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Adriano è sempre “Adrian”, sono i tempi a essere cambiati

Qual è il colmo per un orologiaio? Arrivare fuori tempo massimo. Così è stato per Adriano Celentano, tornato un anno dopo sul luogo del flop che aveva accompagnato il tormentato debutto su Canale 5 di Adrian, il cartoon da lui scritto e diretto.
Per vendicare l’onta è stato scelto il giorno della settimana più agguerrito dalla concorrenza, giovedì, e stavolta nel prologo Adrian Live Questa è la storia non solo lo sposo è arrivato all’altare, ma si è fatto accompagnare da ben cinque damigelli d’onore: Paolo Bonolis, Gerry Scotti, Piero Chiambretti, Carlo Conti, Massimo Giletti. Muoia Sansone con tutti i filistei?
Per evocare le potenze degli inferi, e di conseguenza l’Evento, più di così non si poteva; eppure i sessanta minuti di show, non tutti dal vivo ma quasi del tutto privi di interruzioni pubblicitarie, hanno ottenuto il 15.4 per cento di share (pari a 3,8 milioni di spettatori) contro il 19,9 di share e i 4,4 milioni di Un Passo dal Cielo su Rai1, cui è seguito il prevedibile crollo delle nuove puntate di Adrian.
Share del 10.4, con spot a iosa, dato in linea con gli ascolti dello scorso anno e difficilmente migliorabile perché cambiare l’antipasto non cambia il sapore della pietanza.
INSOMMA, la ricomparsa del Molleggiato non è stata un flop, ma “un passo dal flop”, l’ordinaria amministrazione, che però per un uomo della pioggia come lui è quasi peggio. Questo ritorno suona speculare a quello di Fiorello con Viva Raiplay!; Fiorello è sempre Fiorello e funziona proprio per quello, ma è anche attentissimo a non ripetersi, a rimodularsi al passo coi tempi; per esempio, come testimonial quotidiano delle modalità di ascolto delle piattaforme streaming, e gli ascolti gli hanno dato ragione.
UNO POTREBBE DIRE, vedi?, invece Adriano non è più lui. Niente affatto. Il carisma della presenza, della voce, dei sorrisi è intatto. L’inizio di Adrian Live ha avuto qualcosa di memorabile, l’arrivo in silenzio degli invitati usati contro loro stessi, l’inconfondibile suspense sul nulla, la tavola rotonda sulla televisione -o era una seduta spiritica? – , “i magnifici cinque” del video generalista sulle sedie a rotelle, il Conduttore a stuzzicarli sul filo del grottesco e del non senso (“Perché non mi rispondete?” “Dipende se fai la domanda”).
VENTI MINUTI memorabili prima di un seguito più scontato, in linea con tutti gli eventi del passato più o meno annunciati; l’i ntemerata sull’emergenza ambientale, l’elogio di sorella acqua con Ligabue, il riassunto delle puntate precedenti del cartoon affidato ad Alessio Boni, il sermone contro l’omofobia appaltato a Ilenia Pastorelli nelle vesti (succinte) di barista- predicatrice.
Sì, Adriano è ancora lui. Fin troppo. Ma nell’ora di Netflix e di Amazon sono i tempi a essere cambiati, prima di fare la morale agli spettatori meglio assicurarsi che gli spettatori siano ancora dove li avevamo lasciati. La tv generalista conta ancora, ma il tempo degli eventi è agli sgoccioli e la saga di Adrian ne è la controprova; se a resuscitarli non ci riesce Celentano, che ha avuto la massima potenza di fuoco al massimo dello splendore nazional-popolare, in futuro non potremo stupirci di nulla, nemmeno di vederlo da Carlo Conti come giudice della giuria di Tale e quale show.
È la televisione-focolare, “la finestra sul mondo attraverso cui ci arriva il bello e il brutto dell’umanità” a non essere più lei; quella televisione che nessuno come Celentano ha saputo registrare, smontare e riparare come nuova, finché funzionava come un orologio.

di Nanni Delbecchi

09/11/2019 – Il Fatto Quotidiano

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