Lettere rubate – Claudia Mori, lettera ad Adriano Celentano
Però i regali più belli, che ancora oggi ci facciamo spesso, sono i bigliettini e o le scritte d’amore sugli specchi: “Tesoro non mangiare le ciambelle che sono acide”, mi scrivesti un giorno.
Claudia Mori e Adriano Celentano si sono sposati cinquant’anni fa alle tre di notte. L’appuntamento con gli invitati era alle due e mezza al bar dell’albergo (l’unico di Grosseto) per andare in chiesa. Adriano era stato al matrimonio di Peppino Di Capri ed era rimasto scioccato dalla folla gigantesca, non voleva nessuno: solo i parenti stretti, qualche amico e due zie di Claudia, che si erano messe due cappelli enormi. “Ma come facciamo a passare inosservati con quei cappelli alle tre di notte a Grosseto!”, Celentano si arrabbiò quando le vide, e lui e Claudia litigarono mezz’ora prima di sposarsi. Però poi lei entrò in chiesa e percorse la navata al braccio dello zio, nel 1964, dopo due anni di fidanzamento e di amour fou, con l’abito da sposa più corto della storia. Una minigonna, perché aveva ordinato il vestito alla sarta per telefono, senza farsi mai vedere e dando un nome falso, e aveva sbagliato le misure (o forse aveva finto di sbagliarle, per lasciare tutti senza fiato). Dopo il matrimonio il frate dormiva con la faccia sulla tastiera dell’organo, gli altri bevevano e mangiavano le tartine appiccicose dell’oratorio, e gli sposi scapparono via in macchina, da soli: per qualche giorno nessuno li trovò, nessuno fotografò le due star giovani e belle che si amavano pazzamente e litigavano sempre (lei gli tirò un calcio nel sedere mentre ballava con una ragazza bionda, lui tramortito fece una delle sue pause, quelle che poi sono diventate famose, e disse alla bionda: “Le presento mia moglie”). Cinquant’anni dopo, Claudia Mori ha scritto una lettera ad Adriano Celentano (“Due guerrieri innamorati”, Bompiani) con le foto della giovinezza, loro due abbracciati, lei con le minigonne cortissime che Celentano un giorno fece a pezzi per gelosia (ma lei le ricomprò tutte subito, e anche di più), e con la storia della lettera di trentadue pagine che lui un giorno le mandò dentro un taxi, a ottocento chilometri di distanza, per dirle che non avrebbe mai smesso di amarla. Non c’è una sola pagina, in questo libretto fatto di ricordi e di baci, che non sia piena di amore smisurato. Non l’amore tranquillo e adulto di chi ha visto tante cose passare, belle e brutte, ed è stretto all’altro perché le vite insieme sono diventate una sola vita, il mondo intero. Ma l’amore appassionato, con i calci nel sedere, le scritte sugli specchi, il tuffo al cuore, i viaggi spericolati (ma niente America, perché hanno troppa paura dell’aereo), l’amore giovane: “Tu sei ancora bellissimo”, scrive Claudia Mori a suo marito (“bel sedere”, aggiunge). Rimpiange la giovinezza, ma come si rimpiange una bella vacanza, una minigonna, un giorno di festa. In realtà sembra tutto ancora rock come allora, quando occupavano la pista e la gente restava incantata a guardarli. Quando si vedevano di nascosto a Firenze e passavano giorni sempre abbracciati. Lui la vide una sera ad Amalfi, e il giorno dopo la sfidò a braccio di ferro. Era una scusa per avvicinare la faccia alla sua e riuscire a baciarla. L’unico uomo che avrei potuto sposare, scrive Claudia Mori, e c’è qualcosa di grandioso e doloroso insieme nella consapevolezza che la vita ha senso solo se c’è quella persona accanto. Che ride, scappa, balla, si distrae e poi scrive con tutte le lettere maiuscole: “Amore, sono quello che ti amerà sempre! E’ per questo che ti ho sposato! Non sono mica scemo”.
di Annalena Benini
20/09/2014 – Il Foglio