Adriano Celentano è il Messia ma (però) Gesù Cristo è più grande di lui
Il Molleggiato compie 80 anni. “Adriano ha sempre saputo di essere la prima tra le creature ma di non essere mai il Creatore”
di MAURO LEONARDI
Arrivano i suoi ottant’anni, sfogli i suoi successi, e ti vengono in mente solo paragoni con i nomi assoluti, quelli che hanno davvero lasciato un’impronta nella storia della gente. Paragoni con quelli che, dall’essere solo celebrità, sono diventati divinità e che ci sono cascati, c’hanno creduto: di essere divini davvero. Invece Adriano ha sempre saputo di essere la prima tra le creature ma di non essere mai il Creatore.
Tre settimane fa ha scritto sul Corriere della Sera un articolo in cui ci dice come va tradotto davvero il Padre nostro: “Tu Padre non ti opponi e ci lasci liberi, ma se noi te lo chiediamo e tu puoi farlo, non lasciarci cadere nella tentazione, non indurci in tentazione”. Quali sono i titoli per fornire l’esegesi corretta? Dottorati al Biblico? Lauree in teologia o lingue antiche? Niente di tutto ciò: è parola di Adriano Celentano. E tutti diciamo “Amen e Così Sia”. Con un sorriso e senza esitare. Perché Adriano è sopra tutti noi ma lui sa che sopra di tutti c’è Gesù Cristo, e a noi gente della strada va bene così.
Come ogni Messia che si rispetti è arrivato il giorno giusto con la data esatta, il 6 gennaio, l’Epifania, il giorno dei Re Magi, e lui è proprio così. Perché nei nostri presepi nessuno dubita che i Re Magi siano sopra i pastori – gente qualsiasi senza nome come noi – ma sappiamo che sono quello che sono perché non si mettono al posto di Gesù: sono solo quelli che tra i comuni mortali Gli vanno più vicino.
Se diciamo che Adriano Celentano è un cantante, un misto tra Jerry Lewis, Elvis Presley e Ray Charles, abbiamo davvero detto qualcosa? Se aggiungiamo che con Il ragazzo della via Gluck e Un un albero di trenta piani è stato il primo ambientalista della storia o che con Prisencolinensinainciusol ha inventato il rap ci abbiamo forse azzeccato? Direi proprio di no.
Non si racconta Adriano Celentano aggiungendo traguardi raggiunti a numeri eccezionali. La vera cifra di Celentano è quella della profezia: Adriano è un veggente che ha la forza di non credersi Gesù Cristo. Si ferma un po’ prima. Non tanto prima, forse solo un millimetro prima, però si ferma. E questa è la sua forza.
Lo dice la sua storia d’amore con Claudia Moroni, in arte Claudia Mori. Se ne innamora quando è un’attrice poco conosciuta e la sposa in gran segreto nella Chiesa di San Francesco a Grosseto. Un uomo di successo incontra il vero amore, lo vive e lo sa vivere con coraggio e nel silenzio. All’inizio degli anni ottanta il matrimonio tra i due conosce un periodo di crisi: per qualche anno i due vivono separati ma poi tornano assieme dicendo che nessuno dei due ha mai pensato al divorzio. Rimangono insieme, resistono con pazienza, trasformando il loro sentimento e diventando capaci di affrontare le difficoltà dei figli: il maschio con una depressione e una delle due femmine colpita da anoressia. Affrontano e vincono tutto Adriano e Claudia e anche oggi camminano insieme.
Un profeta che si crede Dio decide lui cosa vuol dire “nella buona e nella cattiva sorte”: uno che fa Yuppi Du, Joan Lui e che nel 2012 a Sanremo fa saltare la mosca al naso dei preti perché dice che devono parlare del Paradiso, di Dio e dei suoi progetti e non “di politica”, sa di essere uno scalino sopra tutti ma sa sempre di essere al piano terra. Perché l’Inquilino del piano di sopra è un Altro, è quello che ha fatto il cielo, sì quello azzurro. E così Celentano canta Azzurro: la canzone italiana più cantata al mondo. Prima. Davanti anche a Nel blu dipinto di blu, volgarmente detta “Volare”, quella di Domenico Modugno.
03/01/2018 – AGI (www.agi.it)