Da ‘Doc – Nelle tue mani’ (e dal cinema) a una cover intima (e sorprendente) di Adriano Celentano, l’attrice e cantante ha raccontato a Rolling la sua anima musicale
Dalla serie “kolossal” a un progetto intimo, quasi sottovoce. Beatrice Grannò, nota al grande pubblico per aver interpretato il ruolo della figlia di Luca Argentero nella fiction di Rai 1 Doc – Nelle tue mani, record di ascolti durante il (doppio) lockdown, scopre la sua anima musicale con una cover inaspettata. Quella dell’Emozione non ha voce, instant classic di Adriano Celentano quando uscì nel 1999, a cui la “cantattrice” regala una veste nuova, in linea con questo tempo isolato e con la sua generazione. E anche un nuovo titolo: Io non so parlar d’amore, che poi è il primo, iconico verso. «A volte mi piace prendere dei brani che sono cristallizzati nell’immaginario collettivo e sviscerarli per arrivarne al cuore», dice Beatrice a Rolling Stone. «La canzone di Celentano ha cuore da vendere, ma riarrangiandola volevo arrivare a una versione più personale e nel mio stile. Questo brano lo conosciamo in molti, e forse per tanti della mia generazione è la canzone d’amore dei propri genitori, ma per qualche ragione a me ha sempre messo tanta malinconia fin da bambina. Una sera sono entrata in un piccolo locale del centro di Roma completamente vuoto, c’era un cantante di piano bar che la eseguiva da solo e senza pubblico: una canzone d’amore senza nessuno a riceverla. Mi emozionò talmente tanto che decisi che prima o poi ne avrei fatto una cover».
Grannò, consacrata dal ruolo di Carolina Fanti, è uno dei volti più lanciati del cinema italiano. È già stata tra i protagonisti di Tornare di Cristina Comencini, accanto a Giovanna Mezzogiorno, e della nuova versione degli Indifferenti di Moravia, firmata da Leonardo Guerra Seràgnoli e con Valeria Bruni Tedeschi e, ancora, Giovanna Mezzogiorno. «Nel mio mondo si chiama Io non so parlar d’amore», spiega della canzone. «L’ho ripensata facendo riferimento a un amore più malinconico, quello che sembra non essere mai ricambiato. Mi ispiro al bisogno irrefrenabile di sentirsi amati, di ammaliare a tutti i costi, di un pubblico che batte le mani per annullare i dubbi e sotterrare le paure; quella commozione dopo una performance ben riuscita. Ma la ricerca dell’amore in questi termini, purtroppo, non arriva mai. Credo che per comprendere l’amore bisogna partire da qualcosa di più alto, che va oltre gli ordinari concetti di felicità o infelicità, di successo o fallimento. Per me l’amore è quando riesci a sostenere uno sguardo fisso, verso il mondo o una persona specifica, tremi perché le paure sono allo scoperto e i cuori sono spalancati: sei tu, così come sei, “sviscerato” appunto, e secondo me non c’è niente di più felice e triste allo stesso tempo».
Nel futuro di Beatrice c’è una serie già attesissima: Zero, realizzata per Netflix dallo scrittore e produttore Antonio Dikele Distefano. Ma Io non so parlar d’amore è frutto del passato prossimo dell’attrice. «Ho trascorso Capodanno a casa da sola, ed è stata l’occasione perfetta per lavorare a questo progetto: una tastiera, un microfono e tante ore dedicate alla produzione, tutto interamente “home made”. Volevo che il video rispecchiasse questa realtà e che quindi restasse in una dimensione intima, autoriale, raccontando la mia passione per la musica e per la recitazione. Alessandro Macci ha infatti realizzato un videoclip che è quasi un cortometraggio, nel quale io sono attrice e cantante, riuscendo a far trasparire anche la sua visione di questa storia d’amore».
05/02/2021 – Rolling Stone