Celentano, l’influencer della via Gluck
di Francesco Troncarelli
Questa è la storia di uno di noi, partito dalla via Gluck alla conquista del mondo dello Spettacolo. Ma non solo. Adriano Celentano esploso sul finire degli anni 50 ed arrivato sino ai giorni nostri rimanendo sempre al centro dell’attenzione (come dimostrano le polemiche sul suo show Adrian che tornerà in onda il 7 novembre), è stato uno degli artisti più applauditi di sempre per il suo carisma e le sue canzoni, un vero e proprio personaggio che ha segnato un’epoca portando nell’Italia bacchettona del “Vola colomba bianca vola” una ventata di cambiamento.
Ha trasformato con la sua musica i giovani, facendoli passare dal ruolo di tappezzeria della società a protagonisti della stessa e se non ci fosse stato lui come pioniere del rock, si sarebbe andati avanti coi calzoni corti sino a 18 anni e non con i jeans. Ma il suo apporto al cambiamento del costume non ha riguardato solo la musica come dicevamo. Il Molleggiato infatti è stato anche un influencer ante litteram, una guida capace di imporre mode e modi presso il suo vasto pubblico pur senza l’ausilio di internet e dei social che ovviamente nel suo periodo di massimo successo non c’erano.
Sì perchè il cantante di “Sei rimasta sola”, “Si è spento il sole” e “Il mondo in Mi7” è riuscito a lanciare e imporre oggetti e capi di abbigliamento, anticipando un mestiere, quello dell’influencer tipo la Ferragni e lo stesso merchandising legato agli artisti come viene concepito oggi. Negli anni 60 esistevano le foto-cartolina ufficiali dei cantanti realizzate dalle rispettive case discografiche e nulla più. La Panini aveva editato una collezione di figurine degli artisti ma era un’iniziativa prarallela, come quella che portavano avanti settimanali specializzati come Big e Giovani con i poster dei cantanti.
Adriano invece, fucina di idee in continuazione, cambiò le regole del gioco. Tutto cominciò mettendosi in proprio lasciando l’etichetta Jolly con cui aveva esordito. Sulla scia del “Rat Pack” che vedeva Frank Sinatra guidare un gruppo di artisti come Dean Martin, Sammy Davis jr e Peter Lawford, fondò il Clan, casa discografica e gruppo di riferimento di un gruppo di suoi collaboratori e fedelissimi come Miki del Prete, Detto Mariano, Gino Santercole, Don Backy, Pilade e i Ribelli.
La novità a questo punto fu di affiancare all’attività istituzionale del Clan, ovvero realizzare brani, produrre cantanti e stampare dischi, oggettistica. Come il famoso orologio del Clan. Dopo le elementari Celentano aveva iniziato subito a lavorare approdando a 14 anni nella bottega di un Orologiaio per imparare il mestiere. Prendendo spunto da quello che era stato il primo amore volle così creare un segnatempo fuori dagli schemi, un prodotto insolito nella sua forma, in linea con la sua creatività abbastanza particolare.
L’orologio infatti, aveva una grande ed appariscente ghiera che riproduce la “C” del marchio Clan, al cui interno ci sono tante immagini di 45 giri. Una cosa incredibile solo a pensarci che ebbe però un notevole successo presso i fedelissimi del Molleggiato, orgoglioso di questa sua prima creazione artistica non in veste di cantante, musicista o autore di un brano per juke box, ma in quelle più estrose di stilista che firma prodotti della collezione di oggetti legati a se stesso.
Dall’orologio, suo pallino storico, alla musica su cui il suo costruendo impero si fondava e ruotava il suo impegno quotidiano. E come oltre i vendutissimi 45 giri e dai colori sgargianti? Con un giradischi. Anzi, due. Uno mini, tascabile, alimentato da due stilo, per ascoltare dischi ovunque, in evidente concorrenza col mangiadischi della Irradiette (che era enorme al confronto) e a quello della Penny (che era il doppio più grande), entrambi alimentati da pile mezza torcia.
Più tradizionale invece la fonovaligia, da usare più tranquillamente in casa e senza portarsela a spasso con gli amici come il precedente. Elegante nel design e compatto nella funzionalità, era anche questo marchiato Clan (sigillo di garanzia e originalità) ed era stato ideato da Adriano a grandi linee come il portatile e poi sviluppato da una ditta specializzata nelle produzione di giradischi che in quegli anni di boom di vendite, andavano a ruba.
Poi c’erano gadget come il Disco orario da esporre in macchina per la sosta a tempo, che sembrava un vero disco perchè aveva i colori dell’etichetta del vinile e le fotine degli artisti del Clan, la simil banconota, ma con impressa l’immagine del Capo, detta il Centone che si poteva utilizzare come sconto di 100 lire sull’acquisto di un 45 giri che ne costava 600, la carta adesiva trasparente con il logo del Clan e così via. Ma dove Celentano si sbizzarrì veramente creando un qualcosa di nuovo e di mai visto, fu nella moda.
Un’idea clamorosa e avveniristica, che sconvolse i bempensanti e che fece scatenare stampa e periodici vari. Ci riferiamo ai pantaloni bicolori. Una capo di abbigliamento che ancora oggi guardandolo, lascia perplessi e che subito dopo fa sorridere. Una risata di compiacimento e di complicità verso quel folle genio del Ragazzo della via Gluck, che una ne pensava e cento ne faceva per l’entusiasmo dei fan.
Vita alta, leggermente a zampa d’elefante, prima novità, avevano l’esterno del pantalone di colore più scuro mentre la parte interna di colore chiaro, seconda e fondamentale novità. Un colpo nell’occhio, diciamolo, ma di grande effetto. Facevano scena e piacevano ai seguaci di Adriano che li acquistavano alla “modica” cifra di 12 mila lire (laddove un LP costava 1.800 lirette). Bastava inviare un vaglia di tale importo e aspettare il recapito a casa del postino.
L’immaginifico Celentano le aveva chiamate “Le braghe del Clan”, usando un termine quasi gergale in uso in Nord Italia e le aveva annunciate, usando il solito canale a sua disposizione per parlare coi suoi fan, ossia le copertine dei dischi. I 45 giri della sua casa discografica infatti non avevano le solite due facciate della bustina in cui era inserito il disco, ma una sopracopertina che si sfogliava, aprendo così due pagine ricche di testo e immagini che di volta in volta annunciavano il messaggio del boss del Clan.
Il lancio delle inguardabili ma simpatiche “braghe”, avvenne con l’uscita nel 1965 del disco-tris “Sono un simpatico” (contenente anche “E voi ballate e “Due tipi come noi”), che appunto nelle facciate interne, sotto il titolo ULTIMISSIME, dava conto di questo esclusivo capo di abbigliamento, con tanto di immagini dei nuovi pantaloni, foto degli artisti del Clan e relativi autografi.
Incredibile ma vero, i pantaloni bicolori fecero centro e vennero accolti con entusiasmo da quei giovani che seguendo il Molleggiato, volevano emularlo, riconoscendo in lui non solo un grande cantante ma anche un personaggio carismatico, un leader, coi suoi modi e atteggiamenti da capo, il suo anticonformismo, il suo “essere Celentano”.
La sede del Clan in Corso Europa a Milano, dove attualmente c’è la sede di MTV Italia, venne letteralmente sommersa da richieste e relativi vaglia, tanto che lo staff fu costretto ad avvisare i richiedenti che per ricevere i preziosi calzoni, si sarebbe dovuto aspettare 15 giorni dal momento del ricevimento del pagamento da parte degli uffici della Casa discografica.
Un successo insomma, che andava anche al di là delle effettive vendite, come dimostrano i casi di due fan storici del Molleggiato, Gigi Sabani e Jerry Calà. Entrambi giovanissimi e proprio per questo sulle spese, chiesero e ottennero che le rispettive madri glieli rifacessero con la macchina per cucire, con risultati magari non esaltanti, ma comunque accettabili.
Celentano ovviamente spinse a tavoletta su questa sua creazione, indossando queste braghe ad ogni apparizione televisiva ed esibizione, anche a Sanremo nella serata in cui lanciò in Eurovisione “Il Ragazzo della via Gluck” e con lui tutti gli amici del Clan a cominciare dai fidati Ribelli guidati dal battersista Gianni “Cocaina” Dall’Aglio e dall’eclettico polistrumentista Natale “Befanino” Massara per proseguire con Gino Santercole e compagnia cantando.
I pantaloni bicolori però non sfondarono nella moda ufficiale, rimasero un capo da iniziati, da fedelissimi e seguaci del Moleggiato in uso nei giorni di festa (ce li vedete operai in fabbrica e studenti a scuola con quelle braghe?), nelle sale biliardo o al bar quando, come cantava Adriano “il probema più importante” era “di avere una ragazza di sera” perchè se si restava da soli “non si può neanche cantar”.
“Geppo il folle” comunque ha avuto una rivincita, sempre nella moda, i pantaloni a zampa d’elefante che ha indossato per primo in Italia dapprima bicolori poi normali, sono poi dilagati diventando un fenomeno di massa successivamente al suo input, un vero must cui non si poteva prescindere negli anni 70. Quando il Clan nato all’insegna dell’amicizia e del tutti insieme appassionatamente con Don Backy luogotenente del capo, era ormai solo un ricordo. Come le incredibili “braghe del Clan”.
06/11/2019 – Tutto fa Broadway (http://tuttofabroadway.blogspot.com)