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Gli inganni di Celentano: la voce dal confessionale, poi il silenzio

Adriano Celentano, Natalino Balasso e Giovanni Storti

La seconda puntata di «Adrian»: Celentano si è presentato in versione solo Voce senza Corpo, poi solo Corpo senza Voce. «Per queste pause prende un sacco di soldi Siae»

di Renato Franco

Lunedì era stato Adrian Bolt, un fulmine. Giusto il tempo di bere un bicchiere d’acqua, salutare e andarsene. Martedì invece si è presentato in versione solo Voce senza Corpo, poi solo Corpo senza Voce. La sensazione finale è dalle parti della presa in giro, un vorrei ma non voglio. Una lama di luce, siamo dalle parti di Dio o di Adrian, fa lo stesso. Celentano è nascosto in un confessionale per rivelare le sue colpe: «Ho peccato, ho lasciato illudere Canale 5 che avrei partecipato fisicamente alla trasmissione, ma sono concentrato su Adrian, che è la mia anima». Frassica gli spiega che ha peccato di «taciturnità molesta», è grave, non può assolverlo perché lui è un prete Rai, ci vorrebbe un prete a reti unificate. La voce riprende a parlare: «Quello che fa la Rai lo fa Mediaset, ormai sono reti unificate»; è quanto basta per essere assolto «nel nome del Padre, del Silvio e del Santissimo ascolto».

Più avanti Celentano appare come Corpo, ma senza parole. Con lui ci sono Natalino Balasso e Giovanni, un terzo del trio con Aldo e Giacomo, ed è l’unico momento che regala qualche buona battuta. Balasso: «Pensa che prende un sacco di soldi di Siae perché questa pausa l’ha scritta lui». Giovanni alludendo al pubblico: «Se han pagato per questa cosa, son squilibrati». Il resto è sulla falsariga del giorno prima, Nino Frassica e la sua spalla Francesco Scali sono i frati che concedono il lasciapassare per salire sull’arca della Felicità, quella che serve a imbarcare persone che cercano un mondo più bello, danno e tolgono, senza un criterio. La selezione continua, ma diventa il momento debole del programma (del resto aver dedicato poco tempo per le prove — causa assenza di sua celentanità — regala un risultato negativo alla riuscita dello spettacolo). C’è qualche riferimento all’attualità, si parla di porti chiusi e gente che non può entrare, di carceri sovraffollate, dell’ossessione degli italiani per la sicurezza, ma sono lampi senza che a tenerli insieme ci sia una vera tempesta.

Dalle persone in carne e ossa poi si passa ad altri due episodi del cartone animato che è la sostanza del suo progetto, ma anche la seconda sera non sembra appagare le attese, né dei telespettatori, né della stessa Mediaset che si aspettava un po’ di più di un gatto in tangenziale a fronte di un investimento non lontano dai 20 milioni di euro (fonte Dagospia), una cifra kolossal che fa impallidire il Festival di Sanremo (che si ferma a 17 milioni). Un’azienda ostaggio dei suoi umori: per dire a Canale 5 lunedì erano convinti che il cartone sarebbe terminato dopo mezzanotte, mentre alle 11 e un quarto era già tempo del telegiornale (era dai tempi in cui esisteva la seconda serata che non andava così presto in onda il Tg5). Però il direttore di rete Giancarlo Scheri ha fatto buon viso e ha negato le indiscrezioni: «Non c’è stato alcun dissidio, trovo che Adrian sia un capolavoro».

Gli ascolti del primo appuntamento sono stati buoni (ma attenzione alla curva in calo, che non promette bene per le prossime puntate): quasi 6 milioni (21,9% di share) per la parte live dello spettacolo; 4 milioni e mezzo (19% di share) per il cartoon. Maestro inarrivabile del «forsismo» (forse vengo, forse no), il prossimo appuntamento con Celentano è fissato per lunedì. Definitivamente, forse.

22/01/2019 – Corriere dells Sera

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