pace e non di guerra, inconsciamente mi sorprendevo a battere il piede davanti al televisore, mentre le immagini della diretta si mischiavano fra le macerie del Dopoguerra e un’Italia, unita dalla voglia di risorgere, di ricominciare. Ecco lo spirito che si avvertiva in questo compleanno della Repubblica: la voglia non solo di pace ma di ricominciare e ricominciare, attenzione! Non vuol dire ricominciare dal dopo Berlusconi come se lui avesse sbagliato tutto, ma piuttosto dopo gli sconvolgimenti degli ultimi anni: l’11 Settembre, lo tsunami, il cambio della moneta, che ci ha messi al sicuro da una parte, ma non da quella dei furbetti che hanno approfittato per aumentare i prezzi della spesa, la concorrenza dei Cinesi, l’Afghanistan, tutte cose che ancora oggi ci coinvolgono e di cui lo stesso Berlusconi è rimasto vittima, come qualunque governo lo sarebbe stato al posto suo. La dimostrazione la sì e avuta proprio dalla spaccatura che si è creata con il voto delle ultime elezioni. Una spaccatura dalla quale nasce un avvertimento: “Non sentitevi troppo al sicuro” sembrano dire gli italiani ai due schieramenti, non creda la destra che portandoci nuovamente alle urne possa conquistare una vittoria schiacciante sulla sinistra, la prossima volta potrebbe non essere un pareggio ma addirittura un tracollo… e lo stesso vale per la sinistra vincitrice, la quale deve mettersi in condizioni non di condannare, ma di perfezionare il lavoro fin qui fatto da chi li ha preceduti. Cominciando ad abolire i doppi distintivi che a nulla servono se non quello di creare una separazione dove invece, mai come questa volta, il Paese ha bisogno dì sentirvi uniti. E’ questa la coerenza di cui hanno bisogno gli italiani. A cosa serve stare col corpo alla parata mentre il cuore è all’anti parata?… Una manifestazione in più per la pace non fa mai male.., l’importante che non si instauri il dubbio che quelli che erano alla Festa della Repubblica, quindi l’intero nuovo governo, sia per la guerra… Ciò che si respirava invece era una boccata d’ aria pura e lo si avvertiva soprattutto dal comportamento quasi scolaresco dei vertici del nuovo governo. Era bello vederli lì tutti insieme, con atteggiamento compito ed elegante quasi come se si scusassero per essere stati eletti: una piacevole sensazione, a partire dal nuovo Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, con i presidenti di Camera e Senato Bertinotti e Marini e, poco più in là, D’Alema e Rutelli che, devo dire, erano i più belli, anche sotto il profilo estetico… subito dopo il ministro della Difesa Parisi, attento e orgoglioso della carica che occupa; e infine l’attivatore principale di questo cambiamento, Romano Prodi. Una bella squadra, bravo Romano!… Io te lo dico esplicitamente, ma poche poltrone più in la c’era uno che non te lo poteva dire apertamente ma te lo faceva capire col sorriso e gli applausi che faceva alle belle crocerossine… uno a cui si può dire tutto, tranne che non sia Rock: Berlusconi.
Celentano Adriano
04/06/2006 – Corriere della Sera