Sergio Cotti nasce a Milano nel 1975 e vive a Bergamo. Giornalista professionista e conduttore televisivo, ha lavorato per numerose testate della provincia di Bergamo, da dove per sei anni ha tenuto le corrispondenze per l’agenzia di stampa “Ansa” e per alcuni quotidiani nazionali, tra cui il “Corriere della Sera” e “Libero”. Grandissimo fan di Adriano Celentano, è stato fondatore e Presidente del fan club “I figli della foca”, chiuso nel 2002.
Noi fans di Adriano lo conosciamo bene anche perché nel 2007, in occasione dei 50 anni di carriera del molleggiato, ha scritto per Editori Riuniti il volume “Adriano Celentano – 1957-2007: Cinquant’anni da ribelle“, un ottimo libro enciclopedico che ogni fan del Mito dovrebbe custodire nella propria libreria!
Abbiamo avuto il piacere e l’onore d’intervistarlo in occasione del suo nuovo lavoro “Adriano e Celentano. Un po’ artista un po’ uomo“, da oggi, 11 Maggio, disponibile in tutte le librerie e store online!
- Sergio, innanzitutto grazie per aver accettato la nostra intervista.
Veniamo subito al sodo: a dieci anni dal tuo primo lavoro su Adriano, cosa troveremo e quali argomenti tratta il tuo nuovo libro “Adriano e Celentano. Un po’ artista e un po’ uomo”?
Questo libro ha sostanzialmente due obiettivi. Il primo è quello di chiudere un cerchio, ovvero completare l’opera uscita nel 2007 in occasione dei cinquant’anni di carriera di Adriano. Ho dunque ripercorso la sua vita attraverso la sua interminabile discografia, con aggiornamenti fino all’inizio di aprile di quest’anno. Questa volta però, ho voluto aggiungere qualcosa di più, ovvero i racconti e gli aneddoti di una quindicina persone che lo conoscono e che hanno lavorato con lui. Musicisti, autori, arrangiatori, ma anche personaggi conosciutissimi al grande pubblico e non solo appartenenti al mondo dello spettacolo. E’ una parte molto ampia del libro, che sono certo riserverà molte sorprese, così come ne ha regalate a me. Da qui l’idea del titolo: “Adriano E Celentano”, ovvero il racconto dell’uomo, oltre a quello dell’artista. - Ci racconti la genesi di questo tuo nuovo libro?
L’idea nasce nella primavera dello scorso anno. Ho contattato la casa editrice perché mi sembrava bello poter completare il lavoro svolto dieci anni fa, in occasione dei 60 anni di carriera di Adriano. Il direttore editoriale si è dimostrato subito entusiasta e di lì a poco ho iniziato a pensare a cosa avrei potuto fare per non limitarmi a un semplice aggiornamento di un’opera già scritta. Da qui l’idea di parlare con persone che conoscono bene Adriano e che fossero in grado di raccontarmi aspetti inediti della sua vita e della sua personalità. - Qualche aneddoto/fatto curioso accaduto durante la lavorazione?
Ce ne sono tantissimi e quasi tutti sono raccontati nel libro. Posso dire che ho trovato grande entusiasmo e disponibilità da parte di tutti coloro che ho interpellato a partecipare a questo progetto, principalmente per rendere omaggio ad Adriano in un momento così importante della sua carriera. C’è anche chi, come Cristiano Malgioglio, mi ha confidato di essere “arrabbiato” con lui, per un motivo che leggerete nel libro, ma di essere disposto a “correre immediatamente da lui”, nel caso in cui dovesse chiedergli di lavorare di nuovo insieme. Di aneddoti e di storie ce ne sono tantissimi. E poi c’è un regalo, ad Adriano e a tutti noi: una toccante poesia scritta proprio per questo mio lavoro da uno dei più noti ed apprezzati giornalisti italiani e che fa da prefazione al libro. - Com’è nata la tua passione per Adriano?
Ascoltando, da bambino, le canzoni che i miei genitori mi facevano sentire in macchina. E guardando Fantastico. Avevo 12 anni e rimasi impressionato dal personaggio. Diciamo che sono nato con l’Adriano predicatore, poi però ho cominciato ad apprezzarne anche la musica e i film. E soprattutto il suo carisma. - Quali sue canzoni, album, film e programmi televisivi prediligi?
Domanda impossibile, almeno per quanto riguarda le canzoni. Scelgo pochi titoli, ma ce ne sono parecchi: Conto su di te, Ti avrò, Il forestiero, Forse eri meglio di lei, Prima pagina. Più recenti, le due canzoni scritte da Giuliano Sangiorgi. Su film e trasmissioni ho pochi dubbi: Innamorato pazzo e Lui è peggio di me, Fantastico 8 e Svalutation. - Grazie all’attività da presidente del fan club “I figli della foca”, hai avuto per diversi anni un contatto diretto con Adriano, oltre ad averlo incontrato in alcune occasioni. Ci racconti qualcosa di queste esperienze?
Ce ne sono tante, ne scelgo una. Una sera mi chiamò a casa, come faceva ogni tanto, ma io non c’ero. Mia mamma gli diede il numero del locale dove mi trovavo in quel momento. Lui chiamò, ma siccome stavo giocando un torneo di bowling, non me lo passarono (per dirla tutta, chi rispose al telefono non lo riconobbe neppure). Quando seppi che mi aveva cercato per ben due volte senza trovarmi, la presi male, nonostante ci conoscessimo già da qualche tempo. La mattina dopo saltai la scuola – ero in quarta o quinta liceo – andai al Clan e spiegai l’accaduto, chiedendo di poter parlare con lui. Quando me lo passarono, mi scusai subito, anche perché ero stato io, qualche giorno prima, sempre attraverso il Clan, a fargli sapere che avrei avuto bisogno di sentirlo con una certa urgenza per un’iniziativa che stavamo organizzando a Bergamo. Lui fu molto comprensivo, poi però mi disse: “D’ora in poi, quando hai bisogno, chiamami tu, che facciamo prima”. E fu così che per molti anni entrai a far parte di quella stretta cerchia di privilegiati che poteva chiamarlo direttamente a casa. Fu un grande gesto di fiducia da parte sua nei miei confronti, che io ho sempre fatto attenzione a non tradire.
- Pensi ci sia qualche artista attuale che possa in qualche modo ricordare Adriano e che possa raccoglierne, diciamo così, una sorta di eredità artistica?
Non vedo, oggi, chi possa essere in grado di sviluppare tre carriere così prolifiche e di successo, come Adriano ha fatto nella musica, nel cinema e nella televisione in questi ultimi 60 anni. Prima di tutto perché lui è un grande artista, come ne nascono pochi, poi perché i tempi sono cambiati, rispetto a quando lui iniziò a cantare. E anche questo incide. - A parte Adriano, cosa ti piace ascoltare, leggere e visionare?
Adoro la musica e la letteratura francese. Ascoltate, perché ne vale la pena, qualche canzone di Jean-Jacques Goldman (l’autore della citazione che trovate in testa al mio libro), o di Florent Pagny, che ricorda un po’ il Celentano ribelle di qualche anno fa… E leggete, se vi capita, qualsiasi cosa di Eric-Emmanuel Schmitt, un uomo illuminante e illuminato. - E dopo questo libro, hai già altri progetti che bollono in pentola?
Sì certo, ma non riguardano Adriano. Sto rimettendo mano al testo di una pièce teatrale che ho scritto tre anni fa, “Waiting”, e ho in testa un altro paio di progetti inediti di tutt’altro genere. - Sogni nel cassetto?
Parecchi, ma su tutti un desiderio: vedere mia figlia crescere serenamente.
Lo staff di ACfans.it