Cop21, Wwf: i leader diano un mandato negoziale forte per salvare il clima
Si comincia con i discorsi di 150 Capi di Stato e di Governo: interessante la scelta di aver collocato gli interventi dei leader in apertura della COP21 di Parigi, quasi a indurli ad assumere impegni e dare mandati politici, prima di lasciare lo spazio ai negoziatori.
Si comincia. E si comincia con i discorsi di 150 Capi di Stato e di Governo: interessante la scelta di aver collocato gli interventi dei leader in apertura della COP21 di Parigi, quasi a indurli ad assumere impegni e dare mandati politici, prima di lasciare lo spazio ai negoziatori. Vedremo se sapranno corrispondere alle attese del mondo che li guarda. Ci auguriamo che il Summit inizi sotto il segno della collaborazione e della solidarietà. A dare il buon esempio, le marce pacifiche, colorate e ricche organizzate in tutto il mondo da migliaia di persone e di organizzazioni grandi e piccole della società civile, un coro variegato e unito che certo non deve essere oscurato dalla cronaca della tensione provocata a Parigi dalla solita dinamica divieto-gruppi che violano il divieto – cariche e arresti.
Tanta la gente che avrebbe voluto manifestare pacificamente qui a Parigi, a cominciare dalla mamma anti-smog che insieme a tante altre persone ha posato le scarpe in Place de la Republique, a simboleggiare, pacificamente, coloro che avrebbero voluto far sentire la propria voce. Tanti anche gli annunci che hanno preceduto l’inizio della COP: annunci concreti e molto rilevanti, come l’impegno a non investire più nel carbone e nelle imprese il cui core business e le cui emissioni derivano soprattutto dal carbone, venuto dal Fondo Sovrano Norvegese e dalla maggiore compagnia di assicurazioni, Allianz; la fondazione Rockefeller aveva già dichiarato di voler disinvestire non solo dal carbone, ma anche dal petrolio. Annunci che non sempre hanno trovato spazio sui giornali italiani, ma che avranno ripercussioni su molte aziende italiane.
E come non citare la potente enciclica di Papa Francesco, che ha richiamato alla cura della casa comune indicando come i problemi sociali e quelli ambientali sono due facce della stessa medaglia? Ma anche le prese di posizione degli importanti studiosi islamici riuniti a Istanbul e degli esponenti delle maggiori religioni. Segno che il mondo si muove, che la transizione energetica verso energie pulite e rinnovabili, verso la decarbonizzazione sta avvenendo: il problema è se andremo abbastanza veloci da evitare il cambiamento climatico più pericoloso, se cioè riusciremo a rimanere ben al di sotto dei 2°C di aumento di temperatura (ma gli scienziati suggeriscono 1,5°C).
Ma torniamo ai Capi di Stato e di Governo: domani parleranno tutti, quasi tutti, e tra loro Barack Obama (USA) e Xi Jinping (Cina) che interverranno quasi uno dopo l’altro, e tra loro Ismail Guelleh, Presidente del piccolo stato di Gibuti. Quasi a simboleggiare i paesi poveri e vulnerabili al cambiamento climatico che devono e possono giocare un ruolo tra i grandi per il bene comune. Per un accordo che acceleri la transizione sotto il segno delle indicazioni della comunità scientifica e dell’equità: è quello che il mondo si aspetta e che è stanco di aspettare.
Parlerà anche il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi: ci auguriamo dia notizie concrete su come l’Italia vuole attrezzarsi per accelerare la decarbonizzazione (dal carbone prima e dal carbonio tutto poi), oltre che del ruolo di impulso che può e deve svolgere nella Unione Europea perché agisca con autorevolezza, dando l’esempio.
Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia WWF Italia @mgmidu
29/11/2015 – La Stampa