70 anni per Celentano, amici e cantanti festeggiano il ‘molleggiato’
Il 6 gennaio il compleanno dell’artista
L’amica di infanzia Ginetta: “Gli dicevo che era un pirla, suonava la chitarra sul marciapiede. E invece quanta strada ha fatto…”. Little Tony ricorda: “Lo conobbi nel 1956, se dovessi raccontare tutto quello che ho vissuto con lui ci vorrebbero almeno 3 giorni”
Roma, 4 gen. (Adnkronos/Ign) – “Tanti auguri Adriano”. Gli amici, i conoscenti e il mondo della musica si preparano a festeggiare il supermolleggiato che dopodomani spegnerà 70 candeline. “Ad Adriano – ha detto Little Tony all’Adnkronos – auguro tanta serenità, i suoi anni se li porta benissimo. Certo se avesse il ciuffo come il mio sembrerebbe un giovanotto, proverò a chiamarlo per fargli gli auguri di persona ma non sarà facile, al massimo parlerò con sua moglie Claudia. Se dovessi raccontare tutto quello che ho vissuto con Adriano ci vorrebbero almeno tre giorni. Era il 1956 quando conobbi Adriano Celentano. All’epoca mio fratello Enrico suonava la chitarra ed era un ‘enfant prodige’, così Adriano lo notò subito e gli chiese di lavorare con lui”.
“Suonava la chitarra seduto sul marciapiede davanti a casa”, racconta all’Adnkronos Luisa Scurati, detta Ginetta, unica amica di infanzia dell’artista ad abitare ancora in via Gluck, al secondo piano del numero 14, due piani sopra la famiglia Celentano, che viveva al pianterreno. “Ogni volta che passavo – ricorda ancora Ginetta – gli dicevo ‘sei proprio un pirla’. E invece quanta strada ha fatto… Avrà iniziato a suonare verso i 16 anni -continua- cantava e faceva il dinoccolato. Poi ha capito che funzionava. Un giorno e’ andato dal parrucchiere e si è fatto pettinare come Jerry Lewis”. E anche da bambino era ”un gran bravo figliolo -ricorda Ginetta- disponibile, aperto, ma anche un ragazzino un po’ piagnucoloso. Se gli si diceva qualcosa che non andava bene, allora correva subito dalla mamma”. “Giocavamo sempre assieme – dice Luisa – e me lo ricordo che aveva sempre una bretella sola, l’altra penzolava sul fianco. Eravamo una compagnia di almeno venti ragazzi: c’era un campetto a Greco e andavamo là a giocare a pallone”.
Un altro passatempo dei giovani milanesi degli anni ’50 era il biliardo. ”Giocavamo sempre assieme – racconta Amedeo, marito di Ginetta e anche lui amico di Adriano – e andavamo in un bar qui in piazza. Ma lui era una frana e suo fratello Sandro era anche peggio”.
A ricordare un Celentano che muoveva i primi passi nel mondo della musica è stato anche Ricky Gianco, che lavorò con lui durante il periodo del clan. “Per il suo compleanno – ha detto – voglio dire ad Adriano, a parte naturalmente gli auguri, di rimettere qualche ponte tra la sua casa e il mondo che lo circonda, per un artista creativo e geniale come lui isolarsi fa perdere il contatto con la realtà. Non lo chiamerò perché non ho il suo numero ma spero di incontrarlo più spesso anche se è più facile incontrare il Papa che lui“.
I settantant’anni di Celentano riportano a galla, per Don Backy, una vecchia ruggine con il molleggiato che risale al tempo del clan e alla defezione dell’artista toscano dal gruppo nel 1968 per motivi legati ai diritti d’autore. “Sono quarantacinque anni che non parlo più di Celentano, tutto quello che avevo da dire, di bello e di brutto, l’ho scritto sul mio libro, per me è un capitolo chiuso che vorrei dimenticare, ma – dice infastidito Don Backy all’Adnkronos – se proprio devo, dico ad Adriano auguri, tra poco anche io faccio settant’anni ma non credo che a qualcuno gliene fregherà qualcosa”.
04/01/2008 – IGN: ItalyGlobalNation (www.adnkronos.com)