Celentano: “È arrivata l’ora di farvi amare gli incompresi”
Esce “… Adriano”, special box di 65 brani tra “immortali”, “sottovalutati” e inediti
di MARINELLA VENEGONI
È una sorta di piccola enciclopedia di genere «…Adriano», uno «special box» che esce oggi. Ben 65 brani, fra i quali gli immortali di sempre come Via Gluck, L’emozione non ha voce, Azzurro; brani più recenti, o meno conosciuti; curiosità come Viola, sempre sull’ecologia, la cui copertina all’epoca fu denunciata per una parolaccia a pennarello che l’attraversava. Tre inediti: e l’unico suo, scritto alla vigilia delle elezioni del febbraio 2013, molto molto polemico. E poi il live dell’Arena di Verona dell’anno scorso, e un libretto di 68 pagine di documenti e foto che appartengono ormai alla storia del nostro costume. È cominciata la rincorsa ai regali di Natale, anche gli artisti più reclusi si fanno vivi a rinfrescare al popolo la memoria delle proprie imprese. E anzi qui Celentano, profeta e rottamatore ante litteram, si produce in una rara intervista dove racconta sfiziosi particolari inediti e nuovi propositi.
Nella sua lunga carriera lei ha messo insieme decine di collezioni delle sue canzoni. Che cosa rende questa che sta uscendo nuova e diversa, e unica nello spirito?
«In questo Special Box ci sono soprattutto alcune canzoni da me scelte che, quando a suo tempo furono pubblicate, furono sottovalutate. Le ho volute riproporre anche per questo. Le trovo attuali e originali, le ho riascoltate con grande piacere. E poi, c’è altro».
Per i due inediti non suoi, ha scelto un autore delle leve contemporanee come Sangiorgi dei Negramaro, e un duo collaudato come Cocciante e Pasquale Panella. Che cosa cerca fra gli autori suoi coetanei e fra i ragazzi? La sperimentazione, o la tendenza al classico?
«Io veramente cerco il talento che può “nascondersi” anche dietro ad una frase, ad un accordo. Mi deve colpire, incuriosire e accendere una luce che poi altro non è che voglia di cantarla. Mi è capitato spesso di cantare canzoni che mi sconsigliavano. Ricordo di Azzurro. Tutti i miei amici e collaboratori di allora mi dicevano di non inciderla: “Ma tu vieni dal rock, questa sembra una canzone da oratorio”! Inconsapevolmente non si erano accorti di aver centrato proprio quello che a me colpì di quella canzone così fuori dagli schemi. La cantai ispirandomi ad una gita scolastica. All’oratorio. Infatti il coro era composto solo da parenti e amici tra cui Claudia. Tra l’altro quel giorno ero raffreddato ma la volli cantare lo stesso perché il timbro di voce con il raffreddore contribuiva ancora di più a dare la sensazione di cantare senza impegno. Mentre era solo il modo che io ritenevo perfetto per quella canzone così particolare».
Come coltiva e mantiene la voce, ancora così fresca? Esercizi, maestri? Alimentazione, ginnastica? O anche niente?
«Per la voce non faccio niente. Sono pigro. Solo quando devo cantare per un disco, in televisione o in un concerto live come è accaduto all’Arena di Verona lo scorso anno, per 15 giorni canto qualsiasi cosa, ogni giorno. Per rinforzare un po’ le corde vocali. Tutto qui. Poi, mangio poco e cammino tanto. Non so se sia una ricetta buona per la voce, ma per la salute certamente sì. Almeno per la mia».
Il terzo inedito, «Ti fai del male», di cui è autore, è stato pubblicato solo sul suo blog lo scorso febbraio alla vigilia delle elezioni politiche. Racchiude la sua visione del mondo, come un lungo e appassionato comizio nel quale, fra le sue tematiche classiche come l’ecologia, spuntano problemi come il femminicidio e il dilemma se votare o no.
«Il femminicidio non ha a che fare con il voto. E neanche l’ecologia ha a che fare con il voto. Sono temi di cui tutti parlano ma che nessuno risolve. Anzi, peggiorano».
Una crisi economica senza precedenti ha colpito l’Italia. Come la vive?
«La vivo male. Sono preoccupato e per la prima volta poco ottimista».
Ha notato che si parla sempre più dei supporti musicali e sempre meno di musica? E scompaiono le recensioni…
«Non lo percepisco come un problema… Forse lo è di più per i critici. C’è la crisi, no?!».
19/11/2013 – La Stampa