Il 15 aprile del 1967 ci lasciava il Principe della risata, Antonio De Curtis in arte Totò.
Non servono molte parole per descrivere o ricordare questo grande attore, ma soprattutto grande uomo, nato a Napoli nel lontano 1898.
Gli artisti che hanno avuto l’onore e il piacere di lavorare con lui sono un’infinità, dalla più celebre spalla Peppino De Filippo a Macario, da Vittorio De Sica ad Aldo Fabrizi, passando per Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Nino Manfredi, Raimondo Vianello, Marcello Mastorianni, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Mina (in tv) e tantissimi altri… tra cui anche Adriano Celentano!
Siamo nel 1963 e Adriano, già famosissimo, ha partecipato al Festival di Sanremo del 1961 con “24.000 baci”, ha recitato in un cammeo ne La dolce vita di Fellini e ha pure pubblicato numerosi dischi di successo.
Viene scritturato da Sergio Corbucci per recitare e cantare in un cammeo di circa 3 minuti assieme all’allora amico Don Backy nel film “Il monaco di Monza“.
Purtroppo Adriano e il Don, non “interagiranno” direttamente con Totò nella pellicola; si trovano all’interno di un locale nei panni di due falsi frati, cantando “La carità”.
Totò ha la bellezza di 97 film all’attivo, per 42 registi diversi. Ampiamente snobbato dalla critica (e quando mai!?) per quasi l’intera carriera, ma amatissimo dal pubblico che non lo ha mai dimenticato e che continua a guardare i suoi film spesso riproposti in tv. Almeno 20 di quei film sono universalmente riconosciuti quasi da tutti, tre o quattro generazioni almeno.
Nel 1998, in occasione dei 100 anni dalla nascita, la Rai decise di trasmettere nei pomeriggi estivi i film di Totò, ma, a causa probabilmente di alcuni problemi nel formato video, incredibilmente con il perimetro visivo tagliato ai lati dello schermo.
Fatto che non ha lasciato indifferente il nostro Adriano, grande fan del comico napoletano, che il 1 agosto 1998 scrisse fra le pagine del Corriere della Sera questa dura invettiva nei confronti della Rai:
Adriano Celentano: «Non tagliategli la testa»
Cara Rai, come tutti gli italiani, sono un grande fan di Totò, e quando annunciasti che durante l’estate, tutti i pomeriggi, saremmo stati allietati da un film di Totò ho pensato: la Rai è sempre la Rai.
Ero così contento che mi son detto: «Quando vincerò la causa, quella famosa causa per cui ho un contratto con te di quattro miliardi, ti farò senz’altro uno sconto», e invece mi sa che ti dovrò fare un’altra causa: stai trasmettendo senza vergogna i film di Totò con la testa tagliata. Voglio dire che quando i personaggi sono in primo piano parlano con la testa fuori dallo schermo e questo per tutto il tempo del film. Perché fai questo, Rai?… Toto è amato da tutti gli italiani, non puoi fargli uno sfregio simile. Cosa devo pensare, che non hai i soldi per riversare i film nel formato originale? E non dirmi che l’avete fatto per adeguare il film al formato televisivo perché sarebbe ancora più vergognoso. I film di Totò sono un fatto culturale dove tutto il mondo dello spettacolo, e non solo dello spettacolo, compreso il sottoscritto, si è nutrito di questo grande personaggio. E tu, come omaggio, gli tagli la
testa?… è così che dimostri la stabilità del governo?… La gente penserà che siamo allo sfacelo e che fra un po’ si andrà alle elezioni perché tu, che dovresti essere la prima a infondere sicurezza, almeno durante le vacanze, invece stai perdendo la testa.
Nel 2005, dopo la prima puntata dello storico one man show di Adriano, RockPolitik, il cantautore Edoardo Bennato ebbe modo di rilasciare queste dichiarazioni all’Adnkronos:
Adriano Celentano è l’erede di Totò. All’ingresso in scena di una bella ragazza, Celentano si è comportato come Totò si comportò con Mina in un celebre “duetto”: con eleganza, signorilità e raffinatezza.
Fare paragoni tra due mostri sacri del genere è ovviamente azzardato e probabilmente anche temporalmente sbagliato. Parliamo infatti di due epoche troppo diverse e distanti, nonché anche di origini diametralmente opposte. Totò, partenopeo fino al midollo, è stato un artista immenso, il primo forse, a rendere fruibile in tutto il Paese, la comicità in lingua napoletana, scavalcando qualsiasi pregiudizio. Un artista a tutto tondo che in un’epoca difficilissima a cavallo tra la seconda guerra mondiale e il dopoguerra è riuscito a infondere su larga scala, la risata, quella irrefrenabile. Situazioni assurde e battute folgoranti rimaste nella storia del Cinema che solo Totò poteva permettersi di impersonare. E’ stato il papà di quel tipo di commedia a volte frivola, ma spesso anche molto tagliente, che negli anni a seguire vedremo spesso mettere in scena da artisti come Alberto Sordi, Troisi, Benigni o lo stesso Celentano.
Fabrizio