Il 6 gennaio di 70 anni fa nasceva Adriano Celentano. Ha venduto 180 milioni di dischi
“«Il ragazzo della Via Gluck», presentato al festival di San Remo del 1966, non riesce a qualificarsi per la serata finale. Avrà però un clamoroso successo di vendite, diventando (insieme ad Azzurro) la sua canzone per eccellenza”
In occasione del suo settantesimo compleanno, abbiamo deciso di pubblicare la bibliografia del «Molleggiato», estratta perlopiù da Wikipedia, che gli dedica qualcosa come quindici cartelle di testo e tutta la produzione artistica.
Uno dei meriti maggiori che gli viene riconosciuto è quello di essere stato uno dei primi musicisti italiani a capire che qualcosa, nel mondo della musica e del costume, stava cambiando.
Erano gli anni in cui dall’America, sull’onda del boogie-woogie imperante dell’immediato dopoguerra, arrivava un nuovo tipo di musica, sfrenata e di grande appeal soprattutto per i giovani di allora. Celentano capisce che quella è la sua musica.
Ma il suo successo è dovuto anche a un altro aspetto, oggettivo. Anche coloro che condividono poco o nulla del pensiero di Celentano, lo considerano uno dei più grandi musicisti di musica leggera del mondo per la semplice ragione che da sempre ne amano i suoi pezzi.
Adriano nasce a Milano il 6 gennaio 1938, al numero 14 di via Gluck. I suoi genitori sono pugliesi di Foggia, trasferitisi al nord per lavoro. A Milano Adriano trascorre l’infanzia e l’adolescenza, trasferendosi con la famiglia nel 1951 in via Correnti; lasciata la scuola dell’obbligo, svolge diversi lavori, l’ultimo e il più amato è quello di orologiaio che tutt’ora nel tempo libero si diletta a proseguire.
Nello stesso periodo inizia ad interessarsi di musica, in particolare del rock ‘n roll, che, come molti altri giovani italiani, inizia a conoscere nel 1955 con l’arrivo in Italia del film Blackboard Jungle. Nella colonna sonora c’è una canzone intitolata «Rock around the clock», cantata da un cantante sconosciuto in Italia, Bill Haley, accompagnato dal suo complesso, i Comets, e Celentano (come altri giovani) rimane folgorato, decidendo di voler anche lui diventare un cantante rock.
Forma di lì a poco un gruppo, i Rock Boys, costituito da quattro suoi amici, i tre fratelli Ratti alla batteria, al basso e alla chitarra (Marco, il bassista, diventerà in seguito un celebre contrabbassista jazz, oltre che musicista con Ivan Della Mea) e Ico Cerutti (torinese trasferito da poco a Milano con la famiglia) alla seconda chitarra. È con questa formazione che, dopo aver preparato alcuni brani di rock ‘n roll americani (cui Celentano, non sapendo l’inglese, cambia le parole), i Rock Boys debuttano nel 1956 all’Ancora, locale di Milano, per poi passare in breve tempo al Santa Tecla, molto più noto, ma continuando anche ad esibirsi in altri teatri di Milano.
In uno di questi, il teatro Smeraldo, alla fine del 1956, Celentano e i Rock Boys conoscono un complesso di rock’n’roll che arriva da Roma. Sono un gruppo di fratelli guidati dal più giovane, il quindicenne Antonio Ciacci, ed uno di essi, il chitarrista Enrico, si mette in evidenza come il più dotato di tecnica musicale (anni dopo, Celentano ritroverà Antonio, diventato nel frattempo Little Tony).
Intanto si è aggiunto ai Rock Boys il pianista Enzo Jannacci proveniente dai Rocky Mountains (il gruppo che accompagna Tony Dallara) e che è stato presentato a Celentano da Pino Sacchetti, sassofonista amico di Jannacci. In questi primi spettacoli Celentano mischia alle canzoni intermezzi di cabaret (con l’imitazione di Jerry Lewis) e di ballo. Lascia ai musicisti lo spazio per suonare, mentre lui balla in maniera dinoccolata e snodata.
Celentano conosce anche un ballerino, Alberto Longoni, che si esibisce con il nome d’arte di Torquato il Molleggiato (anni dopo diventerà famoso come Jack La Cayenne), e spesso lo porta con il gruppo durante le esibizioni: un giorno, annunciato in cartellone, Longoni non si presenta ad una serata perché bloccato dalla Polizia, e Celentano balla al suo posto, diventando lui Il Molleggiato.
Il coreografo e ballerino Bruno Dossena (che morirà tragicamente in un incidente stradale l’anno dopo) ha l’idea di organizzare un festival del rock ‘ roll italiano a Milano (lo chiama «Primo Festival», anche se in realtà quella sarà l’unica edizione). Si tiene il 18 maggio del 1957 al Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi e vi partecipano molti gruppi, per lo più milanesi, tra i quali ricordiamo Tony Renis, Betty Curtis, Tony Dallara e i Rocky Mountains, Clem Sacco, Giorgio Gaber, Guidone e Little Tony and his brothers; ognuno di essi ha alcuni minuti a disposizione, per presentare tre o quattro canzoni (molto brevi, raramente raggiungono i due minuti di durata).
È lo stesso Dossena che nei giorni precedenti, invita Celentano a partecipare con il suo gruppo.
A proposito di questa esibizione, sono nate alcune leggende metropolitane, forse per la cattiva memoria di alcuni protagonisti, che vanno smentite. La prima è che tra i Rock Boys ci fosse anche Luigi Tenco al sax, perché Tenco, in quel periodo è ancora a Genova, dove suona nel «Modern Jazz Group di Mario De Sancita». Solo nel 1958 Tenco si trasferirà a Milano, dove conoscerà Gaber e dove formerà «I Cavalieri».
La seconda è che Gaber si fosse esibito suonando nel gruppo di Celentano (mentre invece si esibì per conto suo come solista, ed entrò solo in seguito nei Rock Boys). La terza, legata alle precedenti, è che gli autori del testo di una delle canzoni cantate da Celentano, Ciao ti dirò, siano lo stesso Tenco e Gaber: anche questo non è possibile per i motivi scritti prima, ed inoltre lo stesso autore della musica, Gian Franco Reverberi, ha sempre affermato che il testo fosse di Giorgio Calabrese, che a sua volta ha polemizzato spesso su questo argomento con lo stesso Gaber.
Comunque, cantando tra le altre anche questa canzone, Celentano vince il 1° festival del rock italiano al Palaghiaccio di Milano. Tra il pubblico è presente il discografico Walter Guertler, che gli propone un contratto discografico per una delle sue etichette, la Music, che infatti pubblicherà nella primavera del 1958 le prime incisioni di Cementano. Tutte cover di brani di rock ‘n roll americani usciti su quattro 45 giri (e raccolti in due extended playing) di scarso successo, al punto da diventare delle vere e proprie rarità discografiche.
I giornali del giorno dopo parlavano della vittoria di Cementano. La Notte del 19 maggio 1957, riportando la cronaca di presunti incidenti avvenuti al Palaghiaccio, intitolava «Palazzo del Ghiaccio devastato dal nuovo divo del rock’n’roll», mentre sul Corriere della Sera Giorgio Bocca scrisse un articolo molto duro contro la nuova moda giovanile importata dall’America.
Nel frattempo, subito dopo la vittoria, vi sono state due defezioni nei Rock Boys. Ico Cerutti lascia il gruppo per dedicarsi al jazz (entra infatti nell’orchestra di Franco Cerri con Renato Sellani, e ritornerà in contatto con Celentano anni dopo quando si dedicherà alla carriera di cantante), ed uno dei fratelli Ratti, il batterista, si ritira dalla musica; i due vengono sostituiti dal batterista Flavio Carraresi (fiorentino, anche lui di formazione jazz) e da Gaber, portato nel gruppo dall’amico Jannacci.
Ma il 1957 è un anno importante per Celentano anche per un altro motivo. Conosce infatti Miki Del Prete, che negli anni diventerà uno dei suoi più preziosi collaboratori, nonché spesso autore di testi. Del Prete è pugliese come Celentano, figlio del calciatore del Bari Mario Del Prete, e si è trasferito in Lombardia quando il padre è stato ceduto al Como. Amico di Dossena, è anche lui un ballerino di rock ‘n roll, e l’amicizia tra Del Prete e Celentano nasce quando Miki riesce ad organizzare due settimane di ingaggio per il vincitore del Festival del Rock ‘n Roll italiano nell’estate del 1957, una al Morgana di Sanremo ed una al Muretto di Alassio. Celentano e i Rock Boys cantano gratis, in cambio di due settimane di villeggiatura pagata, e da quel momento nasce l’amicizia tra i due tutt’ora reciproca.
Nel 1958 la Music pubblica i primi 45 giri di Celentano. Per il momento Guertler preferisce che il cantante incida cover di rock ‘n roll americani (Rip it up, Jailhouse rock, Tutti frutti e Blueberry hill tra gli altri), tralasciando le sue compo-sizioni in italiano. Ma, visto il successo pressoché nullo di questi quattro 45 giri, Guertler decide di dirottare il cantante alla sua nuova etichetta, la Jolly, e di consentirgli di incidere anche brani in italiano. I primi (Buonasera signorina e La febbre dell’hoola hop) sono inseriti come lati B di brani ancora in inglese, ma finalmente nel gennaio del 1959 viene pubblicata Ciao ti dirò, la canzone con cui ha vinto il festival del rock’n’roll italiano (ormai due anni prima); da ricordare che a novembre del 1958 la canzone è già stata pubblicata dalla Dischi Ricordi nell’interpretazione di Giorgio Gaber, e che presto seguiranno altre incisioni da parte di Ricky Gianco, Guidone ed altri interpreti.
Il disco che però riscuote successo è il seguente, Il ribelle, che è anche il primo brano pubblicato scritto da Celentano (per la musica); successo replicato nell’estate da Il tuo bacio è come un rock, brano con cui il 13 luglio 1959 Celentano vince il Festival di Ancona e che vende, nella prima settimana, ben 300.000 copie (come riportano i dati di Musica e dischi di quell’anno).
In questo disco suona, per l’ultima volta, la chitarra ritmica Giorgio Gaber. Infatti sia per la sua attività da solista che per quella in duo con Jannacci (i due hanno iniziato ad incidere insieme con lo pseudonimo I Due Corsari) Gaber dedide di abbandonare i Rock Boys, imitato sia dal batterista Carraresi che dai due fratelli Ratti (i tre si dedicheranno al jazz, ma Carraresi avrà anche una certa fortuna negli anni sessanta come cantante e, in seguito, come autore di sigle di cartoni animati giapponesi).
Celentano (che, comunque, in sala di registrazione spesso si affida ai musicisti della Jolly) deve quindi trovare un nuovo gruppo di accompagnamento per i concerti: ingaggia quindi un giovane batterista mantovano, Gianni Dall’Aglio (soprannominato Cocaina perché i genitori gestiscono una drogheria), che suona negli Original Quartet, e con Jannacci alle tastiere, suo nipote Gino Santercole alla chitarra e Domenico Pasquadibisceglie detto Dino al basso e Giorgio Benacchio (nei dischi dell’epoca a volte il cognome è scritto Bennacchio) alla seconda chitarra forma I Ribelli.
Il debutto con il nuovo gruppo avviene a metà settembre, al Festival dell’Avanti al parco Ravizza di Milano, dove viene proposto il nuovo singolo Teddy girl (il cui testo è di un altro personaggio fondamentale per la storia di Celentano, Luciano Beretta). Il pubblico apprezza i nuovi musicisti, in particolar modo il batterista bambino (che anticipa di un decennio Michael Shrieve).
L’attività musicale ha però uno stop forzato di un mese: il 22 settembre infatti Celentano ha un incidente automobilistico, alle due di notte, dopo essersi esibito in un locale a Rivarolo Re: è in compagnia della fidanzata Milena Cantù, del padre di lei Eugenio Cantù e di sua nipote Evelina Santercole quando, a Casalmaggiore, la macchina sbanda e finisce in un fossato. Celentano subisce una contusione toracica e una frattura di una costola e i medici gli prescrivono un mese di riposo.
Nello stesso anno si ha la prima collaborazione tra Celentano e Mina. La Tigre di Cremona incide infatti un 45 giri con la canzone Vorrei sapere perché, un rock ‘n roll scritto per lei dal Molleggiato (con il testo della stessa coppia di Il tuo bacio è come un rock, cioè Piero Vivarelli e Lucio Fulci).
Infine, sempre nel 1959, Celentano gira il primo film di successo, I ragazzi del juke-box con la regia di Lucio Fulci (l’anno precedente ha fatto una prima apparizione in I frenetici): il titolo è quello della canzone sul retro di Il tuo bacio è come un rock, e tra gli interpreti di quello che è, a tutti gli effetti, un musicarello ante-litteram, sono da ricordare Fred Buscaglione, Betty Curtis e Tony Dallara.
Finalmente, alla fine di marzo del 1960, dopo due anni di contratto, Guertler decide di pubblicare il primo 33 giri di Celentano, intitolato Adriano Celentano con Giulio Libano e la sua orchestra: il disco racchiude alcuni brani già pubblicati su 45 giri (come Il tuo bacio è come un rock), e gli unici due inediti, Personality e Il mondo gira, sono pubblicati su singolo contemporaneamente.
Dello stesso periodo è anche un disco inciso in coppia con la cantante Anita Traversi, contenente le canzoni Piccola e Ritorna lo shimmy. Il 1960 è anche l’anno della partecipazione al film La dolce vita di Federico Fellini, che chiede al Molleggiato di interpretare una sua canzone in una scena ambientata in un locale romano. Adriano, con i Ribelli, canta Ready Teddy, e la sua interpretazione viene apprezzata in modo particolare dal regista.
Il 30 novembre viene pubblicato Furore, il secondo album di Celentano, che contiene due inediti che non verranno stampati su 45 giri, se non quando l’artista abbandonerà la Jolly (Serafino campanaro, noto anche nell’interpretazione di Mina, e Hei Stella, inciso anche da I Due Corsari).
Poche settimane l’uscita del disco, Celentano deve partire per il servizio militare: il CAR lo effettua a Casale Monferrato, dopodiché viene mandato a Torino, dove tra i suoi commilitoni c’è un giovane tastierista, Mariano Detto, con cui lega particolarmente (e che coinvolgerà, terminata la naja, nella sua attività musicale). A febbraio del 1961 Celentano deve partecipare al Festival di Sanremo, ma è militare: c’è bisogno di una dispensa speciale, che viene firmata dall’allora ministro della difesa, Giulio Andreotti.
Al festival Adriano ritrova il vecchio amico Little Tony, ed è in coppia con lui che presenta Ventiquattromila baci (canzone che, come Il tuo bacio è come un rock, è stata scritta da Pietro Vivarelli e Lucio Fulci su una musica di Celentano). Adriano scandalizza il pubblico voltandogli le spalle e girandosi solo dopo il cambio di tempo dell’orchestra, ma la sua «Ventiquattromila baci» arriva seconda (vince Al di là, cantata da Luciano Tajoli e Betty Curtis), pur vendendo nelle settimane successive mezzo milione di copie.
Altro successo di quell’anno è «Nata per me» presentata a Canzonissima 1961 ove si classifica al secondo posto (dopo «Bambina bambina» di Tony Dallara), canzone con cui Celentano si allontana dal rock per accostarsi ad un filone più melodico. Nel frattempo, a maggio, ha vinto il premio La Stella d’Oro, che dovrebbe ritirare (insieme a Claudio Villa), ma proprio in quel periodo viene condannato a cinque giorni di cella di rigore per «libera uscita arbitraria».
È questo il titolo di una canzone di Giorgio Gaber del 1968, dove il cantautore descrive, in maniera ironica, la fine ingloriosa (tra avvocati e citazioni in tribunale) dell’esperienza del Clan, una delle idee di Celentano che, passando poi dalla fase progettuale alla messa in pratica, si sono rivelate difficili da realizzare.
Il Clan Celentano nasce dall’esigenza di liberarsi dalle imposizioni che la Jolly fa al cantante, da un lato continuando a pubblicare 45 giri, a volte riciclando le stesse canzoni (nel 1962, ad esempio, stampano nuovamente 24000 baci con sul retro Il tuo bacio è come un rock) o impedendogli di usare i musicisti con cui suona abitualmente dal vivo nei dischi. Confrontandosi con Ricky Gianco (che vive problemi analoghi alla Ricordi) e con altri amici come Memo Dittongo, Beretta e Del Prete, finalmente Celentano decide di creare una nuova etichetta discografica, che coinvolga i suoi amici musicisti e che scopra anche nuovi talenti, ispirandosi in una certa misura al Rat Pack di Frank Sinatra.
Il primo maggio 1962 viene pubblicata «Stai lontana da me» (musica di Bacharach, testo di Mogol), canzone con cui nasce ufficialmente il Clan Celentano, e con cui Celentano partecipa al Cantagiro; in questa manifestazione, pur in testa, si ritira a causa di un presunto incidente al piede e salta alcune tappe ma, nonostante ciò, vince ugualmente, e la vittoria contribuisce al successo del 45 giri (disco tris che contiene anche Sei rimasta sola e Amami baciami), che vende un milione e trecentomila copie.
Il Clan è molto più di una casa discografica: è una sorta di comune artistica in cui Celentano, che in quel periodo vende centinaia di migliaia di copie per ogni 45 giri, riunisce parenti (come il nipote Gino Santercole o la fidanzata dell’epoca Milena Cantù) e vecchi amici come Ricky Gianco, Miki Del Prete, Luciano Beretta, i Ribelli, Detto Mariano.
Contemporaneamente si dedica alla ricerca di nuovi talenti. Ricontatta il vecchio amico e compagno nei Rock Boys, Ico Cerruti, che incide alcuni 45 giri, chiama il suo amico conosciuto durante il servizio militare, Detto Mariano, come arrangiatore ufficiale, e mette sotto contratto giovani sconosciuti come Don Backy, Pilade, Natale Massara, Ugolino; spesso questi artisti vengono fatti incidere con pseudonimi (Don Backy si chiama in realtà Aldo Caponi, Pilade è Lorenzo Pilat, Ugolino si chiama Guido Lamberti), e anche Gianco, finché incideva per la Ricordi, usava il suo vero cognome (Ricky Sanna).
La Jolly non accetta però la decisione di Celentano, e se da un lato lo denuncia per inadempienze contrattuali e rottura del contratto stesso (chiedendogli un risarcimento di 495 milioni di lire, poiché il contratto sarebbe scaduto il 30 aprile del 1962), da un altro continua a pubblicare su 45 giri canzoni che l’artista aveva registrato ma che erano rimaste inedite, facendo così concorrenza alle pubblicazioni del Clan. Così, pochi giorni prima di «Stai lontana da me» viene pubblicato «Veleno» un 45 giri con etichetta Caramba (lo stesso nome che Celentano voleva dare alla sua casa discografica) seguito da «Si è spento il sole», brano sullo stile di Frankie Laine che riscuote un buon successo, tra «Pregherò» e «Il tangaccio» la Jolly diffonde nei negozi «A New Orleans», e stampa e distribuisce addirittura un LP con alcuni 45 giri e qualche inedito.
La causa con la Jolly terminerà solo nel marzo del 1965, con la vittoria del Molleggiato che verrà quindi assolto dall’accusa e non dovrà pagare alcuna penale. L’esperienza del Clan dura però appena sei anni, uccisa dagli atteggiamenti dispotici del leader, da infiniti problemi contrattuali e anche dalle ambizioni di successo personale dei singoli artisti: in alcuni casi come Ricky Gianco o i Ribelli il distacco è indolore, mentre in altri si accompagna a processi e sentenze, ed è questo il caso di Don Backy. Da questo momento il Clan di fatto (tranne pochissime eccezioni) si limita a distribuire i dischi di Celentano.
Anche durante il periodo del Clan i successi continuano. Nel 1962 vince il Cantagiro con «Stai lontana da me», seguita dall’incisione di «Pregherò» (versione italiana di Stand by me di Ben E. King, ma stranamente firmata da Gianco e Don Backy). È il suo primo testo che affronta tematiche religiose, che presto diventeranno una consuetudine (nel giro di 3 anni incide Ciao ragazzi e Chi era lui).
Nello stesso anno, in ottobre, Celentano suona per una settimana intera all’Olympia di Parigi. Si reca nella capitale francese con «I Ribelli» in treno, per la sua nota paura di volare (che nel 1964 gli farà rifiutare la proposta di un tour negli Stati Uniti fattagli da Frank Sinatra per lanciare un 45 giri con «Il tangaccio» e «Sabato triste»); torna nuovamente all’Olympia nel maggio dell’anno successivo.
Il 1963 è l’anno di «Grazie, prego, scusi» e di «Sabato triste». Il 1964 invece di «Il problema più importante» e il 1965 di «Sono un simpatico», tutte canzoni diventate dei classici.
Nel 1966, dopo cinque anni, Celentano decide di tornare al Festival di Sanremo. La canzone, Il ragazzo della via Gluck, presentata in coppia con Il Trio del Clan (composto da Pilade, Cerutti e Santercole), si classifica agli ultimi posti, non riuscendo a qualificarsi per la serata finale. Avrà però un clamoroso successo di vendite, diventando (insieme ad «Azzurro») la sua canzone per eccellenza, anche per il testo di Del Prete e Beretta, che racconta molti particolari dell’infanzia e dell’adolescenza di Celentano, e affrontando per la prima volta il tema dell’ecologia e della speculazione edilizia, che da qui in avanti diventerà uno degli argomenti cardine del cantante.
Il ragazzo della via Gluck suscitò l’interesse di Pier Paolo Pasolini che progettò di trarre un film dal racconto della canzone, per sviluppare l’aspetto della civiltà urbana che stava distruggendo la cultura contadina. Il regista e Celentano (che doveva recitare ovviamente da protagonista nel film) si incontrarono spesso; il progetto, però, non andò in porto.
Mondo in mi 7a, di pochi mesi successiva, continua questo filone a metà tra la protesta e la predica: scagliandosi contro i vari mali del secolo (tra cui un profetico, per i tempi, C’è persino corruzione dove c’è lo sport), Celentano ha qui l’idea di abbinare al testo di Mogol, Beretta e Del Prete una melodia basata su un giro armonico costituito da un solo accordo, appunto il mi 7a: l’effetto è senza dubbio particolare, e l’abilità di Detto Mariano nel creare l’arrangiamento fa di questa canzone un altro evergreen.
Nel frattempo è entrato nel Clan come autore (presentato da Roby Matano de I Campioni) un giovane avvocato astigiano, Paolo Conte: il suo debutto per Celentano si ha nel 1966 con la canzone inserita come retro di «Il ragazzo della via Gluck», intitolata «Chi era Lui» (il testo di Mogol e Del Prete parla di Gesù), con le tipiche atmosfere pianistiche che in seguito identificheranno le canzoni di Conte.
L’avvocato scrive poi (in collaborazione con il maestro Michele Virano, suo concittadino) le musiche dei due successi degli anni successivi. Il primo è «La coppia più bella del mondo» del 1967, dove il testo di Beretta e Del Prete elogia il matrimonio e la vita di coppia con gli ormai consueti toni predicatori (che si attirano le accuse di antidivorzismo), mentre la musica si trasforma da un’introduzione lenta ad un valzerone da balera.
Il secondo brano, del 1968, è «Azzurro». Qui la musica, non definibile (non è un rock, non è un lento, non è una ballata, non è un liscio) e senza dubbio originale, si abbina ad un testo che Vito Pallavicini pare aver scritto su misura per Celentano, in quanto racchiude tutte le sue tematiche (dall’amore all’ecologia alla religione) unite dalla cornice del celebre ritornello.
Una canzone che ha avuto un’infinità di versioni, tra cui forse la più strana è quella contenuta nel divertentissimo (e censuratissimo) film di Renzo Arbore del 1980, «Il Pap’occhio», dove un fantomatico coro, la Premiata Fabbrica Il Pernacchio, la esegue a bocca chiusa con svariati pernacchi nei momenti più topici della melodia.
Il 45 giri che la contiene è uno dei rari casi in cui anche la canzone sul lato B è famosissima: si tratta di «Una carezza in un pugno», una musica scritta da Santercole per lo zio, con un testo d’amore di Beretta e Del Prete noto anche per un clamoroso errore grammaticale (Ma non vorrei che tu/ a mezzanotte e tre/ stai già pensando a un altro uomo…). Il 1969 è anche l’anno di «Storia d’amore», una bella e celebre canzone d’amore con un finale contenente un lungo assolo di fisarmonica, suonata da Nando De Luca)
Il tono da predicatore ritorna in «Tre passi avanti», «Torno sui miei passi» e, soprattutto, in «Chi non lavora non fa l’amore» (prima classificata al Festival di Sanremo 1970) che, pur portandolo costantemente in testa alle classifiche, lo rendono insopportabile a parte del pubblico dei giovanissimi (sono gli anni della contestazione giovanile) che lo bollano come reazionario e sorpassato (queste le accuse dei giornali giovanili di quel periodo, come Ciao amici o Big).
In particolare la canzone presentata al Festival viene vista come un inno al crumiraggio anche se, analizzando il testo della canzone, si può notare come il protagonista della canzone rivolgendosi al padrone gli faccia presente il disagio che si vive in famiglia a causa dei problemi salariali; ma le polemiche ebbero la meglio sulle analisi. Celentano però non se ne cura e ai successi in ambito musicale inizia ad affiancare quelli in ambito cinematografico.
Celentano però ha la capacità di saper ben coniugare musica e cinema. L’esordio è con i musicarelli tra la fine degli anni cinquanta e i primi sessanta e diverse micro-partecipazioni ad altre pellicole (da ricordare quella nel film con Totò Il monaco di Monza insieme a Don Backy, con il quale canta La carità) tra cui la già ricordata La dolce vita di Federico Fellini del 1960. La svolta si ebbe con Serafino di Pietro Germi del 1968 in cui interpreta la parte di un pastore, Serafino Fiorì, che deve affrontare una dura lotta con i parenti per questioni di eredità; grande successo riscuote il 45 giri con la canzone tratta dal film, La storia di Serafino.
La sua prima regia fu Super rapina a Milano di quattro anni prima, in cui troviamo quasi tutti i suoi amici del Clan; un film che narra di una banda di rapinatori che a seguito di un furto fuggono vestiti da frati con la quale poi si scontreranno. Del 1974 è invece Yuppi Du che Celentano dirige, scrive, sceneggia, interpreta e produce: anche in questo caso la canzone che prende il titolo dal film, scritta dal solo Celentano, è un successo.
Il film a detta anche di molti critici è forse il miglior film di Celentano per lo stile registico molto inusuale e in un certo senso rivoluzionario. Non esiste in videocassetta. Nel 1978 è la volta della 3° regia: Geppo il folle è un musical in cui Celentano interpreta un cantante di successo mondiale che ha un sogno: quello di incontrare Barbra Streisand, ma purtroppo non conosce l’inglese. Anche questo film non è mai uscito in vhs.
Abbandonate (essenzialmente per questioni economiche) le manie di onnipotenza, dal 1975 al 1980 interpreta ben 12 film anche di notevole successo, conoscendo un solo flop nel 1985 con l’eccessivamente mistico «Joan Lui», un film memorabile di questi anni, un musical scritto, diretto, sceneggiato, montato, musicato ed interpretato da Adriano. Il film costò ben 20 miliardi di vecchie lire e richiese una lavorazione lunga otto mesi.
Non ebbe grande successo di pubblico e venne anche considerato da diversi critici, spesso in modo pretestuoso, come una delle opere meno riuscite del cinema italiano. Nelle sale italiane rimase per sole 2 settimane (incassando 5 miliardi). Fu poi ritirato dallo stesso Celentano che si risentì per le critiche e per i tagli ricevuti. Al contrario, in Russia, il film fu considerato un vero kolossal. Adriano riuscì persino a vincere la sua storica paura per l’aereo per andare a pubblicizzarlo a Mosca e per essere premiato in occasione di un suo concerto nella capitale russa. Il film si presentava forse come un’opera troppo in anticipo sui tempi, ma i contenuti, rivisti al giorno d’oggi, appaiono più che mai validi.
Claudia Mori, nome d’arte di Claudia Moroni, attrice e cantante romana, incontra Celentano sul set di Uno strano tipo; e da quel momento i due formano una coppia ancor oggi indissolubile. Nel 1964 si sposano in gran segreto di notte, nella chiesa di San Francesco a Grosseto. Dal matrimonio nascono tre figli: Rosita nel 1965, Giacomo nel 1966, Rosalinda nel 1968.
Nella prima metà degli anni ottanta il matrimonio attraversa un periodo di crisi: per qualche anno i due vivono separati e si mormorano notizie di divorzio imminente. Nel 1985 i due si ritrovano proprio sul set di Joan Lui e la crisi sembra ormai acqua passata.
Dal 1991 Claudia Mori è amministratore delegato della casa discografica di famiglia, la Clan Celentano srl. Ricordiamo alcuni suoi successi discografici come «Non succederà più», «Stringimi a te», «La coppia più bella del mondo» (duetti con il marito), «Non guardarmi», «Quello che ti dico», «30 donne del West», «Buona sera dottore», «Un’altra volta chiudi la porta», «Che scherzo mi fai».
Parteciperà in numerosi film del marito ma dal 1994 si dedicherà completamente all’amministrazione del Clan.
In ambito musicale, i primi anni settanta vedono Adriano quasi costantemente in classifica con brani come Viola (che anni dopo verrà interpretata in duetto con Ivano Fossati) «Sotto le lenzuola» (ultima canzone con il quale partecipa al Festival di San Remo nel 1971), e «Er più», scritta da Carlo Rustichelli e contenuta nella colonna sonora dell’omonimo film.
Il 1972 è l’anno di un nuovo successo ecologista, «Un albero di trenta piani», in cui Celentano attacca la speculazione edilizia e l’inquinamento, prendendosela in particolare, nel finale della canzone, con il grattacielo Pirelli di Milano (che ha, appunto, trenta piani). Tradotta in spagnolo con il titolo «Un arbòl de 30 pisos» (sul retro vi è Ready teddy) ottiene molto successo anche sul mercato iberico e latinoamericano.
La canzone è contenuta in un LP, «I mali del secolo», dove ogni traccia affronta un problema sociale (dalla droga alla crisi della famiglia); al disco collabora come corista Giuni Russo.
Ma è con Prisencolinensinainciusol, pubblicato il 3 novembre del 1972, uno stranissimo brano in lingua «celentanesca», cantato con suoni sconclusionati pseudo-inglesi che conquista un primato mondiale. La canzone, infatti (considerata da Celentano il primo rap italiano, il «seme del rap», come ha definito la canzone in un rifacimento del 1994), entra in classifica negli Stati Uniti (al settantesimo posto) prima che in Italia, cosa più unica che rara per un cantante italiano.
Celentano motiva il testo della canzone sostenendo che «avendo appena inciso un album di canzoni che volevano dire qualcosa, avevo voglia di fare qualcosa che non volesse dire nulla».
In Italia il successo non arriva subito, ci vorrà del tempo, quando la canzone diventerà sigla del programma radiofonico Gran Varietà riscontrerà un enorme successo anche in Italia. Prisencolinensinainciusol è stata reinterpretata dal Molleggiato in una puntata del programma Francamente me ne infischio in coppia con Manu Chao e Piero Pelù.
Nel 1973 Celentano annuncia la sua partecipazione al Festival di Sanremo, con il brano «L’unica chance» (canzone che anticipa di 30 anni i dibattiti sui cibi transgenici): ma all’ultimo momento il cantante accusa una gastrite (secondo la versione ufficiale) e dà forfait, ma nel telegramma che spedisce agli organizzatori aggiunge anche che forse a fargli venire la gastrite è stato il modo in cui sono stati trattati alcuni cantanti popolari esclusi dalla gara, e conclude il telegramma scusandosi se questo festival sarà più pallido del solito per la mancanza della sua presenza.
Il brano musicalmente è un rock-blues, ma riscuote meno successo di altri, al contrario del 45 giri del 1974, «Bellissima» che, come si deduce dal testo, è una canzone d’amore. Torna alle tematiche sociali nel 1976 con «Svalutation», analisi della situazione italiana dell’epoca (sono gli anni dell’austerity e della nascita del terrorismo) a tempo di rock, con la chitarra di Santercole in evidenza. La canzone è stata reinterpretata dal Molleggiato in una puntata del programma Francamente me ne infischio in coppia con Piero Pelù.
Il 1977 è l’anno del ritorno di Celentano in tour, dopo sei anni dall’ultima serie di concerti, per sette date negli stadi (primo in Italia a usarli a tale scopo), di cui una, quella allo stadio Manuzzi di Cesena, viene registrata per un disco dal vivo che esce solo due anni dopo.
Dopo altri successi, «Ti avrò» nel 1978 e «Soli» nel 1979 (quest’ultima con la musica scritta da Toto Cutugno, l’inizio di successive collaborazioni), con l’occasione dell’uscita del disco dal vivo effettua nuovamente un tour negli stadi, a soli due anni di distanza dal precedente, in cui batte alcuni record di presenza (45.000 persone al Comunale di Torino, 65.000 al San Paolo di Napoli e 50.000 allo stadio di Rimini).
Alla fine del decennio però, come Mina, anche Celentano decide di chiudere con i concerti. Fino al 1994 (anno del tour europeo) non effettuerà più tournée.
Nel 1982 pubblica un libro autobiografico con la collaborazione di Maria Ripa di Meana «Il paradiso è un cavallo bianco che non suda mai». Celentano continua ad incidere regolarmente pur essendo sempre più impegnato con il cinema (scala le vette di incassi con film come Bingo Bongo, Il bisbetico domato, Asso).
Incide due album-cover («I miei americani…» e «I miei americani 2») in cui ripropone in versione italiana canzoni ultra famose americane come «Susanna», «Questo vecchio pazzo mondo» (Eve of distruction), «Il contadino» (Hold on, I’m coming), «Sei nel mio destino» (You are my destiny) e tante altre. I due album riscuotono un discreto successo con circa mezzo milione di copie vendute a testa.
In tv Celentano si renderà protagonista per il suo «Fantastico 8», dando il suo tocco personale al programma-culto della Rai che si occupava della Lotteria. Il programma è accompagnato dall’album La pubblica ottusità. Tra una frecciata e l’altra e le famigerate «pause» (volute, o dovute a un’amnesia?) spazza via tutti i record di audience. Memorabile il suo monologo contro la caccia in cui si definisce «Figlio della foca» (nome di un futuro fans club ufficiale del cantante, ma chiuso tempo dopo) e nel quale invita gli spettatori a scrivere sulle schede referendarie quella frase, non sapendo che così le schede si sarebbero annullate.
Per questo motivo verrà processato e successivamente assolto.
Dal 1987 al 1990 Adriano non produce album. Nel 1992 è nelle sale quello che poi sarà il suo ultimo film (Jackpot) e che risulterà un flop memorabile, criticato persino dallo stesso Celentano (da notare come nel suo sito ufficiale, alla voce «filmografia» questo film non appaia).
Nel 1991 torna con un album intitolato «Il re degli ignoranti» insieme ad un omonimo libro. L’album riscuote un discreto successo con circa mezzo milione di copie vendute ma non è tra i più ricordati del cantante. Nello stesso anno conduce una serata su RaiUno, «Notte Rock», dove si sottopone alle domande del pubblico e di Enzo Biagi.
Nel 1992 è in tv con una sua trasmissione dopo 4 anni da «Fantastico» con «Svalutation», andata in onda in due puntate su Rai 3 e condotta assieme a Bruno Gambarotta.
Nel 1994 torna con un album molto particolare «Quel Punto». Il testo dell’omonima canzone è fortemente criticato per via del tema trattato (femminilità in pericolo a causa dei transessuali). L’album viene ritirato dal mercato per problemi di copyright dopo poche settimane.
Il 1994 è tuttavia anche l’anno del suo ritorno al live. Parte un tour europeo con tappa a Berlino che riscuote un discreto successo e con esso anche polemiche, alcune a dir poco gratuite. Sarà l’ultimo tour, a tutt’oggi, di Celentano.
Nel 1996 produce l’album «Arrivano gli uomini» con tanto di videoclip mandato in onda su Rai Uno. L’album non supera le 150.000 copie vendute. Questo nuovo modo di fare musica è artisticamente valido (sia per la melodia, sia per i testi che affrontano temi quotidiani) ma evidentemente molto impopolare.
Nel 1997 Celentano si esibisce davanti a Papa Giovanni Paolo II in occasione del concerto per il Meeting Eucaristico di Bologna, rispolverando per l’occasione anche dei suoi vecchi brani come: Pregherò, cover dell’americana Stand by me di Ben E. King, «Disse» e «Ciao ragazzi».
Nel 1998, mentre prepara il suo ritorno in tv, le sue sorti discografiche sempre più in calo cambiano radicalmente. Incide infatti un album con Mina, altra grande cantante e amica di sempre, che assieme a lui mosse i primi passi nel mondo della musica leggera: il disco non è esaltante, a detta di molti critici, ma ha un enorme successo con 1.600.000 copie vendute (Sergio Cotti Adriano Celentano 1957/2007 – 50 anni da ribelle, Editori Riuniti, Milano 2007, pag. 219), spopolando nelle radio con i duetti Acqua e sale e con Che t’aggia di’, canzone in dialetto pugliese accompagnata da un videoclip a cartoon (Adriano e Mina appaiono come paperi così come nella copertina dell’album) mandato in onda su RaiUno.
L’anno dopo, con Mogol e Gianni Bella, realizza l’altrettanto successo (oltre 2.000.000 di copie) che è considerato da molti l’album della “rinascita” artistica di Adriano nel grande pubblico. L’album è una vera perla a detta della stragrande maggioranza di critici e fan del cantante.
Contiene canzoni come «Gelosia», «L’emozione non ha voce», «L’arcobaleno» scritta da Mogol e dedicata a Lucio Battisti e «Senza amore» del giovane Carlo Mazzoni che diventano ben presto veri tormentoni e trasportano questo album per tantissimo tempo ai vertici della Hit parade italiana.
Adriano rafforza il successo con uno show su RaiUno in 4 puntate, «Francamente me ne infischio» affiancato dalla bella Francesca Neri. Tra gli autori del programma c’è anche il caro amico Miki Del Prete e tra gli ospiti apparsi in trasmissione ricordiamo: Teo Teocoli, Ligabue, Manu Chao, Compay Segundo, Jovanotti, Piero Pelù, Tom Jones, Joe Cocker, David Bowie (che definisce Adriano «un idiota”»), Gianni Morandi, Biagio Antonacci, Nada, Max Pezzali e tanti altri.
Lo show è spesso interrotto da filmati-shock preparati dallo stesso Adriano. Filmati che parlano di tematiche forti e anche «scomode». Il programma verrà premiato con la Rosa d’Argento al prestigioso festival «La Rose d’Or de Montreux».
Gli ascolti sono altissimi, dopo quasi 8 anni da «Svalutation» (show televisivo su Rai Tre in onda per 2 puntate nel 1992), con punte di oltre 13.000.000 di spettatori (Sergio Cotti Adriano Celentano 1957/2007 – 50 anni da ribelle, Editori Riuniti, Milano 2007, pag. 280).
Da ricordare che nel 1997 Celentano e la Rai trovano un accordo per mandare in onda uno show intitolato «Il conduttore» ma che poi si arenò per problemi contrattuali tra le due parti.
Nel 2000, con lo stesso team, pubblica «Esco di rado e parlo ancora meno», altro grande successo (1.800.000 copie) che proietta l’inossidabile Celentano nel nuovo millennio.
L’album contiene una canzone scritta da Ivano Fossati dal titolo «Io sono un uomo libero» che sembra essere un manifesto per Celentano e un duetto con Nada nell’interpretazione di una struggente canzone dal titolo «Il figlio del dolore» scritta dallo stesso Adriano che narra la storia di uno stupro durante una guerra.
Il singolo di lancio è «Per Averti», grande successo radiofonico mentre la canzone «Tir» sarà la sigla di chiusura del contestatissimo show «125 milioni di caz..te», dell’anno seguente. Nel team degli autori è presente anche il caro amico Miky Del Prete e i monologhi di Celentano, che spaziano dalle critiche a Bruno Vespa, Maurizio Costanzo e Fabio Fazio alla legge del “silenzio-assenso” in merito alla donazione degli organi che destano grandissime polemiche.
Tra gli ospiti ricordiamo: Enzo Jannacci, Antonio Albanese, Giuliano Ferrara, Dario Fo, Giorgio Gaber (sua ultima apparizione televisiva), Giorgio Panariello, i Lunapop, Shaggy (con lo spassoso sketch su sedia a rotelle. Celentano è ingessato ad una gamba a causa di una caduta durante uno sketch con Dario Fo nelle puntate precedenti), Carmen Consoli, Giorgia, Marco Masini, Fiorello.
Nel 2002 è la volta di «Per Sempre», il terzo album consecutivo elaborato con il team Mogol-Bella. I dati di vendita sfiorano il milione di copie. L’album non è accompagnato da nessuno show televisivo ma è traghettato per tutto l’anno da tre singoli («Confessa»,«Mi fa male» e «Per sempre») che restano in classifica per molto tempo.
Da notare la collaborazione con il prestigioso pianista Chick Corea che sfoggia la sua bravura nei brani «Per sempre» e «Radio Chick», ultima traccia dell’album che vuole essere uno spazio tutto per il pianista.
L’album contiene due chicche: una canzone “sociale” intitolata «I passi che facciamo» del giovane Gigi De Crescenzo detto Pacifico e una ballata scritta da Francesco Guccini intitolata «Vite».
È uscito anche in versione cd+dvd nella quale si possono vedere i video di alcune canzoni dell’album più il live de “Il ragazzo della via Gluck” al concerto di Berlino del 1994.
Nel 2004 è la volta di «C’è Sempre Un Motivo», album molto elaborato dove è presente un inedito di Fabrizio De André e un duetto in lingua creola con Cesaria Evora, esponente di spicco della musica di Capo Verde che ripropone «Il ragazzo della via Gluck» con testo e arrangiamenti tipicamente capoverdiani.
È un album particolare in cui Celentano si esibisce in canzoni molto diverse tra loro che toccano più generi musicali, dal melodico al rock per arrivare al jazz.
L’album torna nel 2005 in versione DualDisc (da un lato musica e dall’altro dvd, primo artista in Italia a usare questa tecnologia) con l’aggiunta di un singolo scritto da Paolo Conte, 37 anni dopo Azzurro, dal titolo: L’indiano, una canzone che non decolla in termini di successo ma che vuole essere un “manifesto” Celentanesco sulla libertà di parola e di pensiero, argomenti base del programma tv RockPolitik dello stesso anno e per la quale la canzone funge da sigla finale dello show.
Il 20 ottobre 2005 va in onda su RaiUno il contestatissimo show televisivo Rockpolitik. Celentano come d’abitudine pretende dalla Rai “carta bianca” sui testi e sull’intero progetto, cosa che ovviamente la tv pubblica non intende concedere. Dopo varie vicissitudini tirate avanti per un anno (tutto partì nel dicembre del 2004) e interventi legali, il programma prende il via dopo l’autosospensione provvisoria del direttore di rete Fabrizio Del Noce.
Lo show segna record assoluti in termini di share con una media del 46% nelle 4 puntate [9]. Il picco massimo in termini di ascoltatori si è avuto con Roberto Benigni nella 2° puntata con oltre 16 milioni di persone, nell’esilarante sketch della “lettera a Silvio Berlusconi” che si rifà al più celebre sketch di Totò e Peppino nel film «Totò, Peppino e la malafemmina».
In termini di share il picco si è avuto durante l’inedito duetto con Eros Ramazzotti nell’interpretazione de “Il ragazzo della via Gluck” con quasi il 70%. Da ricordare anche altri ospiti illustri come Gérard Depardieu, Valentino Rossi, Franco Battiato, Riccardo Cocciante, Patti Smith,Luciano Ligabue e Loredana Bertè (che con Celentano canta “Impazzivo per te”), Eurythmics e Carlos Santana.
Il 20 novembre 2006 esce un libro omonimo scritto da Celentano e da Mariuccia Ciotta che racconta tutta la storia (e qualche retroscena) del programma.
Il 10 novembre 2006, Celentano lancia una mega raccolta (cofanetto in tre cd) che raccoglie 42 canzoni dal 1957 a oggi. Da notare la presenza di canzoni come «Miseria nera» e «L’unica chance» che non saranno tra le più famose del “molleggiato” ma che trattano temi di straordinaria attualità pur essendo tra le più vecchie del suo repertorio.
Nella raccolta è presente anche l’inedito duetto con Paul Anka nel rifacimento della canzone «Diana»…diventata ora «Oh Diana» con testo in italiano di Mogol e dello stesso Celentano. La raccolta riscontra subito un discreto successo di pubblico: il disco si piazza al terzo posto della classifica FIMI nella prima settimana per poi militare per quasi tre mesi nella top ten italiana.
Secondo la rivista Rolling Stone la raccolta ha venduto 500.000 copie.
Il 2 dicembre 2006 Adriano è ospitato su Rai Tre nel salottino di Fabio Fazio Che tempo che fa per un’intervista, evento più unico che raro data la scarsa disponibilità del cantante per questo genere di cose. Anche questa volta è un gran successo di ascolti. La terza rete Rai totalizza 6.200.000 di contatti (come riportato nei dati Auditel, riportati nei quotidiani dei giorni successivi), risultato quasi storico per la rete.
Il 23 novembre 2007 pubblica «Dormi amore, la situazione non è buona», un album che porta in copertina un ritratto di Adriano da boxeur disegnato da Wainer Vaccari. Come di consueto, ormai, il duo Mogol e Gianni Bella fa da padrone nel cd con 5 canzoni su 10 (più un Extra, una sorta di mix dell’album), ma le altre canzoni portano firme di Jovanotti, Neffa, Francesco Tricarico, Vincenzo Cerami e Carmen Consoli e un brano inedito di Domenico Modugno risalente al 1974, «Ragazzo del sud». L’album è anticipato il 5 novembre dal singolo «Hai bucato la mia vita» che riscuote notevole successo nel mondo dei download, specie sui Tunes. Tutti i quotidiani, stranamente unanimi, commentano positivamente questa nuova opera del Molleggiato.
Il 26 novembre 2007 su Raiuno Celentano torna in diretta con uno spettacolo in prima serata dal titolo «La situazione di mia sorella non è buona», dove per «sorella» il Molleggiato intende il pianeta Terra (citando San Francesco d’Assisi della poesia del “Cantico delle Creature” scritto da S.Francesco nel 1215; e dove realizza una sorta di film in diretta tv cantando dal vivo le nuove canzoni dell’album.
A suo parere «la trasmissione più difficile da fare» della sua carriera. Il programma è stato visto da 9.200.000 milioni di telespettatori con il 33% di share. Per festeggiare i suoi 70 anni e i cinque decenni di attività, la Rai ha organizzato per sabato 5 gennaio 2008 uno speciale, in onda sulla rete ammiraglia, dal titolo «Adriano Celentano, la mia vita è un romanzo». La trasmissione, pur dedicata esclusivamente alla riproposizione di spezzoni di trasmissioni passate del Molleggiato, ha fatto registrare il 28,65% di share e gli ascolti in tv più alti della giornata.
07/01/2008 – l’Adigetto.it (Settimanale di Opinione Virtuale)