La lettera di Celentano a Renzi: “Sbagliare è umano, ma risbagliare è da deficienti”
Ciao Matteo – Per rivincere devi saper perdere
Al tuo posto, prenderei la bici, andrei a trovare Luigi Di Maio e gli direi: eccomi qui pronto al tuo fianco per guarire l’Italia
di Adriano Celentano
Ciao Matteo, non so cosa pensi tu. “Prendo il giornale e leggo che” niente è cambiato. Pare, però, che in politica sia proibito sbagliare. Ma, se è proibito, allora perché tutti dicono che sbagliare è umano? Certo, nessuno è perfetto, questo si sa. Anche se, a dire il vero, ti confesso che, di fronte a un’ascesa così fulminea come quella che hai avuto tu nel diventare Presidente del Consiglio, non potevo immaginare date le circostanze che non avessi anche il dono dell’infallibilità. Eri troppo bello, giovane ed elegante. Quel giorno tutti ti guardavamo come un’improvvisa apparizione che prometteva grandi cambiamenti, tre quarti di Italia davanti ai monitor e dentro ogni monitor c’eri sempre tu.
Il nuovo Presidente del Consiglio che faceva il suo primo discorso agli italiani con la mano in tasca. Un gesto che, anche quello, sembrava darci una certa sicurezza. E io, che nonostante fossi un grillino dei più feroci prima ancora che Grillo nascesse, ti guardavo estasiato. Al punto che stavo per telefonare a Beppe per dirgli “forse oggi è nato il tuo antagonista”. La cosa più emozionante era vedere l’intero Parlamento prostrato ai tuoi piedi mentre le tue parole aleggiavano sicure da un orecchio all’altro di tutti i presenti. Poi, a un certo punto ti sei mosso e, senza neanche andare a dormire, hai cominciato subito a lavorare per il “bene degli italiani”, e lo facevi ininterrottamente. Ovunque andassi era un successo. Ricordo che in una delle tante tappe in Germania ti accolsero con la banda che suonava Azzurro.
Poi… non so cosa è accaduto… da parte tua c’è stato forse qualche errore o un passo falso. Qualcuno ha cominciato a parlare e… non parlava bene, come spesso accade nel mondo politico. Le parole, si sa, a volte feriscono, e ancora di più feriscono quelle di coloro che avrebbero dovuto sostenerti e invece ti hanno abbandonato. Un gesto forte, rispetto a cui non saprei dire se quelli che ti hanno abbandonato avevano ragione o no. A giudicare dai voti che hanno raccolto, sembrerebbe di no. Ciò significa che forse anche tu devi aver sbagliato qualcosa. Altrimenti non sarebbe successo tutto questo casino. Tu eri il Presidente del Consiglio e adesso non lo sei più.
L’Italia, oggi, per colpa del PD o tua, è senza un governo mentre il Paese sprofonda. Il 4 marzo, sia tu che il PD siete stati sbaragliati dalla vittoria schiacciante dei Cinque Stelle. Con al secondo posto la sorpresa Salvini all’interno di una coalizione che, solo “grazie” a Berlusconi, l’uomo che da anni danno per spacciato, ha potuto realizzare il più alto numero di voti, anche sopra i Cinque Stelle. Per cui cosa si fa?…
Certo sbagliare è umano, ma risbagliare potrebbe essere da DEFICIENTI. So che in politica non si usa, perché per i politici l’unico binario percorribile è quello del risentimento. Ma tu forse sei diverso. Perché magari sai anche perdere. E d’altra parte non c’è altro modo per RIVINCERE.
Ecco cosa farei se fossi al tuo posto: prenderei la bicicletta e, da SOLO, andrei a trovare il vincitore del 4 Marzo: Luigi Di Maio. E in religiosa umiltà gli direi: eccomi qui pronto al tuo fianco per guarire l’Italia. Una mossa che spiazzerebbe persino il Papa. Non riesco e non voglio neanche pensare quali benefiche ripercussioni potrebbe avere, anche in campo internazionale, una mossa del genere.
E… non voglio neanche pensare cosa succederebbe se tu non la facessi…
09/04/2018 – Il Fatto Quotidiano