Gino Santercole: un Eroe dei nostri tempi
In occasione dei 2 anni dalla scomparsa di Gino Santercole, vi proponiamo quest’intervista carina che rilasciò nel Luglio del 2008 al blog Hoyloco.com, pochi mesi prima che Adriano Celentano riportasse Yuppi Du in versione restaurata al Festival di Venezia, dove lo stesso Santercole partecipò insieme ad altri attori del cast.
Gino Santercole: la musica e il “cuore del Clan”, tra i pionieri del rock in Italia, autore di pezzi indimenticabili come “Una carezza in un pugno”, attore elegante dalla graffiante e unica personalità, un pezzo di storia del cinema italiano… un maestro da riscoprire accuratamente.
La chitarra
Io la chitarra la vedevo attaccata al muro di casa mia quando ero piccolo. Mio padre suonava. Lui era pugliese come tutto il resto della mia famiglia. Una famiglia povera, emigrata a Milano, in via Gluck. All’epoca c’era una sorta di razzismo. Noi eravamo chiamati terroni e avevamo nel sangue un talento da coltivare. Ho iniziato a prendere la chitarra quando Adriano volle intraprendere la carriera di cantante. Avrò avuto 18 anni. Ci teneva che suonassi con lui. Qualsiasi lavoro facesse cercava di coinvolgemi, e ci riusciva. Insieme abbiamo fatto anche gli orologiai… Presi qualche lezione, poi, ho imparato studiando gli assoli nei dischi di Rock ‘n Roll. Formammo il gruppo dei Ribelli. Qualsiasi cosa facesse Adriano noi eravamo la sua band e prendemmo a fare serate.
Primo Festival del rock
Adriano fece un concorso per imitatori di Jerry Lewis, lo vinse ed iniziò ad esibirsi con Tony Renis. In seguito, ognuno prese la sua strada. Il 1957 fu una data cruciale per le sorti della muscia italiana. Nel Maggio di questo anno al palaghiaccio di Milano si tenne il primo Festival del Rock. E’ stata una cosa esilarante, nessuno si aspettava questo successo strabordante. Un’affluenza di pubblico aldilà di ogni cognizione. Tutto il qurtiere pieno di gente che voleva entrare. Tant’è che la polizia si è spaventata e ha chiuso i cancelli. La nostra formazione era composta da Adriano alla voce,me alla chitarra, Jannacci al piano, e altri tre ragazzi: un sassofonista, un bassista e un batterista. Gaber è venuto dopo. In seguito a quella serata, c’è stato un periodo che in Italia hanno proibito il rock. Dicevano che in america facevano cose violente, rompevano i cinema. Pensando che potesse succedere una cosa del genere anche in Italia, pensarono di proibire questo genere di concerti.
Come nasce un capolavoro come “Such a cold night tonight”?
Il brano “Such a cold night tonight” non l’avevo scritto per Yuppi Du.Lo feci sentire ad Adriano e lui decise di usarlo per il fillm. Molti pezzi ce li avevo già, altri li scrivevo se c’era un’ esigenza pratica. E’ difficile che mi metta lì a scrivere per scrivere, senza prospettive reali. Quello di “Such a cold night tonight” è stato un periodo in cui ascoltavo molta musica brasiliana. Quel pezzo se lo si ascolta attentamente, potrebbe essere un brano brasiliano, risente moltissimo di quella vena melodica. Una certa malinconia, uno stile melodico preciso… Nel film c’è la scena d’amore, per cui si valorizza ancora di più definendosi in una dimensione più suggestiva: io che esco di casa con la carrozzella e poi con la chitarra, sotto la pioggia, canto questo pezzo. Quella è una bella scena. Sembra che adesso Adriano voglia rispolverare il film per riportarlo a Venezia…
E “Una carezza in un pugno” ?
Io nasco come chitarrista di Rock, ma dopo qualche tempo mi appassionai anche ad altri generi musicali, il jazz per esempio. Ad arpirmi la strada fu Ray Charles. Poi arrivarono Louis Amrnstrong, Ella Fitzgrald , Billie Holiday,.George Gershwin, Cole Porter. E’ dall’assimilazione di questi stilemi che nasce (canticchia) “A mezzanotte sai… ta ta ta ta ta ta”. E’ un pezzo melodico con accenni armonici allo swing. Era il 1968. Ero a casa mia.
Il cinema
Il mio primo film film da attore è stato Serafino di Pietro Germi. Poi, uno scenneggiatore mi propose altri ruoli e feci, tra le altre cose, poliziotteschi violenti con Umberto Lenzi. Seguirono Marco Polo con Montaldo, Casanova con Commencini…. Ho lavorato con tutti i migliori
Scola, Germi, Risi, Commencini, Montando e altri ancora: con Chi il rapporto migliore?
Sicuramente con Montaldo. Marco Polo è stato tra i più bei film che ho fatto. Poi è venuto “l’Agnese va a morire” che ha avuto anche molti premi in russia e in tutti i paesi di sinistra. Montaldo capiva all’istante se un attore andava bene per il ruolo che lui aveva in testa. Al nostro primo incontro si entusiasmò. Diverso fu il rapporto con Dino Risi, scomparso recentemente, con il quale ho fatto Sono Fotogenico. Risi trattava male gli attori. E con lui ho avuto un rapporto leggermente burrascoso.
Tra le colonne sonore composte da Gino Santercole, la “freschissima” “Segni particolari bellissimo”…
Anche in questo caso, si tratta di pezzi che avevo composto precedentemente e che ho riassemblato per questo film che Adriano volle musicassi io…
A ragion veduta, la colonna sonora rappresenta l’80% del film. La godibilità di questa pellicola la si deve principalmente alla musica….
Infatti. La critica ebbe delle parole lodevoli per quel commento musicale, lo apprezzò parecchio, più del film in sè. L’arrangiamento fu curato da Fabio Frizzi, fratello di Fabrizio, molto bravo. Insieme abbiamo trovato l’abito giusto a quegli spunti ritmici e alle melodie. E da allora, Adriano non mi ha più affidato la composizione di colonne sonore… Chisà perchè… (ride)
Proiezioni future?
Sono in un momento in cui non ho tanta voglia di lavorare. Speriamo passi. In più c’è la difficoltà di far si che un nuovo disco venga pubblicizzato e incanalato nel modo giusto. Oggi non è facile. O, almeno, non è più facile come una volta. O rientri nei parametri del cosìdetto “commerciale” che non produce niente di buono…a riguardo non mi sembra di sentire della bella musica …, o non sei accuratamente seguito da chi dovrebbe farlo.
Di Gino ricorderemo sempre la simpatia e soprattutto la bravura come compositore. Scrivere pezzi come Una carezza in un pugno, Svalutation, Such a cold night tonight, Straordinariamente e tante altre… non capita tutti i giorni. Anzi, non capiterà più.
Fabrizio