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Beppe Grillo tra l’Uomo Qualunque e i Ristoranti del Cuore

L’attività dell'(ex?) comico genovese ne ricorda altre simili, rivolte contro la politica: quelle di Coluche in Francia e di Guglielmo Giannini in Italia.

Beppe Grillo è il comico i cui spettacoli fanno il tutto esaurito il giorno stesso dell’annuncio; è il blogger più letto d’Italia e il suo blog è uno dei più letti al mondo. Persino due ministri del governo Prodi, Mastella e Di Pietro, lo hanno delegato a rappresentarli come azionisti nell’ultima assemblea Telecom Italia; Grillo in quella sede ha chiesto le dimissioni dell’attuale gruppo dirigente con un intervento ripreso in prima pagina da Tv e quotidiani italiani e stranieri.

La sua vicenda somiglia molto a quella di Coluche, il comico francese scomparso a soli quarantun anni, nel 1986, in un incidente motociclistico (ma per molto tempo si parlò di un attentato). Fondò i Ristoranti del cuore, mense per i più poveri finanziate da pubbliche donazioni.

Coluche, di origine italiane, si chiamava in realtà Michele Colucci ed era autore e attore di spettacoli teatrali di grande successo e di trasmissioni radiofoniche in cui metteva alla berlina vizi e difetti dei più importanti uomini politici francesi, a cominciare dal presidente Giscard D’Estaing, coinvolto nel famoso scandalo dei diamanti.

Allora il web non c’era. Coluche galvanizzava le folle con la radio e nel 1981 annunciò, tra il serio e il faceto, la sua candidatura alle elezioni presidenziali francesi. Alcuni sondaggi gli attribuirono subito un consenso intorno al 16%, sufficiente per accreditarlo al ballottaggio e, soprattutto, a farne l’arbitro di quelle elezioni.

La cosa preoccupò i politici di destra e sinistra e Coluche, a seguito di minacce di morte, ritirò la sua candidatura. Continuò fino all’ultimo ad animare il dibattito politico e sociale in Francia con le sue prese di posizione antirazziste.

Molto simile l’esperienza di Guglielmo Giannini, commediografo e regista teatrale, che fondò il Fronte dell’Uomo Qualunque dopo la tragedia personale della morte del figlio a vent’anni nella seconda guerra mondiale; quell’esperienza lo portò a disprezzare tutti i partiti, da quello fascista a quello comunista, in nome di un anarchismo piccolo borghese. Giannini, brillante oratore, si avvicinò infine alla destra, prima liberale e poi monarchica; ma aveva cercato, corrispondendo per qualche tempo, persino accordi con il Pci di Togliatti.

La critica di Giannini era radicale nei confronti dello Stato imprenditore, dei partiti e delle grandi imprese capitalistiche accusate di sfruttare i consumatori e gli azionisti. I suoi “nuclei qualunquisti” sorsero spontaneamente in tutt’Italia, senza direttive dal centro, in modo molto libero e confuso e anche con con forti diversità politiche tra essi, esattamente come i Meetup, i gruppi spontanei di azione locale dei simpatizzanti di Grillo.

Infine, dopo una breve esperienza come deputato, Giannini non fu rieletto e il suo movimento venne soppiantato e assorbito dai partiti tradizionali. Oggi il termine “qualunquista” ha valenza negativa: indica chi è indifferente alla politica e mette tutte le proposte, di destra, centro o sinistra, sullo stesso piano.

Spesso Adriano Celentano è tacciato di qualunquismo per i suoi estemporanei e originali interventi politici tra una canzone e l’altra: sarà così anche per Grillo? Un’effimera fortuna politica, com’è stato per Coluche e Giannini?

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21/04/2007 – ZEUS News (www.zeusnews.it)

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