Bocconi, studenti e prof contro Celentano
Polemiche sulle critiche in tv all’università. Salvemini: è una sede rock. La progettista Shelley McNamara: insieme a me cambierebbe idea
MILANO — «Mr Celentano? I know». Shelley McNamara ha progettato la nuova sede dell’università Bocconi a Milano. Del molleggiato non ha mai ascoltato le canzoni. In compenso da ieri conosce il Celentanopensiero sull’architettura. «So che il vostro showman ha criticato il progetto. Peccato. Se potessi fargli vistare l’edificio di persona… Sono certa che cambierebbe idea». Insieme con Yvonne Farrell, Shelley McNamara è l’anima di Grafton Architects, la società che si è aggiudicata la progettazione della nuova Bocconi. Il fortino della ricerca di viale Bligny sarà inaugurato in primavera. Celentano e i milanesi per ora l’hanno visto solo dall’esterno. Quello che ha colpito i più è la quasi assenza di finestre. «La nostra esigenza era creare un ambiente protetto, in cui si lavori senza distrazioni», spiegano all’università. Celentano non vuole aggiungere nulla al suo pensiero catodico. La moglie, Claudia Mori, si permette una sottolineatura: «Il fatto che si stia parlando di un’università non è un dettaglio. La nostra responsabilità è formare i giovani al bello».
Dal canto suo l’università Bocconi ha già ribattuto ieri attraverso il rettore: «Quello di Celentano è un parere tra tanti — ha detto Angelo Provasoli —. Mi sarei preoccupato se l’edificio non fosse stato funzionale ai bisogni degli studenti». Meno distaccato Severino Salvemini, direttore del corso di laurea in Economia per le arti: «La nuova sede è rock, peccato che Celentano non l’abbia capito — punzecchia il professore —. Questa costruzione è quanto di più avanzato ci si poteva aspettare dalla Milano degli anni ’90». A sorpresa Mr Azzurro trova un alleato nell’assessore alla Cultura del Comune di Milano. Anzi, Vittorio Sgarbi va oltre: «Sulla Bocconi Celentano ha ragione. Tutti i nuovi progetti, da Citylife a Milano Porta Nuova, sono figli della vanità del modernismo architettonico. Per non parlare della Bicocca. E dell’arredo urbano: dalla distruzione di corso Garibaldi all’illuminazione di corso Como. A Milano l’ultimo progetto degno di nota è il Pirellone».
A difesa delle scelte architettoniche della Bocconi si schiera il consiglio d’amministrazione dell’ateneo. «Non ha senso nessun giudizio estemporaneo — taglia corto Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio cittadina (oltre che di Confcommercio) —. Anche perché abbiamo a che fare con una realtà che da sempre offre un contributo inestimabile alla modernizzazione del Paese». «Il bello e il brutto architettonico cambiano rapidamente e sono sempre opinabili – aggiunge Bruno Ermolli, presidente di Promos —. La Bocconi è invece una certezza, il che supera qualsiasi recente qualunquismo». L’ultima imprevista difesa arriva dagli studenti. «Bocciare la nuova sede? Non è il caso — smorza Giampaolo Lecce, rappresentante degli universitari in consiglio di amministrazione —. Bisogna dare una chance anche al bello che va oltre l’architettura più tradizionale».
Rita Querzé
28/11/2007 – Corriere della Sera