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“La rivoluzione comincia in tv e noi faremo la nostra parte”

La Mori, Celentano e il progetto di una fiction Rai contro la discriminazione delle donne

CLAUDIA MORI e Adriano Celentano hanno firmato tra i primi l’appello al governo perché si costituiscano gli Stati generali sulla violenza contro le donne. «Non abbiamo avuto esitazione — dicono — ma ci siamo anche chiesti subito cosa possiamo fare, per la nostra parte, di concreto. Gli appelli sono importanti per dare il senso di una spinta all’azione, ma poi ciascuno deve fare nel suo campo tutto quello che sa e che può».
E così, di domenica pomeriggio, al Clan si è ricominciato a discutere del progetto di una serie tv che riprenda da dove è rimasto sospeso il lavoro cominciato due anni fa, con quattro film per la tv sul tema della violenza contro le donne.
Claudia Mori: «Dobbiamo proprio cambiare schema di gioco. Cambiare linguaggio, stile, velocità. Dobbiamo avere il coraggio, lo dico con pudore, di fare una vera rivoluzione. So che le nostre forze da sole non bastano, ma dai simboli e dai messaggi che passano in tv dipende moltissimo la cultura diffusa. Allora pensiamo, Adriano ed io: che sia venuto il momento di uscire dal pessimismo e dal vittimismo, di uscire dal lamento e di proporre invece un modo positivo e aperto, forte, anche ironico per parlare di come le donne sono considerate nel nostro Paese. Di coinvolgere gli uomini, anche, e di metterli in prima linea perché fino a che questa resterà una battaglia delle donne per le donne sarà confinata in un ghetto».
Due anni fa la casa di produzione di Claudia Mori realizzò quattro film per la tv affidati a Liliana Cavani, Margarethe Von Trotta e Marco Pontecorvo, una serie intitolata Mai per amore, da una canzone di Gianna Nannini. Ora il progetto è quello di una serie tv per la Rai. «A partire da questioni molto semplici. Per esempio: le donne vengono pagate meno, qualunque cosa facciano. Dunque, è il messaggio, valgono meno. Se valgono meno sono trattate peggio, dunque possono essere trattate male, mal-trattate. Quando una donna viene aggredita, è il caso del presidente della Camera Laura Boldrini, sono in molti a ridimensionare l’accaduto, a trattarlo come un fatto in fondo irrilevante o inevitabile. Sarebbe successo lo stesso se quelle minacce fossero arrivate al presidente del Senato, un uomo? Nella nostra società, da millenni maschilista, la donna è comunque subalterna. Io stessa ricordo mia madre che mi parlava di mia nonna, di come l’insegnamento fosse: tutto deve restare in famiglia, non ci si ribella, in fondo si sopporta. Ecco, è questo che bisogna scardinare: il modello che fa sì che anche le più giovani, alla fine, sopportino le umiliazioni. La tv, ne ho parlato molto con Tinny Andreatta direttore di Rai Fiction, in questo può fare moltissimo». Tempi brevi, per essere pronti in pochi mesi. «Sto producendo Francesco, adesso, con Liliana Cavani. Un altro rivoluzionario come tanti protagonisti dei nostri lavori, penso a Basaglia. Poi ci dedicheremo a un lavoro sul gioco d’azzardo. Ma il tema della violenza contro le donne viene prima, viene subito. È arrivato il momento di scalare la montagna, serve la forza di tutti».

di Concita De Gregorio

07/05/2013 – La Repubblica

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