Celentano per Genova ferita: “Fatevi contagiare dall’onestà”
Dopo 17 anni che non saliva su un palco per incontrare dal vivo il pubblico, il “molleggiato” interviene all’appuntamento per la città alluvionata. Canta “Il ragazzo della via Gluck” e insegna: “Il pericolo viene da chi guadagna. Non seppelliamo il sogno italiano”. E Grillo se la prende con la Siae: “Ha chiesto il 10% sui brani ma io li ho mandati a ramengo”
di NADIA CAMPINI
Molti fino all’ultimo non ci credevano, invece alla fine è arrivato anche lui, Adriano Celentano, il molleggiato, che ha detto di no a Fiorello e dodici milioni di spettatori in tv per venire fino a Pianacci, sulle alture del Ponente, una periferia che si sta riscattando, per una serata di parole, musica e solidarietà in favore degli alluvionati di Genova.
E nonostante la promessa di non cantare si fa pure convincere da don Andrea Gallo, il “prete partigiano”, e canta con don Gallo che balla sul palco. “Erano diciassette anni che non salivo sul palco _ ammetterà poi _ c’è voluto mister quattro e mezzo per cento”, dice, prendendo in giro Grillo con il suo movimento Cinquestelle.
Adriano si scatena con “Il ragazzo della via Gluck”, dopo una delle sue prediche graffianti declinate questa volta sul cemento di Genova. “C’è l’uomo che guadagna e quello che non guadagna _ attacca Celentano _ e il pericolo viene da quello che guadagna”.
E prosegue: “Noi non siamo quei becchini che hanno seppellito il sogno italiano. Voi non potete sognare, siete schiavi degli immobiliaristi, degli imprenditori che appena il profitto scende non ci pensano di lasciare a casa migliaia di operai, siete schiavi di una destra corrotta colpevole di aver massacrato l’Italia che ha le origini nella Dc, ma che non è solo di destra ma anche di sinistra… Come fate a sognare, perché sarete subissati dagli incubi di una Genova soffocata dal cemento”.
Celentano racconta l’alluvione di Genova, di Messina, delle Cinque Terre come di un incubo, per dire che “dobbiamo convincere i governi di destra e sinistra che il lavoro più divertente di un politico è quello di agire con onestà per il bene del paese”. E parla del “virus dell’onestà come un virus benefico che può contagliare un intero popolo”.
Parla del debito pubblico, e si dice convinto che è giusto se non ci rimette solo la povera gente. “Sono favorevole alla matrimoniale”; Grillo lo corregge, ma lui insiste, “matimoniale o matriciana non ricordo più”, e se la prende con “quel pazzo del ministro dell’ambiente che si è addormentato quando si è fatto il referendum sul nucleare”.
Al Palacep erano arrivati in 1.500, rispondendo all’appello dell’associazione Pianacci per ascoltare Beppe Grillo, Gino Paoli, Celentano e Biagio Antonacci, con Grillo a fare da mattatore. E’ stato lui a affascinare per primo il pubblico raccolto sotto il tendone del PalaCep con la consueta, ferocissima dialettica. Grillo, che ha ricordato la Genova di quando era bambino (“davanti alla mia casa viveva il serial killer Donato Bilancia, ma la mia mamma mi diceva ‘Beppe, se fai tardi, fatti accompagnare da Donatino che sto piu’ tranquilla”), che ha attaccato la Siae perché per la serata di beneficenza ha preteso il 10% sui brani (“e io li ho mandati a fanculo perchè qui gli artisti sono venuti gratis”), che ha introdotto don Gallo, il leader della comunità di San Benedetto al porto che a sua volta ha ‘salutato’ la Siae. Grillo se l’è presa anche con il cardinal Angelo Bagnasco “e i suoi bodyguard”: “Una volta gli ho detto: cardinale, se Gesù Cristo avesse avuto 12 guardie private al posto dei dodici apostoli, a quest’ora non sarebbe stato crocifisso, non ci sarebbe stato il Cristianesimo e lei ora sarebbe senza lavoro”.
03/12/2011 – La Repubblica