Lo hanno restaurato e lo hanno presentato alla Mostra di Venezia: “Yuppi du” di Adriano Celentano, 1975. Lieve come una farfalla, un musical che viaggia tra Venezia (mai cartolinesca) e una Milano che sembra uscita da un testo di Brecht o da un film tra gangster degli anni Trenta, quelli doc, quelli americani.
Adriano parlava ancora. Ha parlato molto anche alla Mostra, felice come un bimbo, scattante e molleggiato come ispirato dal grande coreografo Amedeo Amodio, che gli insegnò da ragazzi i primi passi di danza, forse però meno dinoccolati, sedotto da Ermanno Olmi, Leone d’oro alla carriera, il quale è stato sedotto da Adriano. Gran festa in tv anche quando i due big parlavano e fingevano di intendersi, in realtà pare che facessero concorrenza a Eugene Ionesco e alla incomunicabilità surreale.
Ecco, il surrealismo. All’italiana. Lo hanno constatato gli spettatori delle satellitari che hanno guardato in 164mila, quasi un record per le parabole, “Yuppi du”. L’ho rivisto anch’io. Il film era sapientemente sgangherato. Geniale a tratti. Sempre gradevole e vivo. Compare in esso una figura di quel passato: Jack la Cayenne, un ballerino più molleggiato di Adriano, un mimo, mobilissimo, specialista in boogie woogie. L’ho incontrato l’altro giorno in una via di Roma. Uguale. Fermo nel tempo. Scolpito. Un pizzico malinconico, pronto a rifare se stesso, se lo rivolessero. E perchè no?, tutta la cultura italiana respira nell’altro ieri e anche più indietro. Jack è vivo e lotta con tutti noi per vivere e non sopravvivere.
Ma torniamo ad Adriano, regista qui ispirato e attore spiritoso, invidiabile quando balla con Charlotte Rampling, dai seni nudi sotto la camicetta di garza in mezzo al canal. La Charlotte che era appena uscita dal “Portiere di notte”, il film che ho sceneggiato con Liliana Cavani, uno dei suoi maggiori successi. La Charlotte, anche lei, vive e lotta con tutti noi per riscattare il tempo che fu ed è.
A proposito del tempo. Rivedere in tv “Yuppi du”, restaurato e brillante come gli ottoni del bucintoro (ma c’erano gli ottoni?), mi ha fatta venire due idee. La prima. Il film è il pieno della tv silenziosa di Adriano. Nel film Adriano si elargisce, in tv il secondo Adriano si centellina. Nel film ci sono tutti i suoi temi forse adesso all’acqua di rose ma vissuti con sincerità intensa: ecologismo, natura, passione amorosa, simpatia e solidarietà con gli umili e i geppo folli che non mancano oggi di certo. Solo che con gli anni Adrian il disossato ha capito che il silenzio parla più tra la cascata di chiacchiere che ci divora, tsunami misurabile a pollici e pollici.
La seconda idea riguarda un rapporto. “Yuppi du” ,ricordo, è del 1975, nasceva negli anni di piombo. Intorno a lui c’era un cinema musone e aggressivo, a cui tentava di contrapporsi (ma lo confermava) la commedia erotica all’italiana, ad Alvaro Vitali, Monnezza & Soci, i poliziotti e le poliziette protestanti (che protestavano). “Yuppi du” era un respiro che non sapeva di piombo. Un ago nel pagliaio in fiamme, ma sono contento che sia stato un ago e che dopo trentatre anni, risulti fresco e vitale nei suoi singulti e passaggi arditi.
Un musical che sapeva e sa di balera sulla laguna italiana traumatizzata. Laguna blu, occhi neri, spari di mitra. Adriano detto la goccia a scavare il piombo. Senza saperlo. Lo sapevano i piombatori: il film finì in soffitta. Gli hanno tolto la polvere e ce lo hanno regalato. Jack La Cayenne strizza l’occhio felice.
Italo Moscati
16/09/2008 – TvBlog.it