MinaCelentano: Mostri Sacri che hanno ancora molto da insegnare a tanti – Recensione di Amami Amami
di Claudio Ramponi
Amami, l’ultima canzone di Celentano e Mina, è di un trash esagerato, non vedo la differenza con una canzone da balera di Raul Casadei. Ecco, quando il talento è finito è meglio tacere. Meglio un dignitoso silenzio che una schifezza del genere adatta a fare da sottofondo alla sagra del caciocavallo (Lia Mintrone)
Prendo spunto da questa dichiarazione, a parer mio alquanto avventata ed irriverente, ma soprattutto gratuita e totalmente priva di spunti tecnici o argomentazioni che possano suffragarla, per dire la mia sul singolo della “Coppia più bella del mondo”.
Si leggono in giro un mucchio di commenti secondo i quali la musica prodotta ultimamente, soprattutto in Italia, sarebbe una porcheria e che non si scrivono più belle canzoni come un tempo. Bene, questa è una perfetta canzone come quelle di una volta, facile da ricordare ed alla portata di tutti, ultrapopolare, ma non cosi banale come potrebbe sembrare di primo acchito.
D’accordo, non è certo un brano che faccia gridare al miracolo, un giro armonico già ascoltato (ma almeno non è il solito giro di DO o suoi derivati come invece, ad esempio, il brano premiato dalla critica all’ultimo Festival di Sanremo) ed un testo che ripropone, senza aggiungere niente di nuovo, il tema del rapporto di coppia, ma almeno gli accenti sono collocati correttamente così come grammatica e sintassi vengono finalmente rispettate (fatto salvo un accento sfuggito al “revisore bozze” sullo striscione presente nel video).
Il brano è la versione italiana, curata dallo stesso autore assieme al cantautore Riccardo Sinigallia, della canzone “Ma’agalim” dell’artista israeliano Idan Raichel e si contraddistingue per la melodia d’atmosfera mediorientale su di una struttura armonica mutuata dal tango argentino, quello autentico che il grande Astor Piazzolla ha fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo, non certo quello da balera alla romagnola.
Personalmente dopo il primo ascolto ho sentito il bisogno di riascoltarlo più volte per apprezzarne ogni perfetto dettaglio e sfumatura: scelta dei suoni, accurato arrangiamento, esecuzione impeccabile, l’ottimo assolo di fisarmonica (synth) che, dopo le prime godibili battute, riprende come citazione il solo di “Storia d’amore”, il successo di Celentano del 1969. Insomma, la sobria eleganza senza fronzoli della semplicità.
Indiscutibilmente pregevole l’interpretazione dei due Mostri Sacri che hanno ancora molto da insegnare a tanti giovincelli celebrati ed osannati ben oltre ogni effettivo merito dalle nuove generazioni.
Ma poi mi chiedo: veramente qualcuno si aspettava “La Novità” da questa operazione, come se Mina e Celentano dovessero o avessero ancora bisogno di dimostrare qualcosa?
22/11/2016 – Fare Musica e Dintorni (www.faremusic.it)