Celentano non si presenta e viene imitato da Tortora
LO SPETTACOLO. Sono rimasti in pochi in sala a vedere il film animato, disegnato da Manara.
Celentano non si presenta e viene imitato da Tortora
Poi è stata la volta di Giuseppe Onufrio di Greenpeace e del ballerino Polunin intervistato da Ilenia Pastorelli
Frassica, Balasso, Scali e Storti hanno chiuso la serata
di Giulio Brusati
Manco visto. Stavolta Adriano Celentano non si presenta nemmeno sul palco del Camploy per «Aspettando Adrian», lo show che precede la messa in onda della serie animata «Adrian». Così, appena tuoni e fulmini annunciano l’inizio dell’«anime» e la fine dello show con Frassica, Scali, Giovanni Storti e Balasso, sono in molti a lasciare il teatro di Veronetta.
Più che delusione, però, c’è l’accettazione di un mistero che si fa sempre più fitto: da un lato il Molleggiato ha affidato al personaggio di Adrian, disegnato da Milo Manara, le sue idee sul mondo, sull’amore e sulle grandi questioni: ecologia, diritti delle donne, sicurezza e benessere, sviluppo e sostenibilità.
Dall’altro, il pubblico storico di Celentano, almeno ieri sera al Camploy, guarda poco il film di animazione che definire cartoon è riduttivo. Questo cortocircuito non si può non avvertirlo e aumenta il tasso artistico dell’operazione «Adrian»: Celentano è davvero libero, anche di proporre qualcosa che non solletica il suo pubblico.
Che ieri sera lui (Joan Lui) non sarebbe apparso, lo si è capito quando Max Tortora lo ha imitato in due brani, uno preso dal film «Rugantino», quella «Roma nun fa’ la stupida stasera» che nel ’73 Adriano cantava a Claudia Mori/Rosetta. Che senso avrebbe avuto mostrare il vero Celentano, se non quello di diminuire l’imitazione di Max?
Meglio allora concentrarsi sugli altri protagonisti della serata, a partire dal direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio. Parla di riscaldamento globale e flussi migratori, di fonti rinnovabili, di disastri ambientali più tragici delle guerre. Meno male che poi arriva la Grande Bellezza di Ilenia Pastorelli che presenta il bad boy della danza, Sergei Polunin. L’artista ucraino balla in maniera sublime «Fuoco nel vento», il brano scritto da Jovanotti per il Molleggiato, con una strofa che prefigura la condizione dei clandestini, di come vengono trattati: «Sotto il segno di Caino… Muore come un buio in pieno sole, con un giro di parole anche l’ultima pietà».
Polunin è così bello da vedere che oscura le parole della canzone. Poi il ballerino viene intervistato da Ilenia. «Sono simile ad Adriano se parliamo di ribellione», dice Sergei. «Non si può accettare tutto passivamente». E il futuro? «Sono più positivo: per costruire il futuro, però, dobbiamo riscoprire le nostre qualità interiori invece di seguire i falsi modelli che ci propone la società». Che detto da uno con Putin tatuato sul petto, prende un significato tutto particolare.
05/02/2019 – L’Arena