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Settant’anni senza andare fuori tempo

Oggi l’Adriano Celentano personaggio della tv e il difensore di cause destinate a fare polemica occupa più spazio pubblico del cantante ma i suoi settanta anni – il cantante è nato il 6 gennaio 1938 a Milano da una famiglia di saldissime origine foggiane – sono ora un’occasione per ricordare una carriera lunga più di mezzo secolo, che rappresenta uno dei capitoli più pregiati della storia della canzone italiana. Senza contare che negli ultimi dieci anni con il disco con Mina, con Io non so parlar d’amore, Esco di rado e parlo ancora meno fino al recente Dormi amore la situazione non è buona ha realizzato vendite assolutamente fuori portata per il mercato italiano.
Tra i tanti fan di Celentano probabilmente è stato Emir Kusturica a definire la sua grandezza di cantante: qualche anno fa era in tour con la sua band e, a chi gli chiedeva quali fossero i suoi eroi musicali, il regista di Underground pare rispondesse: “Adriano Celentano. I dischi americani erano banditi erano banditi e nei Paesi ex comunisti dell’Europa dell’Est è stato lui a farci conoscere il rock’n’roll�.
Sul piano musicale la sua carriera è divisa in diverse fasi. La prima è quella del rock’n’roll. Celentano pensò di conciliare la portata eversiva di quella musica rivoluzionaria con la comicità di Jerry Lewis. Le sue doti naturali e il suo strampalato stile di ballerino hanno fatto nascere il mito del “Molleggiato�. Prima alla festa dei Ricky Boys, la band di rock’n’roll formata con Gaber e Jannacci poi con brani come Il tuo bacio è come un rock, Il ribelle, Ciao ti dirò. Nel ’61 arriva secondo a Sanremo in coppia con Little Tony con Ventiquattromila baci.
La fase del rock’n’roll si conclude con l’inizio dell’avventura del Clan, sorta di “rat pack� (il celebre clan di Frank Sinatra, Dean Martin, Sammy Davis jr e Peter Lawford) alla milanese formato da amici, parenti e fidanzate. Durante questo periodo incide Pregherò cover di Stand by me in cui manifesta quello spirito religioso-predicatorio che diventerà poi uno dei tratti caratteristici della sua personalità, Chi ce l’ha con me, Grazie prego scusi, Il tangaccio, Stai lontana da me. Il Clan finirà in un mare di carte bollate (con Don Backy in particolare) mentre gli anni della contestazione rischiano di minare il suo status di divo assoluto dell’epoca d’oro del Cantagiro e del 45 giri. Nel 1966 anticipa le tesi ecologiste con Il ragazzo della via Gluck (la via di Milano dove è nato).
Più o meno nello stesso periodo incide un altro dei suoi capolavori, Azzurro, brano scritto nel 1966 da Paolo Conte. Il filone ecologista ha un altro caposaldo nel Mondo in mi settima. Con La coppia più bella del mondo nel 1967 si attira le accuse di antidivorzismo ma il singolo viene pubblicato con un retro che è tra le più belle di cantante, Una carezza in un pugno.
La polemica con la generazione del ’68 esplode con Tre passi avanti, Torno sui miei passi e Chi non lavora non fa l’amore che, cantata in coppia con Claudia Mori (nel frattempo diventata sua moglie) vince Sanremo nel ’70. Del ’72 è un altro colpo del suo genio anticipatore: Prisencolinensinainciusol, un gramelot funk che è il primo rap italiano (che finirà in classifica negli Usa). Nel 1977 è il primo cantante italiano a fare una tournèe negli stadi. Nel 1976 pubblica il suo più grande successo del decennio, Svalutation. Gli anni ’80 – mentre la sua stella di cantante si appanna – vedono la sua trasformazione in protagonista della commedia cinematografica e il suo debutto da telepredicatore con l’ormai leggendario Fantastico 8.
Da allora fino a oggi la sua carriera si è divisa tra le già citate esperienze discografiche e le sue seguitissime apparizioni tv. La più originale tra le sue performance musicali recenti l’ha realizzata davanti a Papa Wojtyla nel 1997 a Bologna, di fronte a 500 mila persone e la diretta tv, improvvisando una marcia da “Molleggiato� attorno al Pontefice.

di Paolo Biamonte


Il cinema, una passione che rode dentro

Arrivato al fatidico capo dei 70, Adriano Celentano potrebbe ammettere che il suo vero sogno nel cassetto è la regia cinematografica. Felliniano ad origine controllata, Celentano non a caso figura nel cast de “La Dolce Vita� dove si esibiva come cantante rock nelle notti di Via Veneto. Il suo primo incontro con la cinepresa si deve a Lucio Fulci che lo scritturò tra il 1959 e il ’60 per “I ragazzi del juke box� e “Urlatori alla sbarra�. Appena quattro anni dopo passa dietro la macchina da presa per “Super rapina a Milano�, paradossale scherzo goliardico del Clan con Piero Vivarelli a sorvegliare discretamente il neo-regista, Claudia Mori come primadonna e gli amici del tempo (Don Backy, Micky Del Prete, Gino Santercole) nei ruoli maggiori.
Il film ricorda da vicino le bizzarrie surreali dei Beatles (la scalcinata trama rimanda ai titoli di Richard Lester) e non ebbe seguito immediato, ma confermò il talento del personaggio anche come attore. E allora Pietro Germi lo diresse nel 1969 in “Serafino�, forse il suo miglior film d’attore, mentre “Er più – Storia d’amore e di coltello� lo propone negli improponibili panni di un bullo romano, una sorta di Rugantino, nei quali incredibilmente funziona.
Ma il tarlo della regia rodeva Celentano. Puntualmente nel 1975, mentre Corbucci cuciva a misura su di lui la maschera comica destinata a grande fortuna con “Di che segno sei?� (col ruolo del ballerino di provincia Fred Astaire), l’idolo del rock all’italiana firmava il suo autentico primo film da regista. Era “Yuppi Du�, fantasia surreale ambientata a Venezia e interamente girata in studio, una commedia musicale inclassificabile che molti esperti inseriscono anche oggi tra gli oggetti cult del cinema italiano.
Tutti motivi che avrebbe rivisitato con alterna fortuna nelle opere successive tra “Geppo il folle� (1978) e il kolossal “Joan Lui� (1985) segnato da un insuccesso al box office che solo i recenti trionfi televisivi hanno parzialmente lenito.
Nel frattempo il Celentano attore si era ampiamente riscattato diventando un autentico divo della commedia durante tutti gli anni ’80. Tra i successi più amati dal pubblico quelli firmati dalla coppia Castellano & Pipolo da “Mani di velluto� a “Il burbero�, passando per “Il bisbetico domato�, “Asso�, “Innamorato pazzo�, grazie al quale incontrò Ornella Muti dando vita ad una delle “liaison dangereuse� più chiacchierate dello spettacolo italiano.

di Giorgio Gossetti


Venne Adriano e la tivvù cambiò pelle

Le pause, celebri quanto i monologhi a sorpresa, l’assoluta libertà editoriale, i contratti milionari, le polemiche, i record di ascolti: sono gli ingredienti della tv “made by Celentano�, definita anche la “dissoluzione del varietà�. Ovvero vent’anni di successi, originalità, provocazioni lanciate dal Molleggiato da quando, nell’autunno del 1987, fu chiamato a condurre il primo Fantastico del dopo-Baudo, passato alla Fininvest, fino all’ultimo show di un mese fa, La situazione di mia sorella non è buona.
Per 14 settimane, tra sermoni, amnesie, silenzi, papere, Celentano inchioda con Fantastico 8 davanti a Raiuno milioni di spettatori (oltre 15 per la finale). Il clou, sabato 7 novembre 1987: alla vigilia del referendum sulla caccia, l’ex ragazzo della via Gluck mostra un raccapricciante filmato sull’uccisione dei cuccioli di foche e invita il pubblico a scrivere sulla scheda referendaria “La caccia è contro l’amore� e a mandare al Presidente della Repubblica il messaggio “Io sono il figlio della foca, non voglio che mia madre pianga�. Si corregge, per evitare l’annullamento della scheda, ma non evita la multa della Rai da 200 milioni né il processo per turbativa elettorale, dal quale uscirà assolto con formula piena.
Primo ritorno a dicembre 1992 su Raitre con Svalutation, solo due puntate annunciate dal promo “Si salvi chi può�. Il Molleggiato se la prende con i ricchi, chiede che vengano restituite all’Italia la bellezza di un tempo e le botteghe degli artigiani. Risultato, 5 milioni di media contro le “corazzate� Scommettiamo che? e Paperissima.
Bisognerà aspettare fino al 1999 – fatta eccezione per poche apparizioni – per rivedere Celentano in tv. Francamente me ne infischio è il titolo-bandiera dello show che lo riporta su Raiuno, annunciato da un battage mediatico senza precedenti. Fioccano le polemiche e gli ascolti: la prima puntata fa oltre 9,5 milioni di spettatori (42,29 %).
Ancora fibrillazione e allarme monologhi ad aprile 2001: è la volta di 125 milioni di caz..te. Cibi transgenici, la legge sulla donazione degli organi, la frenesia del vivere moderno, la salute, l’amore. Eccezionali gli ospiti (da Dario Fo a Giorgio Gaber) e gli ascolti: all’esordio oltre 12 milioni nella prima parte e quasi 8 nella seconda.
Nel 2005 il nuovo pulpito per Celentano è Rockpolitick, in onda su Raiuno fra ottobre e novembre: dividendo il mondo in “lento� e “rock�, il telepredicatore ridà il microfono a Michele Santoro, diffonde la classifica della Freedon House sulla libertà d’informazione con l’Italia solo 79/ma, ospita Roberto Benigni insieme al quale, facendo il verso a Totò e Peppino, scrive una lunga lettera a Silvio Berlusconi. La media delle quattro puntate sarà del 46%, per un costo di 22 miliardi di vecchie lire. Come sempre il ciclone Celentano ha avuto piena libertà autoriale, ma il direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, ne prende le distanze.
Il resto è storia di oggi: dopo una promozione massiccia, il 26 novembre arriva su Raiuno La situazione di mia sorella non è buona, serata-evento legata al nuovo cd Dormi amore, la situazione non è buona.

di Angela Majoli

02/01/2008 – La Gazzetta del Mezzogiorno

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