Adriano Celentano compie 80 anni. Nato a Milano il 6 gennaio del 1938, è da sempre un grande tifoso dell’Inter, ospite d’onore alla festa del Centenario nel 2008. “Sportivo” in alcuni film (mitica la scena da giocatore di basket nel “Bisbetico domato”) è il più Internazionale dei nostri cantanti: la sua “Azzurro” è ancora oggi la canzone italiana più famosa nel mondo
di Alfredo Corallo
“Come andiamo?”. “Andiamo che perdiamo 86 a 0”. “Andiamo male allora”. “Peggio”. “Com’è che funziona questo gioco?”. “Funziona che bisogna riuscire a mettere la palla nel loro canestro”. “Tutto qui?”.
“Plagiati” da un doveroso omaggio, estasiati da quella “bisbetica” pigiatura dell’uva, contagiati dal suo rock, “celentanizzati” dal rivedere i suoi folli sketch e non stanchi di riascoltare per la ventiquattromillesima volta le sue canzoni d’amore e i duetti epici con Mina, non potevano esimerci dal raccontare di quella sera che eravamo seduti al tavolo di un ristorante a Berlino, elegantino ma un po’ demodé (retró, vintage, fate voi), di quelli insomma con le pareti tappezzate di foto dei proprietari abbracciati a Gattuso e Toto Cutugno, con il cameriere 50enne che parla un esilarante siculo-tedesco, che nell’accendere la candela – siamo nel cuore pulsante del folkloristico romanticismo italo-teutonico – sfodera lo sguardo complice di chi farà il tuo gioco, lui farà il tifo per te fino alla panna cotta, che la mancia verrà da sé. E proprio qui, dove il mondo sembra essersi fermato, che ci troviamo in compagnia di una giovane studentessa di musica classica, con uno spiccato accento taiwanese, “pazza” di Andrea Bocelli. “Vi consiglierei di cominciare con il nostro antipasto della casa”: è un’imposizione, non un suggerimento. Quello d’ordinanza, l’antipasto “nostrano” più che nostro, che suona tanto “mari e monti”, a base di “salumi e formaggi vari”, grosse olive verdi, pomodori secchi, alici marinate, non proprio beethoveniano eppure… “spazzolato” con gioia.
Ma sapete, è uno dei primi appuntamenti e la ragazza ha tutta l’aria di una che vuole essere corteggiata all’antica (“che se la tila” direbbero a Taipei) e al suo ritmo non ci siamo più abituati. E – come se non bastasse – non si fa intrappolare in un banale bicchiere di vino (“watel, please”). Non quella sera, almeno. Quando, in sottofondo, vibrano le magiche corde di Adriano: “Io non so parlar d’amore, l’emozione non ha voce…”. Poesia, questa è l’Italia ragazza! “Very nice” dice lei, “beautiful voice”. Adesso, però, ditemi voi, come si fa a spiegare ad una pianista di una lontana isola dell’Asia, al secondo o al terzo anno di università, chi è Adriano, Adriano Celentano? E pure in inglese! Beh, è un campione, semplice. Ol rait.
Prisencolinensinainciusol
Uhm, campione è francamente un po’ riduttivo. È Celentano, what else? Milanese, di una famiglia del sud. Nato per caso in via Gluck il 6 gennaio del 1938, nell’anno in cui l’Italia avrebbe vinto il suo secondo Mondiale (qui a Berlino ci abbiamo vinto il quarto, sai com’è. Sigh). L’italiano che ha venduto più dischi di tutti, più di 200 milioni, il più internazionale. Il migliore. Er più. È la storia d’Italia: come Leonardo Da Vinci, Garibaldi, Roberto Baggio, capisci? (“who is Garibaldi?”). È quello che canta Azzurro, ecco: do you know Azzurro? “Azzullo? Maybe…”. Cameriere, attacca! “Cerco l’estate tutto l’anno…”.
NerAzzurro
È una delle canzoni italiane più famose nel mondo (scritta da Vito Pallavicini con la musica di Paolo Conte, sia chiaro), rappresenta la nostra identità, il nostro senso del nonsense. No, la maglia azzurra della Nazionale è precedente, non è azzurra per la canzone. Eppure c’è qualcosa che li accomuna: l’Italia ha indossato per la prima volta quel colore che era sempre un 6 gennaio, qualche anno prima che nascesse Celentano. Ma che in Italia era già il giorno della befana (come si dirà in inglese “befana”?). Vabbè, è un giorno di festa in cui i bambini ricevono dei regali. Pensa che da ragazzino – dice lui – era stato scelto da Giuseppe Meazza, uno dei più grandi calciatori della storia, quello che dà il nome allo stadio di Milano, per giocare nell’Inter. Ma il fratello, che gli faceva anche da padre, non volle, erano poveri, doveva concentrarsi sullo studio, capirai… proprio lui che si auto-ribattezzerà il Re degli ignoranti. Altro che Re Magi!
Così, qualche anno dopo, sempre l’Inter, di cui è un super tifoso e una delle sue figlie ne ha addirittura composto l’inno (“Pazza Inter” ndr) l’ha invitato per la celebrazione del suo Centenario. Non cantava in pubblico da secoli, ogni tanto si eclissa, ama queste lunghe pause… ma non ha resistito alla sua squadra del cuore.
LeBron chi?
Ma il calcio alla ragazza sembra non interessare più di tanto. E ora che sa dei cinesi – con cui certo non corre buon sangue – ancora meno. Perfino la notizia che anche Bocelli sia un tifoso interista la insospettisce. Guarda che è interista sul serio! (siamo costretti a mostrarle la foto di Bocelli con la maglia nerazzurra). Intanto – per fortuna – arriva il primo. Lo sguardo del cameriere è di quelli che vuole comunicarti qualcosa del tipo “stiamo andando maluccio fratello”. E i tortellini ci rimettono in partita. “I prefer basketball”. Servita! Celentano è anche un attore e in un film c’è una scena in cui gioca a basket, fa 88 punti e vince praticamente da solo! E alla fine, con tutto il palazzetto in delirio (e un Jimmy il Fenomeno d’antologia, ma resti tra noi) prende il microfono e urla “ti amooo” a una ragazza sugli spalti, Ornella Muti, la più bella delle attrici italiane in quegli anni, amatissima dai tedeschi (il cameriere conferma, e io pago…). “Carne o pesce?”.
Faccio un tuffetto
Ordiniamo una spigola. E l’intreccio cena-Celentano ci trascina in un altro sketch, “marino”, quello del tuffo carpiato con salti mortali in loop, sempre per fare colpo con la Muti (il film è “Innamorato Pazzo”). Ma Adriano è felicemente sposato da oltre 50 anni con Claudia, Mori, cantante anche lei. Un suo brano, uscito nel 1982, quando conquistammo il terzo Mondiale (non è colpa nostra se ne abbiamo vinti 4) fu “ripescato” dagli azzurri durante gli Europei del 2012 per festeggiare l’ennesima vittoria contro la Germania, scalando le “vette” delle views su Youtube. Ma in finale non funzionò…
Eravamo in 100.000
E allora meglio l’altra a sfondo calcistico: “Se non sbaglio lei ha visto Inter-Milan con me, ma come fa lei a non ricordaaaar… Noi eravamo in centomila, allo stadio, quel dì… Lei ha segnato un goal! Diretto nella porta del mio cuor…”. O l’altra ancora: “Siamo la coppia più bella del mondo, e ci dispiace per gli altri. Che sono tristi. Che sono tristi. Perché…”. Perché cosa, Adriano? “Niente, punto, la frase è finita”.
06/01/2018 – Sky.it