“Adrian”, e questa volta Celentano torna a cantare
La terza puntata del programma sul “Molleggiato” su Canale 5
di SILVIA FUMAROLA
La scorsa settimana era apparso sul palco del Teatro Camploy di Verona, al fianco di Natalino Balasso e Giovanni Storti, senza dire una parola. Stavolta Adriano Celentano, per la terza puntata di Adrian, su Canale 5, ha fatto la cosa che sa fare meglio: ha cantato. Guest star Ilenia Pastorelli, molto emozionata, che recita un monologo sulla violenza contro le donne.
Frassica entra nel confessionale ed ecco la voce di Celentano: «Padre mi perdoni, ho peccato. Ho fatto peggio di una settimana fa, padre. Confesso di aver scientemente sabotato gli ascolti di Canale 5 non apparendo, non cantando mai e pronunciando solo tredici parole». «Ho intenzione di rifarlo», continua il Molleggiato, «ho deciso di sabotare l’audience per altre sei puntate così che dai sei milioni iniziali resterà un solo spettatore, è quello che mi interessa. M’interessa quel ragazzo ribelle che resterà a cui non importa niente se canto o ballo. E’ lui che salverà il mondo». Come sempre Frassica lo assolve, e gli chiede di cantare «perché a Dio piace il rock».
E Celentano canta Pregherò per te poi Hot dog Buddy Buddy, Rock around the clock. Quindi si avvicina al pubblico, uno degli spettatori gli bacia la mano, un altro gli urla: «Adriano ti amo come mia moglie, anzi di più». Balla tutto il cast, da Frassica a Giovanni Storti a Pastorelli – intanto le luci si sono abbassate. L’attrice resta in scena per il monologo sulla violenza contro le donne.
«Porti la gonna corta, te la sei cercata. Ti metti i pantaloni aderenti, ti danno una pacca sul sedere. Te la sei cercata. Il barista ti aiuta a infilarti il cappotto, gli sorridi. Entri in macchina e il tuo fidanzato ti dà uno schiaffo: te la sei cercata. Sei milioni 780mila donne hanno subito violenze di ogni genere. Però quando diciamo basta» spiega Pastorelli «ci accusano, parlano di caccia alle streghe, di delirio femminista, poi però ci trovano sgozzate, stuprate uccise. Ma non ce la siamo cercata. Non ce la cerchiamo mai».
Giovanni Storti introduce il comandante Daniele Zovi, esperta guardia forestale e scrittore, l'”amico degli alberi” che parla della biodiversità. «Un po’ come quando noi ci mischiamo: francesi, inglesi, negher» dice Storti. Zovi viene ammesso sull’arca della bellezza. Poi il monologo di Natalino Balasso sulle fake news, l’ignoranza, gli analfabeti funzionali. Perché dobbiamo occuparci delle fake news se non capiamo neanche le notizie vere? Siamo cervelli fuori sede». Storti interviene parlando dei migranti che vengono deportati «quei pullman mi fanno pensare ai treni».
28/01/2019 – La Repubblica (www.repubblica.it)