“Adriano ridammi le mie canzoni”
La richiesta di Don Backy a Celentano
Dopo 46 anni, finalmente Don Backy potrà dire che la sua prima canzone, “Storia di Frankie Ballan“, è sua. Il Tribunale di Sanremo gli ha infatti riconosciuto la paternità del brano che gli diede notorietà e successo. Ora Don Backy cerca lo stesso riconoscimento per un’altra quarantina di canzoni sue (tutte risalenti all’epoca del Clan Celentano) firmate con lo pseudonimo Detto Mariano e Michi Del Prete.
Ci sono voluti ben 46 anni, ma finalmente Don Backy ce l’ha fatta. Pochi giorni fa, il Tribunale di Sanremo gli ha riconosciuto ogni diritto sulla celebre canzone “Storia di Frankie Ballan”, quella che gli assicurò successo, carriera e l’ingresso nel Clan Celentano. E’ lo stesso Don Backy a raccontare la sua storia dalle pagine del quotidiano “Libero”, dove pubblica una lettera indirizzata all’ex Molleggiato. A Celentano il cantautore chiede di “confessare” chi ha effettivamente scritto una quarantina di canzoni circa, firmate da Detto Mariano e Michi Del Prete. “Basterebbe – dice all’ Ansa Don Backy – che a questo punto Adriano mandasse un fax al tribunale per dire sono pronto a testimoniare che le canzoni sono sue. Finalmente aiuterebbe la giustizia a fare chiarezza su un tema fondamentale, lui che va in tv a parlare di onestà, amicizia e lealtà. Questo è un masso che gli peserà sulla coscienza, se ce ne ha una”.
Per Don Backy, comunque, anche Claudia Mori ha una parte di responsabilità in questa situazione perchè influisce da sempre sulle decisioni del marito. Don Backy racconta che nel Clan “vigeva una regola: bisognava che le canzoni le firmasse Michi Del Prete per la parte letteraria e Detto Mariano per quella musicale. La scelta era motivata con la mia non iscrizione alla Siae e pertanto ‘lorsignori’ si prestavano a questo tipo di combinazione. In sostanza, mi venne detto che non potevano uscire con canzoni non firmate dal Clan”. Poi però Don Backy si iscrisse alla Siae come paroliere.
“Adriano – spiega – aveva imposto che tutti i suoi parolieri facessero firmare la loro parte anche a Del Prete. Io mi ribellai a questa imposizione, e gli dissi che da quel momento avrei firmato da solo le mie canzoni. Lui allora indisse una riunione, eravamo nel 1963, e stabili’ che l’unico che non avrebbe mai piu’ dovuto firmare canzoni con Del Prete ero io”. “In questi anni – continua – Adriano non ha mai avuto il coraggio civile di alzarsi in piedi e dire che magari gli stavo sulle balle, ma che però le scrivevo io le canzoni”. Non è comunque molto ottimista al riguardo: “E’ improbabile che accada, anche se finalmente dimostrerebbe di essere cio’ che dice di essere”. Insomma, sono stati anni difficili? “Lo sono stati certamente – risponde – non amo fare calcoli venali, ma non mi hanno ferito solo moralmente, perchè alla fine la gente sa che le canzoni le ho scritte io. Io ho scritto quasi 400 canzoni. Detto Mariano, dopo di me, non ne ha più scritte”.
Canzoni che all’epoca sono state ai primi posti della classifica, da “L’amore” a “L’immensità”, “Canzone”, “Un sorriso”. Ma una prima battaglia l’ha vinta: “Si’, per ‘La Storia di Frankie Ballan’ e il primo disco ma, se tanto mi da’ tanto e si ammette che Del prete ha torto, la stessa cosa tocca a Detto Mariano. E, se si muovesse uno come Celentano e dicesse una certa cosa, qualsiasi giudice dovrebbe dire che sotto c’e’ del marcio. Io confido in questo”. Poi, a una domanda sul ruolo di Claudia Mori, afferma: “Ero inviso a sua signoria e, probabilmente, ha fatto in modo che le cose precipitassero. Il fatto che non fossi indipendente da sua reginità, mentre altri le stendevano tappeti rossi al suo passaggio, e invece io mi giravo e me ne andavo, non deve esserle piaciuto. Ha reso pan per focaccia, senza rendersi conto che in fin dei conti ha sbagliato. Era influente su Adriano e lui, bene o male, agiva secondo certi tipi di decisioni prese con lei, cosa che mi risulta accadere tutt’ora. Credo che lui non sia così autonomo, almeno questo è quello che mi dicono tutti”. RockPolitik? “Non l’ho visto – risponde – mi fa un po’ pena sapere che va in giro davanti a 14 milioni di persone parlando di onesta’, amicizia e lealta’, con tutti questi scheletri ancora chiusi nel suo armadio. Come fai a prestargli fede? Io per lo meno non posso”.
24/11/2005 – TgCom