ACfans

«Celentano sbaglia, siamo la città più verde»

Masseroli: il cantante è fuori dal tempo. Arnaldo Pomodoro: alcune posizioni sono condivisibili. Manfredi Catella: cerca solo visibilità

«Milano è la città più verde d’Italia. E stiamo ancora incrementando gli spazi destinati a parchi e giardini. Forse Celentano passa molto tempo lontano dal Duomo. Vorrà dire che lo inviteremo in un parco cittadino». Così il sindaco, Letizia Moratti, ha risposto ieri alle accuse del Molleggiato. «Milano è stata distrutta, stravolta. E lo sarà ancora di più con i progetti che la Moratti ha nel cassetto», aveva detto Celentano intervistato dal Tg1 delle 20. Una boutade che ha dato la stura al dibattito sull’evoluzione urbanistica della città. Ancora una volta l’ex ragazzo della via Gluck è riuscito a far discutere. Dividendo in modo netto la platea. Il più risentito è Carlo Masseroli, assessore all’Urbanistica di Palazzo Marino: «Speriamo che Celentano torni presto a fare quello che gli riesce meglio: il cantante e l’uomo di spettacolo. Per quanto riguarda le strategie di sviluppo della città, le sue posizioni sono fuori dal tempo», taglia corto Masseroli.
Che rispedisce al mittente anche la principale delle accuse, quella di avvallare progetti che ricopriranno la città di cemento: «Barcellona ha una densità abitativa doppia rispetto alla nostra. Ma io continuo a pensare che vada presa a esempio. La verità è che Celentano ha in mente una città provinciale». Ma tra gli intellettuali milanesi c’è anche chi considera positivamente l’invettiva di Celentano. «Alcune provocazioni sono condivisibili, anche se esposte in modo un po’ naïf», apre lo scultore Arnaldo Pomodoro. «A dire il vero di progetti da salvare ce ne sono eccome. Penso all’intervento di Renzo Piano a Lambrate. Peccato che il Comune l’abbia fatto cadere nel dimenticatoio», aggiunge il maestro. «Quantomeno a Celentano va riconosciuto il merito di attirare l’attenzione sul problema della qualità della vita nella nostra città», aggiunge Alessandro Balducci, docente di Urbanistica al Politecnico.
E anche Massimiliano Fuksas non se la sente di liquidare tout court le osservazioni del re degli Ignoranti: «I problemi sollevati da Celentano sono reali — concorda l’architetto —. Ma la soluzione non è tornare alla Milano anni ’50 tanto amata da Celentano». Ecco, l’appunto che più di frequente viene rivolto al cantante è proprio quello della nostalgia senza prospettiva. «Ormai Milano non ha più confini. La via d’uscita non sta in un impossibile ritorno al passato ma nella capacità di costruire poco, puntando tutto sulla qualità e su elementi capaci di caratterizzare il territorio». E c’è anche chi non si scandalizza davanti all’idea di costruire ancora: «Bisogna salvare tutte le aree rimaste intatte intorno a Milano — auspica l’architetto Stefano Boeri —. Ma in città ci sono ancora zone in cui vale la pena di costruire».
«Ben vengano le critiche supportate da una visione strategica. Ma l’attacco di Celentano mi pare finalizzato solo a ottenere visibilità», osserva Manfredi Catella, amministratore delegato di Hines Italia, società che sta intervenendo nell’area di Porta Nuova. «Questo non è il momento delle polemiche. I grandi progetti che si stanno realizzando a Milano sono un’occasione. Celentano è un importante personaggio del mondo dello spettacolo, ma tante intelligenze esperte della materia hanno più voce in capitolo». Ad articolare alcune valutazioni sulla Milano che verrà è Alessandro Balducci del Politecnico. «Anch’io concordo sul fatto che non avrebbe senso tornare alla Milano anni ’50. Detto questo, è vero che alcuni progetti, in particolare quello della vecchia Fiera, hanno una densità elevatissima. E’ abbastanza inevitabile che città come Milano siano costruite in maniera densa, ma il tutto deve essere bilanciato da elevata accessibilità e fruibilità. E questo non sempre avviene».

Rita Querzé

22/08/2007 – Corriere della Sera

Exit mobile version