Roberto Gervaso intervista Celentano nel libro «La mosca al naso»
Questa è la trascrizione integrale dell’intervista di Roberto Gervaso ad Adriano, contenuta nel libro “La mosca al naso” del 1980:
Quanto vale la sua ugola?
L’ugola non è tutto, la voce vale il 30%E il resto?
La faccia. Non sono solo un cantante: sono anche un attore, un personaggio.Ha mai dubitato d’essere il migliore?
Mai.Proprio mai?
Mai.Cosa s’aspetta il pubblico da lei?
Sempre qualcosa.Ma che cosa?
Non lo sa nemmeno lui.E lei dal pubblico?
La confidenza, la complicità. Ci divertiamo a vicenda e, qualunque cosa io faccia, il pubblico mi perdona.Questo ha sempre ragione?
Può anche non averla, ma è difficile che abbia torto.E lei?
Io ho abbastanza ragione.Ha lanciato più successi o messaggi?
Successi, ché faccio spettacoli e non prediche, o comizi. Certo, dico le cose che mi stanno a cuore. Pensi a Svalutation.Cantante, ha “portato avanti” molti “discorsi”?
Io non “porto avanti” niente. Mi batto per Cristo e contro l’inquinamento e il cemento.La sua più bella canzone?
“Il Ragazzo della Via Gluck”, “L’Albero di 30 Piani”, “I Want to Know”. Motivi e dischi da un milione di copie.La più storica delle sue frasi?
“Il cielo odora di morte.”Quale cielo?
Quello delle metropoli avvelenate dallo smog e invase dal cemento.Meglio il set o il palcoscenico?
Ah, il palcoscenico, mille volte. Il set è noioso. Non solo: a me piace cantare senza essere continuamente interrotto.Ha più fans a Lambrate o a Cefalù?
Uguale?E fuori d’Italia?
In Europa?Sì.
Germania, Francia, Belgio, Inghilterra. La mia ultima tournée è stata un trionfo.Che aspetta a varcare l’Atlantico?
Che mi passi la paura per l’aereo.Paura o terrore?
Terrore.Dovuto a che?
Una fusoliera e due ali sospese nel vuoto sono contro natura.Cos’è per lei il Clan?
Nata come impresa discografica, è oggi un sodalizio d’amici: pochi e selezionatissimi.Il suo primo comandamento?
L’onestà. Paradossalmente, anche quando si ruba.Si sente più un patriarca o un padrino?
Né l’uno, né l’altro. Nel Clan siamo tutti uguali. A volte, anche troppo.Ha più amici o cortigiani?
Ahimé, cortigiani.Dell’amicizia l’interesse è un buon concime?
La vera amicizia, quella con la A maiuscola, dovrebbe sempre prescindere dall’interesse. Comunque, è rara, rarissima.Concorda con Napoleone? “L’uomo non ha amici, ne ha la sua fortuna”?
Non confondiamo gli amici coi cortigiani.E’ peggio diffidare degli amici, o essere ingannato da loro?
Diffidare, ma bisogna metter sul conto anche l’inganno.Farebbe suo il motto: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi odi”?
C’è del vero.Cosa le ha insegnato la strada?
A conoscere meglio la gente.Solo la gente?
No, anche me stesso, i miei limiti, il mio egoismo.Meglio la nebbia padana, o il sole pugliese?
Adoro il sole, ma dove la mette la nebbia milanese di una volta?Perché, d’una volta?
Perché oggi è malata.Cosa la fa più ridere?
L’ingenuità, il candore, ma ce n’è così poco! Tutto è diventato convenzionale, meccanico.E commuovere?
Anche un’occhiata.E arrabbiare?
La prepotenza.E’ davvero manesco?
No.Ma, tempo fa, prese a pugni un passante.
Aveva toccato mia moglie.S’è rotto mai le ossa?
Due costole, in auto.E non in auto?
Mai.Si sfotte volentieri?
Volentieri, e spesso. Per difendermi dalle critiche.E se la sfottono gli altri?
E come fanno, se già mi sfotto io?Ha sempre avuto ciò che ha voluto?
Direi proprio di sì.Come mai tifa Inter?
In Via Gluck, dove abitavo da ragazzo, tutti tifavano Inter.Tutti chi?
I miei amici.Perché ama tanto James Bond?
Amo chi combatte per la causa giusta, in favore dei deboli.Legge molto?
Niente.Nemmeno i Vangeli?
Oh, quelli, sì.E i giornali?
Li sfoglio.In quanto tempo guadagna un miliardo?
Mi ha preso per un proletario?E in quanto lo spende?
Se faccio un film come Geppo il Folle, in due mesi.Il fisco ce l’ha ancora con lei?
Dopo tutto quello che gli ho dato, penso proprio di no.Ha un debole per qualche gioco?
Per tutti, comprese le scommesse.Su che cosa?
Anche su chi sputa più lontano.Bluffa?
Moltissimo.E se perde?
Pago.Ma s’arrabbia?
Da morire.Se, invece, vince?
Divento allegrissimo.Si riconosce più nelle note di Bandiera Rossa o di Biancofiore?
Biancofiore? Mai sentito.E’ l’inno democristiano.
Non mi riconosco, né mi voglio riconoscere, in nessuno dei due.C’è una musica che detesta?
No, purché ben fatta.Inclusa quella elettronica?
Sì.Una cantante che adora?
Mina, Ella Fitzgerald, Barbra Streisand.Prima lei o Sinatra?
In Italia io.Che sarebbe la sua vita senza musica?
Ciò che sarebbe senza l’amore.La vita è più intrisa di patetico o di grottesco?
Di grottesco.Quando la comicità diventa poesia?
Quando s’umanizza.C’è miglior lubrificante erotico della musica?
No.In amore paga più la sincerità o la reticenza?
Non capisco.Cosa non capisce?
Che vuol dire reticenza?Tacere intenzionalmente.
No. Meglio essere sinceri, scoprire le proprie carte: si è più forti.Ha mai temuto di morire d’amore?
D’amore mi sono solo ammalato. Quasi mortalmente.In una donna, cosa più l’annoia?
Se l’amo, niente.E se non l’ama?
Dipende.E cosa più l’alluzza?
Non capisco.La eccita.
Le gambe.Con, o senza, il reggicalze?
Con.Che sarebbe stato di lei scapolo?
Non sarei mai diventato un playboy.E cosa sarebbe diventato?
Un prete.E’ davvero tutto casa, chiesa e musica?
Sì.Va a messa ogni giorno?
Solo la domenica.Fa la comunione?
Di solito, sì.Quale preghiera recita più spesso?
Il Padre Nostro e l’Ave Maria.La mattina o la sera?
La mattina e la sera.La fede l’ha sempre avuta?
No, l’ho trovata a vent’anni.Come?
Troppo successo, troppa fortuna: sentivo di dover ringraziare qualcuno. Cominciai a leggere i Vangeli e capii che questo qualcuno era Gesù.Niente ha mai scosso la sua fede?
Niente.Cosa deve alla Provvidenza?
Tutto.Che dirà in punto di morte?
Non facciamo scherzi: il mio posto è lassù.Lassù, dove?
In Paradiso.Come l’immagina?
Bellissimo, pieno di animali parlanti.O cantanti?
Parlanti. E, nel sottofondo, una sublime musica cosmica.Recita più sulla scena o nella vita?
Forse, nella vita. Che, del resto, è tutta una recita.E gli uomini?
Tutti attori.
Grazie ad Antonio per la preziosa segnalazione.
Fabrizio