Morte di un artista, anzi tre. Con Giorgio Faletti, astigiano classe 1950, se ne vanno un comico tra i più talentuosi della sua generazione; il cantante che per scommessa porta il rap e le stragi di mafia al Festival di Sanremo e, a sorpresa, arriva secondo; lo scrittore di noir che esordisce con un bestseller da quattro milioni di copie e infila una sequenza di sei libri, snobbata dalla critica ma adorata dal pubblico.
È morto oggi a Torino dopo una lunga malattia che ha posto fine a un’esistenza passata attraverso tre «rinascite». La prima nel segno della risata: il corso di laurea in giurisprudenza non gli basta ed eccolo, poco più che ventenne a Milano, debuttante sul palco del Derby, il leggendario locale di via Monte Rosa che tiene a battesimo gli esordi dei vari Cochi e Renato, Diego Abatantuono, Paolo Rossi, Teo Teocoli, Massimo Boldi e un certo Beppe Grillo destinato un giorno a fare altro. Faletti solidarizza con i colleghi coetanei Francesco Salvi, Enzo Braschi e Sergio Vastano. Il destino li vorrà, nel decennio successivo, tutti insieme sul piccolo schermo di Italia 1 a costituire la spina dorsale del «Drive-in», fortunato programma televisivo ideato da Antonio Ricci, altro habitué del Derby.
«Drive-in» e la tv
Faletti si è già fatto le ossa su Antenna 3 e vanta anche un’apparizione in Rai con «Pronto Raffaella», show mattutino di Raffaella Carrà, quando approda alla corte del Biscione: è il 1985 e il giovane comico piemontese sfodera una serie di personaggi destinati a lasciare un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo degli anni Ottanta. Si parte con il Testimone di Bagnocavallo, adepto di una setta millenarista che si scaglia contro le scosciatissime ragazze del «Drive-in» all’insegna del tormentone «Credete forse che io… e non vi veda?», poi c’è Carlino, l’adolescente di Passerano Marmorito con il testosterone a palla, la cognata famosa per i suoi «due roberti» e l’intercalare «È qui che son le donne nude?», ma tra tutti spicca Vito Catozzo, la guardia giurata dall’evidente trippa che adora Adriano Celentano, è terrorizzata dall’omosessualità del figlio, inveisce come un duro de noantri («Porc’ il mondo che c’ho sotto i piedi!»), salvo scappare in reali condizioni di pericolo. Nel 1988, forte del successo ottenuto in tre anni di share da record, è uno dei protagonisti della diaspora del «Drive-in» che invade tutte le televisioni nazionali. Sarà prima nel cast di «Emilio», varietà che di «Drive-in» avrebbe dovuto raccogliere il testimone, quindi Pippo Baudo lo vuole comico di riferimento del «Fantastico» 1990, dove solidarizza con un Jovanotti in versione pre-intelligente.
La musica e l’esplosione di «Signor tenente»
Come altri reduci della stagione del «Drive-in» tenta la carta della musica: pubblica l’album «Disperato ma non serio», anticipato dal singolo «Ulula». Successo clamoroso, un po’ per la melodia orecchiabile, un po’ per il testo horror scherzoso, un po’ per il video che vede Faletti, novello Michael Jackson di «Thriller», trasformarsi in un lupo alla luna piena. Nel ’92 approda per la prima volta a Sanremo, impegnato in un improbabile team-up semiserio con Orietta Berti sul brano «Rumba di tango». I due non si piazzano neanche in finale. Diversa la storia dell’edizione 1994: stavolta Faletti canta da solo «Signor tenente», rap che fa esplicito riferimento alle stragi di Capaci e via D’Amelio, shock dai quali il Paese non si è ancora ripreso. Arriva secondo per una manciata di voti, alle spalle di Aleandro Baldi con «Passerà», ma si consola con un disco di platino. Chiuderà la sua carriera discografica nel 2000 con «Nonsense», disco che completa una serie di cinque album.
L’exploit di «Io uccido»
Nel 2002 Faletti rinasce per la terza volta, grazie all’editore Baldini & Castoldi che scommette su un suo voluminoso romanzo noir dal titolo esplicito: «Io uccido». Poteva essere l’opera unica di un ex comico e cantante che si toglie pure lo sfizio di scrivere, è invece l’opera prima di uno scrittore che, per vicissitudini varie, fino ad allora ha fatto il comico e il cantante. Seguiranno «Niente di vero tranne gli occhi» (2004), «Fuori da un evidente destino» (2006), «Io sono Dio» (2009), «Appunti di un venditore di donne» (2010) e «Tre atti, due tempi» (2011), tutti salutati da enorme successo di vendite, alla faccia di critica e salotti che nicchiano. Faletti era un uomo molto ironico. La sorte lo è stata ancora di più, portandoselo via il giorno dopo l’assegnazione del Premio Strega, riconoscimento che un autore di genere, felicemente anti-intellettuale e disimpegnato, non avrebbe mai avuto. Per una volta, i titoli su di lui oscureranno quelli sul Ninfeo di Villa Giulia.
I funerali ad Asti
I funerali di Giorgio Faletti si svolgeranno martedì pomeriggio ad Asti, sua città natale. La cerimonia funebre si terrà nella chiesa della Collegiata di San Secondo alle ore 15. Per quella giornata il sindaco di Asti Fabrizio Brignolo ha proclamato il lutto cittadino.
di Francesco Prisco con un articolo di Giosuè Calaciura
04/07/2014 – Il Sole 24 ORE