Parla Gianni Dall’Aglio, storico batterista di Celentano dopo il concerto all’Arena di Verona
“Mi sono serviti due giorni fuori dal mondo per riposarmi e raccogliere tutte le energie sul dopo concerto di Verona”. Gianni Dall’Aglio, storico batterista del “molleggiato della Via Gluck” sintetizza così l’esperienza all’Arena , 19 anni dopo l’ultimo concerto con Celentano. Martedì la seconda e ultima serata di Rock Economy: “E’ stata la migliore! Diciamo che il vero Celentano è venuto fuori proprio in quel momento lì!”. E la prima? “Meno –aggiunge il batterista-, perché la sua timidezza, non ci crederete ma Adriano è fondamentalmente un timido, e l’emozione del ritorno sul palco gli hanno creato non pochi problemi, come si è visto! Martedì invece, l’esplosione di energia e originalità che tutti noi aspettavamo. Un autentico concerto “On the road”, con musica vera, come raramente si vede nei concerti”. Tutto però è stato provato e riprovato per mesi: “Lunedì, scaletta e testi si sono mostrati ingessati. Martedì invece è saltato tutto fin dall’inizio, con i musicisti “esordienti” -si fa per dire visto che con noi c’era gente che suonava con Ramazzotti, Zero, Venditti- tutti in panico, mentre noi “nonni” ci sentivamo ritornare indietro di vent’anni, con il solito Celentano che improvvisava, con noialtri costretti a seguirlo nelle sue evoluzioni musicali.
In questo è un genio, ecco perché non credo di esagerare se lo definisco il Bob Dylan europeo”. Niente male, ma intanto il tempo scorre anche per lui: “Nella vita è inevitabile. Ma nel mondo della musica questo può dilatarsi come il pubblico dell’Arena ha potuto vedere…”. Sento in lei ancora un entusiasmo da ragazzo della Via Gluck? “Lavoro con Celentano dal lontano 1959 e da allora con i suoi pregi e difetti, riesce ancora a stupirmi. Lo fa con i testi e le sue canzoni d’avanguardia, i “sermoni”, come pure con il modo di credere in Dio. Mi ha stupito anche qualche minuto prima di entrare sul palco, lunedì scorso. Ci aspettavamo chissà che da lui, e invece ci ha guardati tutti con un sorriso e ci ha salutati con la mano. Non ci ha detto niente! Il resto è stata musica…”. Ne parla come fosse un guru? “Celentano è carismatico. E’ così dentro e fuori le scene. E’ come lo vedete, alle volte sorprendentemente ingenuo. Altre graffiante, con la differenza che cinquant’anni dopo lui si è arreso alla guerra ideologica”. Come, Celentano si è arreso? Cade un mito: “Ad Asiago qualche settimana fa durante le estenuanti prove mi disse: “Gianni, ha ancora senso lottare contro qualcuno? Credo proprio di no! Sono finite le illusioni. Non ci resta che la fede e la musica. E’ quello che ha mostrato a Verona, dove ha dato il massimo. Ha 75 anni, ma la forza musicale e vocale è inossidabile. Lo spettacolo è stato “mega” perché lui è così e il pubblico lo vuole proprio così!”. Qualcuno sostiene invece che si sia svenduto a Mediaset? “Diciotto milioni di ascoltatori vuol dire svendersi? Semmai dovrebbe essere la Rai a doversene fare una ragione..”.
L’ho vista alzarsi più volte durante il concerto per guardare il pubblico: “E’ vero, io suonavo ma lo spettacolo era tutto intorno a noi. Ce lo siamo ripetuti tutti in camerino. Volevo rubare delle istantanee di quel momento per portarmele sempre dentro…”. Intende dire che non si ripeterà più un concerto così? “Con Celentano non bisogna mai dire “mai”, però questi mesi l’ho sentito più volte dire: “Chi me lo fa fare!”. Oltre a cantare lui fa dell’altro, tornerà magari con altri cd, ma credo che l’Arena sia stata una tappa miliare e irripetibile della sua storia. E questo vale anche per noi!”.
A cura di Antonio Gregolin
17/10/2012 – StorieCredibili.it