Siamo nel 1970, il 13 aprile la celebre frase «Houston, abbiamo un problema» a seguito di un incidente sull’Apollo 13 entrerà nella storia.
Il 10 aprile si sciolgono i Beatles e un mese dopo esce il loro ultimo album “Let it be”.
In Italia il 20 maggio viene approvato lo Statuto dei lavoratori e il 1° dicembre la legge che introduce il divorzio.
Ci sono i Mondiali di Calcio in Messico con la storica partita tra Italia e Germania Ovest che vinceremo 4-3, per poi perdere la finale col Brasile.
Ci lasciano Giuseppe Ungaretti e Jimi Hendrix.
A settembre il presidente Usa Nixon fa visita nel nostro Paese provocando numerose manifestazioni di pace contro la guerra in Vietnam.
E per noi, fans di Adriano? Cosa è successo di memorabile? Beh, Celentano (con Claudia Mori) vince il Festival di Sanremo con Chi non lavora non fa l’amore, un brano non appartenente a nessun album di inediti, ma inserito della raccolta Adriano Hits.
Abbiamo voluto omaggiare i 50 anni dalla vittoria, riportando dei testi tratti da quattro libri.
Da Vox Populi, voci di sessant’anni della nostra vista di Gigi Vesigna:
Durante la selezione dei trecentotré motivi inviati per partecipare alla gara, sto telefonando dall’Hotel Savoy al mio giornale quando, nella cabina accanto alla mia, viene chiamato urgentemente Ezio Radaelli. Fingo di continuare la telefonata e aguzzo le orecchie per capire cosa stia dicendo Radelli. E mi rendo conto che dall’altro capo del telefono c’è Adriano Celentano! Alla fine della telefonata “SO” che sarà presente al Festival e canterà con la moglie Claudia Mori. Insomma, scende in campo “la coppia più bella del mondo”, e come dice la canzone: “…ci dispiace per gli altri”. Il mio giornale è in chiusura, io insisto perché sia inserita la ghiotta anticipazione. Il giornale esce qualche giorno dopo, e il mio editore, Giuseppe Campi, mi racconta come Celentano l’abbia chiamato smentendo la notizia e chiedendo, in pratica, la mia testa. Poi vengo convocato alla sede del Clan, che è in un palazzo di Corso Europa, a Milano, dove, a un altro piano, c’è la redazione milanese del mio giornale. Mi trovo in una stanza, praticamente accerchiato dal Clan: ci sono Adriano, suo fratello Alessandro, Micky Del Prete e altri che conosco solo di vista. In buona sostanza mi chiedono di smentire la notizia. Secondo loro Adriano e Claudia non hanno nessuna intenzione di andare a cantare al Festival. Rispondo che saranno i fatti a smentirmi, è così, quando il 25 Febbraio sono seduto nella platea del Teatro del Casinò per ascoltare le prove, mi sento apostrofare: “Uhe, Gigi”, mi grida Celentano, che è due file più avanti, “hai visto che avevi ragione!”. Adriano è così: prendere o lasciare.
Dall’Almanacco di Sanremo di Marino Bartoletti e Lucio Mazzi:
La canzone vincitrice risulta la più contestata del Festival. “Canzone antisciopero” e “canzone crumira”, inaccettabile la supplica al “signor padrone” per avere un aumento di stipendio e salvare il matrimonio, stigmatizzano sindacati, operai e politici. “Io volevo sottolineare – spiega poi Celentano – come gli operai senza lavoro, perdono anche la serenità”. Dal punto di vista melodico il brano si ispira abbastanza palesemente a “Give peace a chance” di John Lennon. Sta di fatto che vende oltre 750.000 copie e all’epoca, Celentano dichiara: “Non pensavo di vincere il Festival, ma ero sicuro di vendere tanti dischi”. Detto fatto.
Nei tanti record di Sanremo ce n’è uno curioso: Adriano Celentano e Mina, cioè indubbiamente i due più grandi e longevi cantanti della musica leggera italiana hanno vinto una sola volta in due (Celentano) e Mina, anzi, non è neanche mai salita sul podio. Quello del ’70, cioè il Festival del Ventennale, fu l’unico, appunto, in cui Adriano conquistò il primo posto. Probabilmente con una delle canzoni meno belle da lui portate al Casinò (rispetto, per esempio, alle due che gli fecero da corona e cioè “La prima cosa bella” che rivelò i “Ricchi e Poveri” e “L’arca di Noè” brano sofisticatissimo di Sergio Endrigo, premiato per il suo testo tutt’altro che facile). Endrigo, nemico storico di Celentano (che per la verità era stato il primo ad aprire le ostilità due anni prima criticando astiosamente il suo successo con “Canzone per te”) non si trattenne: “E’ incredibile come Celentano continui ad usare il trucco di interrompere la sua esibizione: e il pubblico continua a credergli e a cascarci”. In effetti, nella prima esecuzione Adriano si “impuntò” due volte e sempre nello stesso punto: nel primo caso – dopo un minuto – riprese la canzone da capo nel secondo – dopo due minuti – fece andare avanti l’orchestra, si godette un lungo applauso e ricominciò. In tutto “Chi non lavora non fa l’amore” durò quasi cinque minuti! E il giorno dopo tutti la cantavano.
Da “Celentano e rivoluzione” di Epìsch Porzioni:
[i fascisti ripuliti] ne fanno uno slogan anti contestatori, capelloni scioperati e figli dei fiori.
In “Memorie di zio Adriano”, il nipote Bruno Perini ricostruisce così la reazione del Nostro:
“Hai visto che casino che è successo per la mia canzone?”
“Vorrei ben vedere, in piena contestazione ti metti a fare il pompiere degli scioperi. Che cosa ti aspettavi?”
“Ma no, Bruno, hanno capito male, era un modo per sdrammatizzare lo scontro che c’è in atto tra padroni e operai. Nel testo del mio pezzo chiedo che operai e padroni si mettano d’accordo. Non va bene?”
Ancora più disarmante la reazione quando legge dei murales fiorentini che lo riguardano. Suo nipote lo chiama e gli dice:
“Hai visto che cosa hanno scritto? Celentano reazionario”
“Ma va!”
“Adriano, che fai, ti meravigli?”
“No, figurati… ma scusa se ti faccio questa domanda: reazionario cosa significa realmente?”
E se la ridono.
[…]
Tutto questo casino comunque non impedisce alla canzone di diventare un successo colossale e soprattutto di essere conosciuta anche dai muri.
Sì, pure quelli che dileggiavano il Molleggiato.
Da Celentano. La vita, le passioni, la musica, il cinema, la TV di Umberto Piancatelli:
Gli attacchi non fanno altro che portare pubblicità e aumentare le vendite, che superano il milione di copie. “Io, a dire il vero – spiega a Giuseppe Resta di ‘Ciao 2001’ – non ero venuto al Festival per vincere; poi quando mi hanno detto che ero arrivato primo ho capito che avevo vinto. Anche mia moglie è stata forte. Ho davvero una moglie bella e perfetta, che fa dei figli belli. La canzone, molti hanno detto che è qualunquista. Cosa vuol dire questa parola qui, non so, per me è una canzone. Non sto mica a pensare su a tutti questi problemi. Io non ho fatto altro che comporre una canzone ove ho messo dentro in evidenza il disagio che molti avranno provato in questo autunno caldo”. Prosegue Celentano: “Riguardo all’amnesia dell’altra sera? No, non chiamiamole amnesie, io vado solo soggetto a certe distrazioni. In certi momenti, non è colpa mia, mi distraggo facilmente, è come una malattia, sì una specie di malattia non contagiosa, chiamata ‘mania della distrazione’, non ci sono cure. Ho provato ma non ci sono riuscito. Stasera per esempio temendo un nuovo attacco volevo entrare in teatro con sotto il braccio un mangiadischi così se il male mi colpiva di nuovo io infilavo il disco dentro e via così, no. Poi invece non so chi è stato, lo ha detto a Gianni Radaelli e Ezio Ravera e così loro me lo hanno proibito”.
E ora, rigustiamoci le 3 esibizioni di Celentano al Festival!
PRIMA SERATA
SECONDA SERATA
TERZA SERATA (esibizione di Claudia Mori e bis di Celentano dopo la proclamazione)
Fabrizio e Lorenzo