La giovane struttura di Arenzano nata nel 2002 si aggiorna. Da museo della Haven a grande laboratorio interattivo sul clima e l’ambiente
Sotto minacciose nubi nere da temporale, un caldo sole sul mare e l’agio dei 16 gradi di un insolito dicembre, ad Arenzano (GE) la realtà museale Muvita, nata nel 2002, si rinnova. A tempo di record la struttura, ospitata in un aggiornato “Casone”, diventa «un laboratorio di idee sull’ambiente», come l’ha definito Renata Briano, assessore all’ambiente appunto della Provincia di Genova, ente proprietario della realtà e promotrice del nuovo corso. Nasce quindi il primo Science Center italiano completamente dedicato al tema dei cambiamenti climatici in collaborazione con Legambiente e la Società Metereologica Italiana (SMI) e il Muvita si trasforma in Agenzia Provinciale per l’ambiente, l’energia e l’innovazione.
Se nel 2002 il centro sorgeva come luogo della memoria sugli oleosi resti del naufragio della petroliera Haven del 1991 (disastro ecologico del Mediteranneo proprio di fronte a Arenzano), oggi è struttura proiettata verso il futuro.
Rivisitata negli spazi e nelle attrezzature, nell’arco di due anni, oggi il Muvita intende parlare di clima, di come l’uomo nella storia l’ha modificato, delle risorse energetiche disponibili, di quelle utilizzate fino ad ora e di quelle a minor impatto come l’eolica o la solare mostrando come, anche con piccoli gesti quotidiani, sia possibile -perché a questo punto assolutamente necessario- ridurre la propria impronta ecologica: quanto ognuno di noi costa al pianeta.
L’allarme intorno a fenomeni atmosferici degenerativi come l’effetto serra, il surriscaldamento globale, il rapido discioglimento dei ghiacciai, il progressivo esaurimento di risorse energetiche tradizionali ecc., è qui osservato in maniera dinamica e interattiva attraverso dati (in continuo aggiornamento), video e immagini (disponibili 1.800 filmati dalle Teche RAI), senza catastrofismi.
Perché attraverso questo science center, la Provincia di Genova vuole uscire dal suo ruolo più tradizionale e, attraverso una rete di esperti e scienziati, arrivare a sensibilizzare i cittadini (adulti e bambini) coinvolgendoli in un progetto che li informa e quindi li include. «Apriamo una finestra sul clima -afferma il presidente Alessandro Repetto– dove confronti e iniziative fondate sulla diversità e la competenza possano portare a una sintesi e a proposte capaci di soluzioni efficaci. Il primo obiettivo è superare il “si è sempre fatto così”, diventando curiosi e capire cosa si può fare».
Articolato su «2 piani espositivi, il percorso interattivo (su 1500 mq) è organizzato in 7 aree tematiche multimediali: clima, energia, protocollo di Kyoto, fonti rinnovabili, biomasse, idrogeno, impronta ecologica – risparmio ed efficienza energetica», come illustra con forte motivazione e vero trasporto il presidente della struttura Mario Castagna. Rispettando principi divulgativi europei, che con strane sigle conducono dal PUS (Public Understanding of Science) al PEST (Public Engage with Science and Technology), il centro vuole stimolare il dialogo tra comunità scientifica e pubblico, «svolgere una mediazione culturale» che renda conto dei finanziamenti pubblici alla ricerca e restituisca sapere e conoscenza ai cittadini.
Completa l’offerta un’area allestita dal Parco del Beigua che è allo stesso tempo laboratorio e percorso di scoperta del territorio con particolare attenzione alle biodiversità: piccole vasche ospitano tritoni e ululone, piante carnivore locali, in un programma che propone anche escursioni sul territorio. A proposito dei diversi pubblici Andrea Vico, giornalista scientifico e docente del Master in Comunicazione Ambientale post-universitario già alla terza edizione (realizzato con finanziamenti EU), è particolarmente motivato al trasferimento dei saperi accumulati in questa struttura in modo ludico e accattivante, senza perdere in rigore scientifico, aggiustando la comunicazione e l’uso degli ambienti in funzione dei diversi pubblici e delle nuove priorità dettate dalle nuove professioni.
In una presentazione sui generis, a momenti vero e proprio approfondimento su un progetto di sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini verso l’ambiente, spicca per verve e contenuti l’intervento del climatologo Luca Mercalli (vedi approfondimento) che con certa capacità ironica annuncia: «Sul fatto neve state tranquilli, mercoledì arriva fino a 80 cm su Alpi Centrali e Dolomiti».
Mercalli, rapido e immediato nella comunicazione, non lesina commenti feroci per colleghi che per ragioni poco chiare o mero narcisismo voltano le spalle alla scienza e diventano “bastian contrari” tanto per apparire. Non dimentica neppure che ci sono fior fiore di ingegneri pronti ad ammonirlo sui costi di forme alternative per la produzione di energia, come per esempio i pannelli solari, «loro ricordano stime di produzione di 10 anni fa, ma forse non hanno visto gli attuali valori per la produzione dei pannelli che al nord Italia si ammortizzano in 4 anni e al sud in un solo anno».
Solo domenica 3 dicembre, Riccardo Chiaberge sull’inserto domenicale del Sole 24 Ore, ricordava Stato di paura dello scrittore Michael Crichton che «Due anni fa…aveva tentato di convincerci che la teoria del Riscaldamento globale era una gigantesca bufala, confezionata da una setta di climatologi tendenziosi in combutta coi terroristi verdi… Adesso con un libro (Next, in uscita da Garzanti a giugno 2007, ndr) che dipinge a tinte fosche il business dell’ingegneria genetica,…immaginatevi che impatto avrà in un Paese come il nostro».
Con 20anni di ricerca sul clima e i ghiacciai alle spalle, molti scritti scientifici e vari interventi in TV tra cui al fianco di Fabio Fazio in Che tempo fa, Mercalli spiega il perché dei suoi interventi pungenti: «il mio è l’urlo di un naufrago che non sa se gridare aiuto o dire sono qui! Enormi sono le difficoltà per propagare un minimo di conoscenza scientifica. E così in TV ho 2minuti per gettare sassi nello stagno: troppo poco per fare vera informazione e permettere alla gente di partecipare. Questo è quello che si può fare in un paese come il nostro, dove a lanciare l’allarme sui Termovalorizzatori sono Adriano Celentano e Beppe Grillo. Per quanto mi riguarda ho sospeso il giudizio sui Termovalorizzatori in attesa di risposte da chimici ed epidemiologi. Però posso raccontarvi che dal 1991 lo stato italiano, tramite il CIP 6, ha creato nelle bollette la voce A3 per accantonare centesimi in un fondo destinato all’impianto di sistemi a energie rinnovabili. Peccato che qualcuno accanto a “rinnovabili” ha messo una virgola aggiungendo “e assimilate”, ma la plastica riciclata per esempio, sebbene una buona pratica, non è energia rinnovabile, non cresce in natura…» insomma non dovrebbe godere di questi fondi.
06/12/2006 – Mentelocale.it