di Loris Mazzetti
Di Renzo Arbore ce n’è uno solo, da cinquant’anni è il simbolo del servizio pubblico. Anche Roberto Benigni è un simbolo, lui però si è fatto attrarre dalla concorrenza: fu protagonista di un ultimo dell’anno su Canale 5. Un altro grande artista, che ha sempre rappresentato la Rai nel 2012 alcuni inetti dirigenti gli sbarrarono la porta e per poter andare in onda fu obbligato a passare alla concorrenza. L’evento fu talmente grande che rilanciò Canale 5. Lui è Adriano Celentano, Rock Economy la trasmissione in diretta da Verona. Al re degli showman fecero pagare la sua anarchica indipendenza. Otto mesi prima, a Sanremo, aveva scandalizzato per aver criticato la Chiesa ed elogiato Don Gallo. Erano trascorsi quasi vent’anni dal suo ultimo concerto. 10 milioni di telespettatori regalati a Mediaset, che per avere un altro botto così ha dovuto attendere la finale di Champions tra Barcellona e Juventus. Allora scrissi sul Fatto che non riuscivo a digerire Celentano sulla tv di Berlusconi che per vent’anni Adriano aveva criticato per il male fatto agli italiani.
Tentai di ricucire lo strappo tra l’artista e la Rai, nel frattempo era cambiato il cda (al posto di Garimberti alla presidenza era arrivata la Tarantola, alla direzione generale Gubitosi aveva sostituito la Lei), prima parlai con Claudia Mori, poi con la Tarantola che mi disse di essere una fan del molleggiato. Sarebbe stato sufficiente che il servizio pubblico si fosse fatto vivo con “la coppia più bella del mondo”. Il silenzio, invece, è stato interrotto qualche giorno fa dalle parole di Pier Silvio: “È un evento ma anche una storia da raccontare”. È Adrian ovvero Celentano a cartoni animati disegnato da un altro grande artista Milo Manara con la collaborazione ai testi di Vincenzo Cerami, un progetto che da Sky è atterrato sulla tv di Berlusconi. E la Rai?
09/07/2015 – Il Fatto Quotidiano