Adrian, Celentano contro Salvini. Lo show più bello, più criticato e meno visto degli ultimi 20 anni.
Giacca nera lunga sopra una camicia sbottonata, stivaletto d’ordinanza (in realtà non li aveva in questa puntata, ndr) e senza occhiali scuri: si mostra così, senza nascondersi e in grandissima forma Adriano Celentano alla quarta e penultima puntata del suo show più criticato di sempre. Il più snobbato, il più fischiato prima ancora di andare in onda. Senza motivo peraltro, perché in questa trasmissione Adriano fa esattamente quello che tutti gli chiedevano di fare da tempo: tante canzoni, quei passi che valsero il soprannome di Molleggiato e che rimangono ancora gli unici inimitabili a dispetto dell’età, e brevi monologhi in cui esprime il suo pensiero.
E’ incontestabile Celentano quando entra sorridendo sornione e imbraccia la chitarra per intonare Mondo in Mi 7a, quando canta L’emozione non ha voce, quando duetta con uno strepitoso Morgan in Il bimbo sul leone e si commuove di fronte a uno degli artisti più eclettici di sempre che canta la sua Conto su di te, che dedicò al figlio Giacomo, quando senza mezza incertezza si fa accompagnare dall’arrangiamento della bellissima orchestra diretta da Fio Zanotti sulle note di Un albero di trenta piani.
E’ inappuntabile persino quando si schiera apertamente dedicando un pensiero d’amore alla sorella di Stefano Cucchi o nell’appoggio all’anticonformismo delle sardine. Lui, Joan Lui, che del conformismo non ha mai conosciuto manco l’ombra. Mai fuori misura quando ammette, nemmeno troppo fra le righe, la sua solidarietà agli sbarchi a Lampedusa e l’inappropriatezza delle esagerazioni di Salvini, che una volta apprezzava. Non lo è perché questa è semplicemente la sua idea, che lui con grande senso della concretezza e della realtà contestualizza dandole un valore. La libertà di parola non si potrà mai discutere. Le parole forse, ma per questa occasione Adriano ha voluto attorno a sé per ogni puntata tanti ospiti che dialogavano con lui. Negli ultimi due appuntamenti al tavolo si sono seduti sei giornalisti, che lo provocavano come fecero i cinque conduttori nella prima puntata e come fece Maria De Filippi due settimane fa. Quando insieme a Morandi ha cantato Ti penso e cambia il mondo, Pregherò, Azzurro, dopo aver interpretato Il ragazzo della via Gluck e Una carezza in un pugno, facendo impazzire i fan. Giovedì scorso ha dato vita a un duetto meraviglioso con Antonacci sulle note di Mio fratello che si adattava benissimo alla sua vocalità e ai ritmi celentaneschi, gli stessi di Storia d’amore e Soli, con cui aveva esordito nella stessa puntata.
Ora manca solo una puntata, probabilmente quella in cui potrà sfogarsi completamente senza freni, dopo aver creato lo show più bello della televisione negli ultimi vent’anni. Anche se in pochi lo sanno, perché Adrian non è solo la sua trasmissione più criticata, ma anche quella meno vista, dagli stessi che l’hanno criticata e non hanno saputo dare una sola motivazione per cui un vero varietà di musica, dialoghi e ospiti non dovesse essere adatto. Persone che potranno recuperare su Mediaset Play quello che si sono persi, e che non tornerà mai più: Adrian è stato assolutamente unico nel suo genere, e nessuno sarà mai in grado di ripetere quello che ha fatto Celentano in carriera. Nessuno ha sottolineato la qualità dei dialoghi e della realizzazione del cartoon, pieno di poesia. Dopo l’inizio difficile di gennaio, infatti, questo ritorno a novembre è stato assolutamente perfetto, realizzato da uno amato dal popolo e che ha sempre saputo trasformare tutto secondo i gusti della gente: lo ha fatto anche stavolta con un’ora e mezza di live, e un’ora e mezza di cartoon, in cui accadono sostanzialmente le stesse cose. Adrian spiega il suo mondo utopistico ai suoi interlocutori combattendo gli avversari della vita e del bene, Celentano promuove un partito degli Inesistenti che si muovano senza pensare unicamente al loro interesse, con attacchi alla Rai in primis, da cui si sente visibilmente tradito. Attenzione a sottovalutare questa boutade degli inesistenti l’ultimo che lanciò un movimento per gioco ha fatto arrivare i suoi a sedere sulle poltrone di governo, che però non sembrano essere l’ambizione di un uomo troppo libero quale Adriano. Bene e male si assomigliano, Adrian e Darian si sovrappongono e non sempre quello che crediamo di vedere è la realtà.
Si leggeranno sempre tantissime cose su Adriano Celentano, come accade da anni (il finale di Mondo in Mi 7a lo testimonia), comprese critiche legittimate da antipatie verso uno che ce l’ha fatta in ogni campo, facendosi ascoltare con un’empatia che nessun altro ha mai avuto. Tutto è contestabile, tranne un fatto: Celentano, il primo a portare il rock and roll in Italia, è stato il primo a portare una serie di cartoni animati (enigmatici quanto geniali) in prima serata dopo tante canzoni tutte di successo. Chi lo critica ora si ricordi che se poi quell’uomo si incazzerà e non vorrà più apparire in televisione, non saranno ammesse né contestazioni né lacrime di coccodrillo. Adriano è rimasto solo coi suoi fan, nella loro libertà. Francamente meritava ben altro trattamento: dovremmo imparare a preservare un pò di più la musica e la cultura vere e ricordarci di avere un telecomando quando ci lasciamo attrarre da ospiti fantasiosi come Mark Caltagirone. Che peccato, che occasione sprecata per l’Italia televisiva. La fortuna di oggi non è ottenere un mutuo in banca, ma avere un cervello funzionante per essere liberi come Adriano.
Massimiliano Beneggi
29/11/2019 – Teatro e Musica News (www.teatroemusicanews.com)