In diretta dal teatro Camploy di Verona l’apparizione lampo del Molleggiato ha preceduto la prima puntata del lungometraggio animato ‘Adrian’
di ALESSANDRA VITALI
Molto rumore per nulla, viene da dire dopo Aspettando Adrian, magari poi il pubblico si gode il cartoon (Adrian) che il suo senso ce l’avrà pure, fosse solo per quelle firme che compaiono nei titoli di testa, da Manara a Piovani a Cerami, mentre scorrono i ritratti di un giovane Celentano tutto pettorali e massa magra e di una giovane Claudia Mori con invidiabili glutei al vento. Chi molto ha atteso questo momento si godrà il film, solo il primo episodio (il secondo domani, poi altre sette puntate per altrettanti lunedì). Chi s’aspettava qualcosa dal prologo, la diretta cioè dal teatro Camploy di Verona, s’è sorbito mezzora e più di duetto non propriamente scoppiettante fra Nino Frassica e Francesco Scali (il Pippo di Don Matteo) nelle vesti di due frati intenti a selezionare cittadini meritevoli di salire sull’Arca “per contribuire a costruire un futuro migliore grazie alla bellezza di cui sono portatori”. Poi, la risposta all’interrogativo che ha tenuto banco nelle ultime quarantott’ore (“Celentano ci sarà o no?”): tuoni e lampi accolgono il Molleggiato sul palco. Pause, poche battute e via.
Il gran conservatore Celentano non rivoluziona la scenografia, un marchio di fabbrica delle sue epifanie televisive. La piazzetta di paese con il tavolo e i quattro che giocano a carte, da una parte la Dogana e dall’altra il Bar Chiesa. Più o meno come in 125 milioni di caz….te (2001), Rockpolitik (2005), Sanremo 2004, Sanremo 2012. Cambia lo sfondo, vista mare con l’Arca su cui far salire gli uomini di buona volontà. C’è una specie di Porta Santa che accoglie i prescelti e quando s’apre inonda il palco di luce. Si parla d’accoglienza, è evidente, Frassica accetta o respinge. Vari i candidati, c’è Tarcisio che vuol passare perché “sono una persona gentile anche con quelli che mi fanno arrabbiare e credo che la mia presenza possa contribuire a costruire un mondo migliore”, c’è Margherita che vorrebbe “entrare nel mondo dello spettacolo” e poiché alle domande “sai ballare? sai recitare? sai cantare?” risponde sempre “no”, secondo i frati è “perfetta per la televisione”.
Sui social le reazioni sono discordanti. Se Rudy Zerbi su Twitter osserva: “Vi lamentate che la tv è tutta uguale, e poi quando qualcuno tenta di fare qualcosa di diverso vi lamentate perché è diverso”, c’è chi fa notare il “formato cartoon porno da oscurare con un Celentano che si rappresenta 50 anni più giovane, la fiera del narcisismo”, e chi sottolinea che “sto #Adrian è una porcata pornografica in prima serata! A parte che danno un’immagine di donna sbagliata che si butta addosso ad un uomo e che usa la sua nudità per sedurlo! E poi mi vanno a censurare il programma di @vladiluxuria alla Rai! Non ho parole”.
Frassica si prodiga nelle battute per cui il pubblico lo ama follemente, “uguali come due bocce d’acqua”, “m’è venuta la pelle d’oro”. Ma tocca all’attore Natalino Balasso il pistolotto che introduce l’apparizione lampo di Adriano. “Avete pagato per non vedere Celentano, bravi”, dice al pubblico, “io per non vedere Povia pagherei anche cinquemila euro”. Balasso tocca i temi cari al Molleggiato, “ho capito perché avete pagato per entrare in teatro: per non restare a casa vostra. Come quei reality dove c’è un gruppo di psicopatici che lottano per non essere eliminati, perché la condanna è tornare a casa loro. La vostra condanna è tornare a casa vostra e sentire gli spot di Celentano. Con le porte blindate. La mania della sicurezza. In Italia la gran parte degli omicidi avviene in famiglia, altro che porte blindate, lasciate le porte aperte, lasciatevi una via di fuga”. C’è di buono che il pubblico in teatro, continua Balasso, “è diverso dal pubblico televisivo, che applaude sempre, qualunque cosa dice il conduttore. Ovazioni, applausi scroscianti come la grandine sulla tua macchina nuova”.
Lampi e fragore di tuoni annunciano l’arrivo di Lui. “E’ fatto così – continua Balasso – sembra che non c’è, ma quando arriva rompe i cojoni”. Pantaloni e giubbino scuro, occhiali scuri, scarpe chiare, eccolo. Standing ovation. “Qui c’è qualcosa che bisogna cambiare”, dice a Balasso mentre dal pubblico del Camploy grida “sei sempre il più bello” e scandisce “Adriano, Adriano”. Lui veste i panni del regista impegnato agli ultimi ritocchi dello spettacolo, “avevo detto ad Alessio, che è un bravo regista, di non inquadrarti con quella camera. Poi c’è stato un cartello… apparso così… poi è sfuggito”. “Ma c’è anche dell’altro che bisogna cambiare”. “Il fatto che rompi?”, gli chiede Balasso, e lui fa con la mano un cenno per dire “non proprio”. “I cojoni?” insiste l’attore. E Celentano annuisce, ecco, bisogna cambiare ‘i cojoni’ ma non si capisce bene se lo stia bacchettando per la parolaccia o se si riferisca ad altro. Risate, applausi, pausa. Adriano s’avvicina al pianoforte, si versa dell’acqua in un bicchiere, alza il braccio come a brindare al pubblico che continua a osannarlo. “Una ha detto ‘bevimi’ – gli dice Balasso – capisco stare in calore, ma così è troppo…”. Celentano sorride, tace. Si avvia. E esce di scena fra gli applausi.
22/01/2019 – La Repubblica