Adriano Celentano e la rivoluzione in un bacio (rock’n’roll)
Il Molleggiato compie 81 anni, ma è in sella da quando ne aveva 20: e nel 1961 sconvolse e conquistò l’Italia abbattendo i confini del pudore com’era allora concepito
di Giulia Cavaliere
Ha da pochi giorni 23 anni, Adriano Celentano, che oggi di anni ne compie 81 e presto diventerà un cartone animato per Canale 5, quando il 26 gennaio sale sul palco del Casinò di Sanremo per esibirsi nel primo rock della storia del Festival. La canzone è 24.000 baci ed è scritta a otto mani da Celentano stesso, Ezio Leoni, Pietro Vivarelli e Lucio Fulci che, oltre a essere stato già regista di film bandiera del Clan e Teddy Boys all’italiana con Celentano nel cast – come I ragazzi del juke box (1959) e Urlatori alla sbarra (1960) – per Adriano aveva già scritto la fortunatissima Il tuo bacio è come un rock del 1959.
La rivoluzione
24.000 baci, però, è una rivoluzione vera, perché oltre a portare la musica delle strade, dei club e soprattutto dei giovanissimi nella cornice composta e perbenista del Casinò di Sanremo rappresenta, nella storia del nostro spettacolo, un’irruzione assoluta della modernità anche estetica, prossemica e performativa. A pochi secondi dall’inizio del brano, il giovanissimo Celentano dà le spalle al pubblico, salta, gira su sé stesso fasciato in un abito che sembra infrangere le leggi di un’eleganza compita e rigorosa. Con un fiocco anarchico baudleriano slacciato al collo, uno sguardo da piccolo ribelle, un ghigno che sembra annunciare misfatti di ogni sorta, Celentano si scatena nel rock’n’roll indiavolato di una canzone che basta, nella sua sostanza, a sconvolgere il pubblico sanremese. Baci lontani dalle promesse, baci che rifuggono le regole relazionali, baci che sono soltanto baci e che vivono del gusto d’esser semplicemente dati e ricevuti.
Un meraviglioso e incredibile bacio
Con quell ‘ «Amami, ti voglio bene» nell’incipit del brano, un inizio che ci arriva cantato melodrammaticamente all’antica, Celentano ci mostra da cosa vuole tenersi lontano, qual è insomma lo stilema – sentimentale e, naturalmente, musicale – da cui vuole affrancarsi. Da lì in poi, dunque, solo rock’n’roll, un rock’n’roll che è altresì aggettivo dell’amore che ci sta cantando: nessuna meravigliosa bugia illusoria, ci suggerisce, nessuna frase d’amore appassionata: solo baci. Che un bacio possa essere solo un meraviglioso e incredibile bacio oggi sembra un’ovvietà ma nell’Italia cantata del bacin d’amor, appare come una tesi al limite del proibito. Che poi, come continua a cantare Celentano, quel bacio possa alimentare un amore frenetico, e portare a un intero giorno di follia da mille baci all’ora, beh, questo è inammissibile. Molleggiando agitato, anche lui concitato come l’amore che sta raccontando, con un’esibizione di movimenti urgenti come il desiderio, Celentano sconvolge e conquista la nazione e poi il mondo.
Coverizzato ovunque
Il pezzo varca i confini e abbatte, come ogni miglior canzone, ogni frontiera: viene coverizzato, viene rieseguito e, a distanza di decenni, continua a entrare nelle colonne sonore dei film di tutto il mondo. L’ultimo caso è quello di “Cold War” del regista polacco Pawel Pawlikowski, dove una storia d’amore tra un pianista ed etnomusicologo e una cantante e ballerina attraversa i decenni procedendo parimenti nei cambiamenti delle stagioni storiche e in quelli della canzone. A un certo punto, anche lì, irrompe il rock’n’roll e in una sala da ballo di Varsavia, sentiamo una eco del nostro Adriano che grida i suoi 24.000 baci.
06/01/2019 – Corriere della Sera (www.corriere.it)